L’Italia con le riforme costituzionali del 1999-2000 non è più una Repubblica che consegna nelle mani dello Stato i poteri, i doveri e le responsabilità del governo della cosa pubblica. Con le modifiche del Titolo V della Costituzione venne sancito che la Repubblica è formata dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni. Salvo alcune materie quali la Difesa, gli Affari Interni, i Rapporti con altri Stati e poche altre questioni, il grosso delle responsabilità istituzionali sono state trasferite alle Regioni in via esclusiva o concorrenziale. Questa rivoluzione mette a nudo le inadeguatezze delle classi dirigenti meridionali, abituate a protestare con Roma senza assumersi le proprie responsabilità. Il percorso federalistico ha radicalmente cambiato la politica italiana tanto che su temi quali la sanità, la scuola e i trasporti, se le Regioni non riescono a dare risposte efficaci, lo Stato non ne risponde più, perché non c’è più una struttura gerarchica delle istituzioni.
Da 11 anni la Costituzione mette sullo stesso piano lo Stato e le Regioni, disciplina le competenze, differenzia le responsabilità e dà per scontato che le Regioni siano in grado di assolvere alle proprie funzioni costituzionali. Rispetto a tali novità, la classe dirigente molisana ha evidenziato un’atavica inadeguatezza. Per anni la Commissione Statuto era un luogo prestigioso da gestire per seminari, studi e proposte che non approdavano mai a nulla. Di fronte a tale inerzia non si sono mai levate voci di dissenso per la semplice ragione che in Molise si agisce ancora come ai tempi della Prima Repubblica recandosi a Roma col cappello in mano. La proposta di Statuto approvata in prima lettura il 19 luglio 2010 è passata sotto silenzio. Nessuno ci si è soffermato, né alcuna associazione ha promosso iniziative pubbliche o inviato osservazioni per la seconda lettura. In assenza di rilievi, il Consiglio Regionale si è trovato il 22 febbraio a valutare se apportare modifiche al deliberato adottato a luglio e quindi affossare lo Statuto o approvarlo nella stessa versione e recepire le modifiche costituzionali. Tutte le forze politiche, nessuna esclusa, hanno concordato, al di là delle diverse posizioni di merito su singoli articoli, che fosse preferibile dotare la Regione di una Carta Costituente in linea con il nuovo assetto istituzionale. Questa è la cronaca degli eventi.
Sul piano politico il centrosinistra, nella sua interezza, sia in prima che in seconda lettura, ha votato contro l’aumento del numero dei consiglieri, contro la previsione di assessori esterni e di un sottosegretario. Il centrosinistra aveva controproposto un numero di consiglieri uguale a quello di oggi, con una Giunta di sei assessori tutti interni e senza sottosegretario. Basta visionare gli atti e gli emendamenti del centrosinistra per accertarsi di una posizione politica chiara, precisa e condivisibile della nostra coalizione. Gli unici elementi di differenziazione che spaccavano gli schieramenti riguardavano il ritorno al proporzionale con l’elezione diretta del solo Consiglio Regionale o confermare l’elezione del Presidente da parte dei cittadini. Personalmente ritengo che, ad eccezione dei tre articoli in cui si prevede l’aumento dei consiglieri, si istituzionalizza la possibilità di nominare assessori esterni e un sottosegretario, il resto dello Statuto è sostanzialmente simile a quello in vigore in tutte le altre regioni italiane. Ero e resto convinto che quei tre articoli sono sbagliati e vanno cambiati. Ricordo a tal proposito che tutto il centrosinistra chiese al Governo Prodi di impugnare la legge regionale istitutiva del Sottosegretario innanzi la Corte Costituzionale che accolse la nostra istanza. Non riuscimmo a bloccare le nomine degli assessori esterni perché la Costituzione non esclude esplicitamente tale prerogativa in capo ai Presidenti delle Regioni. Ho ritenuto giusto che su un atto fondamentale qual è lo Statuto siano i cittadini a decidere se approvarlo o meno tramite Referendum che è stato già richiesto dai sette consiglieri del centrosinistra. ☺
petraroia.michele@virgilio.it
L’Italia con le riforme costituzionali del 1999-2000 non è più una Repubblica che consegna nelle mani dello Stato i poteri, i doveri e le responsabilità del governo della cosa pubblica. Con le modifiche del Titolo V della Costituzione venne sancito che la Repubblica è formata dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni. Salvo alcune materie quali la Difesa, gli Affari Interni, i Rapporti con altri Stati e poche altre questioni, il grosso delle responsabilità istituzionali sono state trasferite alle Regioni in via esclusiva o concorrenziale. Questa rivoluzione mette a nudo le inadeguatezze delle classi dirigenti meridionali, abituate a protestare con Roma senza assumersi le proprie responsabilità. Il percorso federalistico ha radicalmente cambiato la politica italiana tanto che su temi quali la sanità, la scuola e i trasporti, se le Regioni non riescono a dare risposte efficaci, lo Stato non ne risponde più, perché non c’è più una struttura gerarchica delle istituzioni.
