Nato a Siena nel 1817, figlio di un intagliatore in legno, comincia fin da piccolo ad aiutare il padre nella lavorazione del legno. Le precarie condizioni della famiglia costringono i Dupré a trasferirsi a Firenze, dove più facilmente alle commissioni di lavoro senesi e fiorentine si aggiungeranno anche quelle di Pistoia e Prato. Nel 1826 inizia a lavorare nella bottega del famoso intagliatore Paolo Sani e, giudicando dai lavori che gli sono affidati, si capisce che in poco tempo egli abbia raggiunto una notevole abilità. Il 7 dicembre del 1836 sposa Maria Mecocci e in questo stesso periodo inizia la frequentazione col giovane scultore Luigi Magi che lo istraderà allo studio ed all’ attività di scultore in marmo che col tempo diventerà la sua vera passione.
Abele morente
Dopo la realizzazione di diverse sculture in legno, Giovanni Dupré realizza nel 1842 il suo capolavoro giovanile “Abele morente” il cui modello in gesso, a causa dell’eccezionale naturalismo con cui era stato trattato il nudo, desta grande scandalo; l’opera viene poi esposta all’ Accademia fiorentina. Iniziano ad arrivargli le grandi commissioni: il granduca lo ingaggia per la realizzazione della statua di Giotto per una delle nicchie del loggiato degli Uffizi; per il principe Costantino di Russia realizza l’“Innocenza”, e per Leopoldo II la statua della “Purità”. Il viaggio a Londra dell’estate 1857 arricchirà moltissimo l’esperienza del Duprè artista; soprattutto la sosta a Parigi gli permetterà di apprezzare la straordinaria indipendenza degli artisti francesi e delle loro opere “néo-grecs” che lo entusiasmano letteralmente. Al suo ritorno in Italia riprende a pieno ritmo la sua attività di scultore: lo attendono, infatti, la realizzazione del “Monumento funerario a Berta Moltke Ferrari Corbelli” (1857-64) per la basilica di San Lorenzo; l’ “Esaltazione della Croce” per il portale mediano della nuova facciata di Santa Croce e l’opera cardine del periodo, la “Pietà”, commissionatagli nel 1862 da Alessandro Bichi Ruspoli per la cappella di famiglia nel cimitero della Misericordia a Siena.
La Pietà
La “Pietà”, partecipando poi all’Esposizione universale del 1867 a Parigi, otterrà la gran medaglia d’onore. L’ultimo decennio della sua vita è caratterizzato da una forte accentuazione del sentimento religioso (evidenziato soprattutto dopo la morte della figlia, 1872, e della moglie, 1875), che si concretizza nella sua opera con un costante allontanamento da quella bellezza sensuale che lo aveva contraddistinto, rendendolo ora distaccato e troppo riflessivo. Giovanni Dupré muore il 10 gennaio 1882; i suoi funerali saranno accompagnati da onori e celebrazioni ufficiali.☺
Nato a Siena nel 1817, figlio di un intagliatore in legno, comincia fin da piccolo ad aiutare il padre nella lavorazione del legno. Le precarie condizioni della famiglia costringono i Dupré a trasferirsi a Firenze, dove più facilmente alle commissioni di lavoro senesi e fiorentine si aggiungeranno anche quelle di Pistoia e Prato. Nel 1826 inizia a lavorare nella bottega del famoso intagliatore Paolo Sani e, giudicando dai lavori che gli sono affidati, si capisce che in poco tempo egli abbia raggiunto una notevole abilità. Il 7 dicembre del 1836 sposa Maria Mecocci e in questo stesso periodo inizia la frequentazione col giovane scultore Luigi Magi che lo istraderà allo studio ed all’ attività di scultore in marmo che col tempo diventerà la sua vera passione.
