A dispetto di niro
6 Maggio 2025
laFonteTV (3661 articles)
Share

A dispetto di niro

Nell’ultimo numero de la fonte la bravissima Tina De Michele ci ha, con parole semplici e chiare, fatto capire come e perché nella nostra terra, la mafia, in senso tecnico-giuridico, non c’è. E non perché non esistano fenomeni di criminalità, piccoli e grandi, ma perché la nostra terra è troppo estesa da controllare per qualsiasi organizzazione criminale in quanto poco antropizzata, (la Campania che è tre volte più grande del Molise ha una densità abitativa 20 volte superiore) e troppo poco attrattiva per le mafie italiche che già producono il 2% del PIL nazionale. Il Molise suscita qualche interesse, in verità quasi sempre efficacemente represso, per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi provenienti dalle regioni limitrofe. Oggi le potenti organizzazioni criminali si comportano come grandi aziende: studiano il territorio, predispongono piani di sviluppo da utilizzare in attività legali e illegali (edilizia, opere pubbliche, attività commerciali, gestione dei rifiuti), provvedono al reperimento dei fondi, non presso gli sportelli bancari, ma inondando il territorio di droghe (l’1,4% della popolazione molisana fa uso di droghe pesanti, circa 400 consumatori in maggioranza giovani, in verità troppo pochi); con la riscossione del pizzo e con i proventi del gioco d’azzardo, tutte attività molto contenute o inesistenti.
Non è il caso di minimizzare su argomenti così delicati ma è irrealistico pensare che queste Holding possano reggersi su un giro d’affari cosi esiguo: certo è più facile immaginare che questi criminali vengano condannati per bancarotta e non per associazione mafiosa. Queste cose la DNA le sa, e con la trentennale esperienza acquisita e gli straordinari strumenti investigativi di cui dispone (le “intercettazioni telefoniche”, tanto indigeste al nostro ministro della giustizia, le quali consentono spesso di consegnare alle patrie galere molti di questi criminali regolarmente associati a cosche mafiose esterne al nostro territorio ma che spesso rivelano frequentazioni imbarazzanti anche con politici indigeni e “uomini di affari”), le reprime efficacemente.
Più preoccupante è invece ciò che emerge da quel brodo di coltura, che ha già prodotto danni ingenti alla nostra comunità. Tina De Michele, con arguzia, parla di “forte sub-cultura che a quella mafia si ispira, una modalità operativa che è tipica della politica nostrana, che ne ha corrotto moralmente le fondamenta fino (ormai) all’ autodistruzione”. Per contrastare l’insorgere di fenomeni criminali endogeni, oltre alle azioni di prevenzione messe in campo dall’autorità giudiziaria e dalle forze dell’ordine, bisogna prosciugare quel terreno nel quale si sviluppano i germi dell’illegalità ed è compito della politica tracciare percorsi di buon governo delle istituzioni in collaborazione con il mondo del lavoro, gli Enti, le scuole, le famiglie e le associazioni che già operano nel mondo dell‘educazione alla legalità.
Alcuni giorni fa si è tenuto a Palazzo D’Aimmo un Consiglio monotematico, richiesto dalle minoranze di centrosinistra, con all’ordine del giorno l’approvazione di una mozione per l’istituzione della Consulta Regionale per la Legalità, presentata a causa del clamore suscitato nell’opinione pubblica in seguito alla chiusura di un’indagine della DNA su un traffico di rifiuti tra Puglia e Molise e che vede accostata a quell’indagine “la persona del Presidente di Regione, non tanto per il suo legame (assolutamente inesistente) con associazioni a delinquere, quanto per la sua potenziale appartenenza a questa subcultura – dice ancora Tina De Michele – (e questo al netto di comportamenti penalmente rilevanti)”. La richiesta ha surriscaldato l’aula quando un “antico” consigliere di maggioranza, Niro, di nome e di fatto, si è abbandonato a un intervento confuso e contraddittorio, ancorché appassionato, con il quale oltre a chiedere il ritiro della proposta per la quale era stato convocato il Consiglio, ha tirato fuori un progetto di legge, nuovo di zecca, preparato in fretta e furia dal presidente Pallante: singolare la procedura, il provvedimento è arrivato in Consiglio senza passare per la commissione competente, come al gioco del ‘Monopoli’ con imprevisti e probabilità, e riguardava l’istituzione di un organismo – forse una Commissione Speciale o forse no – che avrebbe dovuto occuparsi di contrasto alle mafie. Ed ha accusato la Sinistra di avere surrettiziamente chiesto la convocazione del Consiglio monotematico per “parlare di altro”, in buona sostanza per parlare delle vicende giudiziarie che riguardano il presidente Roberti per processarlo non in Tribunale ma in Consiglio – excusatio non petita – come se quelle vicende fossero materie inibite al massimo organo legislativo della Regione. In verità le cose sono andate diversamente, il processo è stato sì celebrato ma dalle Destre di Iorio, Di Pardo e Niro i quali, hanno unanimemente pronunciato sentenza di assoluzione nei confronti del presidente Roberti, per il momento non ancora rinviato a giudizio. Purtroppo il potere logora oltre che fisicamente anche psicologicamente chi si vanta di avere occupato per 25 anni, senza soluzione di continuità e senza mai indossare la maglietta dell’opposizione, una poltrona a Palazzo D’ Aimmo!
Il consigliere Niro ormai non incanta più nessuno e quando allo stesso viene affidato un dossier dalla sua maggioranza, i suoi lo fanno perché di quell’incarico se ne devono perdere le tracce: stiamo ancora aspettando la costituzione della Commissione per l’attuazione dell’Autonomia differenziata. Il presidente Roberti, di cui apprezziamo la postura assunta in Consiglio per il rispetto dimostrato verso il lavoro dei giudici che lo hanno indagato, (at- teggiamento non consono per un signore che milita nelle fila di Forza Italia) ha lasciato il Niro in braghe di tela, dichiarandosi favorevole all’approvazione di quell’atto che tanto dispiacere ha prodotto a una parte della maggioranza, così come gli riconosciamo l’onestà intellettuale nel riconoscere all’opposizione una sostanziale correttezza nel maneggiare con prudenza la vicenda giudiziaria che interessa la sua persona e la sua famiglia.
Povero Niro, si era preparato così bene per la recita dell’otto di aprile; si era studiato le carte vecchie e nuove sull’argomento; aveva scoperto la trappola dell’opposizione che “presenta un atto di indirizzo verso la Giunta ma surrettiziamente vuole parlare di altro”; assolve il presidente prima ancora che lo stesso sia rinviato a giudizio; e in preda all’entusiasmo per il magnifico intervento in aula fa una dichiarazione di voto contro l’istituzione della Consulta sulla Legalità. Facciamo rilevare che quando un sottosegretario vota in difformità con il suo presidente, è il caso che uno dei due cambi mestiere, e noi sappiamo chi.
A proposito, a giugno si vota per i cinque referendum presentati dalle associazioni sindacali, quattro dei quali riguardano il mondo del lavoro. In un Paese dove ci sono tanti lavoratori poveri è il caso di andare a votare.☺

laFonteTV

laFonteTV