Da 11 anni la Costituzione mette sullo stesso piano lo Stato e le Regioni, disciplina le competenze, differenzia le responsabilità e dà per scontato che le Regioni siano in grado di assolvere alle proprie funzioni costituzionali. Rispetto a tali novità, la classe dirigente molisana ha evidenziato un’atavica inadeguatezza. Per anni la Commissione Statuto era un luogo prestigioso da gestire per seminari, studi e proposte che non approdavano mai a nulla. Di fronte a tale inerzia non si sono mai levate voci di dissenso per la semplice ragione che in Molise si agisce ancora come ai tempi della Prima Repubblica recandosi a Roma col cappello in mano. La proposta di Statuto approvata in prima lettura il 19 luglio 2010 è passata sotto silenzio. Nessuno ci si è soffermato, né alcuna associazione ha promosso iniziative pubbliche o inviato osservazioni per la seconda lettura. In assenza di rilievi, il Consiglio Regionale si è trovato il 22 febbraio a valutare se apportare modifiche al deliberato adottato a luglio e quindi affossare lo Statuto o approvarlo nella stessa versione e recepire le modifiche costituzionali. Tutte le forze politiche, nessuna esclusa, hanno concordato, al di là delle diverse posizioni di merito su singoli articoli, che fosse preferibile dotare la Regione di una Carta Costituente in linea con il nuovo assetto istituzionale. Questa è la cronaca degli eventi.
Sul piano politico il centrosinistra, nella sua interezza, sia in prima che in seconda lettura, ha votato contro l’aumento del numero dei consiglieri, contro la previsione di assessori esterni e di un sottosegretario. Il centrosinistra aveva controproposto un numero di consiglieri uguale a quello di oggi, con una Giunta di sei assessori tutti interni e senza sottosegretario. Basta visionare gli atti e gli emendamenti del centrosinistra per accertarsi di una posizione politica chiara, precisa e condivisibile della nostra coalizione. Gli unici elementi di differenziazione che spaccavano gli schieramenti riguardavano il ritorno al proporzionale con l’elezione diretta del solo Consiglio Regionale o confermare l’elezione del Presidente da parte dei cittadini. Personalmente ritengo che, ad eccezione dei tre articoli in cui si prevede l’aumento dei consiglieri, si istituzionalizza la possibilità di nominare assessori esterni e un sottosegretario, il resto dello Statuto è sostanzialmente simile a quello in vigore in tutte le altre regioni italiane. Ero e resto convinto che quei tre articoli sono sbagliati e vanno cambiati. Ricordo a tal proposito che tutto il centrosinistra chiese al Governo Prodi di impugnare la legge regionale istitutiva del Sottosegretario innanzi la Corte Costituzionale che accolse la nostra istanza. Non riuscimmo a bloccare le nomine degli assessori esterni perché la Costituzione non esclude esplicitamente tale prerogativa in capo ai Presidenti delle Regioni. Ho ritenuto giusto che su un atto fondamentale qual è lo Statuto siano i cittadini a decidere se approvarlo o meno tramite Referendum che è stato già richiesto dai sette consiglieri del centrosinistra. ☺
L’Italia con le riforme costituzionali del 1999-2000 non è più una Repubblica che consegna nelle mani dello Stato i poteri, i doveri e le responsabilità del governo della cosa pubblica. Con le modifiche del Titolo V della Costituzione venne sancito che la Repubblica è formata dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni. Salvo alcune materie quali la Difesa, gli Affari Interni, i Rapporti con altri Stati e poche altre questioni, il grosso delle responsabilità istituzionali sono state trasferite alle Regioni in via esclusiva o concorrenziale. Questa rivoluzione mette a nudo le inadeguatezze delle classi dirigenti meridionali, abituate a protestare con Roma senza assumersi le proprie responsabilità. Il percorso federalistico ha radicalmente cambiato la politica italiana tanto che su temi quali la sanità, la scuola e i trasporti, se le Regioni non riescono a dare risposte efficaci, lo Stato non ne risponde più, perché non c’è più una struttura gerarchica delle istituzioni.