Abele morente
Dopo la realizzazione di diverse sculture in legno, Giovanni Dupré realizza nel 1842 il suo capolavoro giovanile “Abele morente” il cui modello in gesso, a causa dell’eccezionale naturalismo con cui era stato trattato il nudo, desta grande scandalo; l’opera viene poi esposta all’ Accademia fiorentina. Iniziano ad arrivargli le grandi commissioni: il granduca lo ingaggia per la realizzazione della statua di Giotto per una delle nicchie del loggiato degli Uffizi; per il principe Costantino di Russia realizza l’“Innocenza”, e per Leopoldo II la statua della “Purità”. Il viaggio a Londra dell’estate 1857 arricchirà moltissimo l’esperienza del Duprè artista; soprattutto la sosta a Parigi gli permetterà di apprezzare la straordinaria indipendenza degli artisti francesi e delle loro opere “néo-grecs” che lo entusiasmano letteralmente. Al suo ritorno in Italia riprende a pieno ritmo la sua attività di scultore: lo attendono, infatti, la realizzazione del “Monumento funerario a Berta Moltke Ferrari Corbelli” (1857-64) per la basilica di San Lorenzo; l’ “Esaltazione della Croce” per il portale mediano della nuova facciata di Santa Croce e l’opera cardine del periodo, la “Pietà”, commissionatagli nel 1862 da Alessandro Bichi Ruspoli per la cappella di famiglia nel cimitero della Misericordia a Siena.
La Pietà
La “Pietà”, partecipando poi all’Esposizione universale del 1867 a Parigi, otterrà la gran medaglia d’onore. L’ultimo decennio della sua vita è caratterizzato da una forte accentuazione del sentimento religioso (evidenziato soprattutto dopo la morte della figlia, 1872, e della moglie, 1875), che si concretizza nella sua opera con un costante allontanamento da quella bellezza sensuale che lo aveva contraddistinto, rendendolo ora distaccato e troppo riflessivo. Giovanni Dupré muore il 10 gennaio 1882; i suoi funerali saranno accompagnati da onori e celebrazioni ufficiali.☺
Nato a Siena nel 1817, figlio di un intagliatore in legno, comincia fin da piccolo ad aiutare il padre nella lavorazione del legno.
Nato a Siena nel 1817, figlio di un intagliatore in legno, comincia fin da piccolo ad aiutare il padre nella lavorazione del legno. Le precarie condizioni della famiglia costringono i Dupré a trasferirsi a Firenze, dove più facilmente alle commissioni di lavoro senesi e fiorentine si aggiungeranno anche quelle di Pistoia e Prato. Nel 1826 inizia a lavorare nella bottega del famoso intagliatore Paolo Sani e, giudicando dai lavori che gli sono affidati, si capisce che in poco tempo egli abbia raggiunto una notevole abilità. Il 7 dicembre del 1836 sposa Maria Mecocci e in questo stesso periodo inizia la frequentazione col giovane scultore Luigi Magi che lo istraderà allo studio ed all’ attività di scultore in marmo che col tempo diventerà la sua vera passione.
Abele morente
Dopo la realizzazione di diverse sculture in legno, Giovanni Dupré realizza nel 1842 il suo capolavoro giovanile “Abele morente” il cui modello in gesso, a causa dell’eccezionale naturalismo con cui era stato trattato il nudo, desta grande scandalo; l’opera viene poi esposta all’ Accademia fiorentina. Iniziano ad arrivargli le grandi commissioni: il granduca lo ingaggia per la realizzazione della statua di Giotto per una delle nicchie del loggiato degli Uffizi; per il principe Costantino di Russia realizza l’“Innocenza”, e per Leopoldo II la statua della “Purità”. Il viaggio a Londra dell’estate 1857 arricchirà moltissimo l’esperienza del Duprè artista; soprattutto la sosta a Parigi gli permetterà di apprezzare la straordinaria indipendenza degli artisti francesi e delle loro opere “néo-grecs” che lo entusiasmano letteralmente. Al suo ritorno in Italia riprende a pieno ritmo la sua attività di scultore: lo attendono, infatti, la realizzazione del “Monumento funerario a Berta Moltke Ferrari Corbelli” (1857-64) per la basilica di San Lorenzo; l’ “Esaltazione della Croce” per il portale mediano della nuova facciata di Santa Croce e l’opera cardine del periodo, la “Pietà”, commissionatagli nel 1862 da Alessandro Bichi Ruspoli per la cappella di famiglia nel cimitero della Misericordia a Siena.
La Pietà
La “Pietà”, partecipando poi all’Esposizione universale del 1867 a Parigi, otterrà la gran medaglia d’onore. L’ultimo decennio della sua vita è caratterizzato da una forte accentuazione del sentimento religioso (evidenziato soprattutto dopo la morte della figlia, 1872, e della moglie, 1875), che si concretizza nella sua opera con un costante allontanamento da quella bellezza sensuale che lo aveva contraddistinto, rendendolo ora distaccato e troppo riflessivo. Giovanni Dupré muore il 10 gennaio 1882; i suoi funerali saranno accompagnati da onori e celebrazioni ufficiali.☺
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