Da 11 anni la Costituzione mette sullo stesso piano lo Stato e le Regioni, disciplina le competenze, differenzia le responsabilità e dà per scontato che le Regioni siano in grado di assolvere alle proprie funzioni costituzionali. Rispetto a tali novità, la classe dirigente molisana ha evidenziato un’atavica inadeguatezza. Per anni la Commissione Statuto era un luogo prestigioso da gestire per seminari, studi e proposte che non approdavano mai a nulla. Di fronte a tale inerzia non si sono mai levate voci di dissenso per la semplice ragione che in Molise si agisce ancora come ai tempi della Prima Repubblica recandosi a Roma col cappello in mano. La proposta di Statuto approvata in prima lettura il 19 luglio 2010 è passata sotto silenzio. Nessuno ci si è soffermato, né alcuna associazione ha promosso iniziative pubbliche o inviato osservazioni per la seconda lettura. In assenza di rilievi, il Consiglio Regionale si è trovato il 22 febbraio a valutare se apportare modifiche al deliberato adottato a luglio e quindi affossare lo Statuto o approvarlo nella stessa versione e recepire le modifiche costituzionali. Tutte le forze politiche, nessuna esclusa, hanno concordato, al di là delle diverse posizioni di merito su singoli articoli, che fosse preferibile dotare la Regione di una Carta Costituente in linea con il nuovo assetto istituzionale. Questa è la cronaca degli eventi.
Sul piano politico il centrosinistra, nella sua interezza, sia in prima che in seconda lettura, ha votato contro l’aumento del numero dei consiglieri, contro la previsione di assessori esterni e di un sottosegretario. Il centrosinistra aveva controproposto un numero di consiglieri uguale a quello di oggi, con una Giunta di sei assessori tutti interni e senza sottosegretario. Basta visionare gli atti e gli emendamenti del centrosinistra per accertarsi di una posizione politica chiara, precisa e condivisibile della nostra coalizione. Gli unici elementi di differenziazione che spaccavano gli schieramenti riguardavano il ritorno al proporzionale con l’elezione diretta del solo Consiglio Regionale o confermare l’elezione del Presidente da parte dei cittadini. Personalmente ritengo che, ad eccezione dei tre articoli in cui si prevede l’aumento dei consiglieri, si istituzionalizza la possibilità di nominare assessori esterni e un sottosegretario, il resto dello Statuto è sostanzialmente simile a quello in vigore in tutte le altre regioni italiane. Ero e resto convinto che quei tre articoli sono sbagliati e vanno cambiati. Ricordo a tal proposito che tutto il centrosinistra chiese al Governo Prodi di impugnare la legge regionale istitutiva del Sottosegretario innanzi la Corte Costituzionale che accolse la nostra istanza. Non riuscimmo a bloccare le nomine degli assessori esterni perché la Costituzione non esclude esplicitamente tale prerogativa in capo ai Presidenti delle Regioni. Ho ritenuto giusto che su un atto fondamentale qual è lo Statuto siano i cittadini a decidere se approvarlo o meno tramite Referendum che è stato già richiesto dai sette consiglieri del centrosinistra. ☺
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