Angeli sospesi
10 Dicembre 2019
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Angeli sospesi

Pasquale Albino, scrittore ottocentesco, descrivendo gli ingegni così si esprime: “…sia per evitare lo sconcio delle goffe rappresentazioni  sia per renderle più  belle ed espressive, si pensò di costruire delle macchine adatte per ciascuna rappresentazione del mistero, nelle quali ingegnosamente erano situate delle persone viventi, in modo che, nascosto artificiosamente tutto il meccanismo delle macchine riusciva meraviglioso a vedere gruppi di più persone, quasi sospesi in aria, rappresentare dei miracoli, ed altri misteri di religione, senza che si scorgesse per qual modo potessero sorreggersi”.

Alcune delle ardite progettazioni di Paolo Saverio Di Zinno sono note dai disegni con cui lo scultore annotava le idee per “quelle invenzioni” compositive di grande effetto scenografico e suggerimenti per il montaggio in verticale di figure umane sospese arditamente nel vuoto (Catalano 2008).

L’incarico di progettare “macchine” effimere, popolate per giunta da persone reali, veri e propri “quadri viventi” affidato ad uno scultore e non come, in genere accadeva, ad architetti o artisti multiformi che erano anche architetti, hanno la ragione nel fatto che Di Zinno era uno dei maggiori artisti di spicco nella Campobasso del suo tempo, addentrato nelle problematiche dell’effimero, testimone di tanti avvenimenti nella Napoli del suo tempo – non si esclude che abbia partecipato in qualche caso alla realizzazione di quegli apparati, durante il suo soggiorno napoletano.

Nella progettazione dei Misteri Di Zinno ha tradotto poi nella pratica le sculture realizzate nelle forme plastiche. Il movimento ascensionale delle statue dell’Immacolata a più riprese realizzate si rifanno agli ingegni come studio e prototipo di bozzetti preparatori.

Intuizione scenica

La geniale combinazione tra la tradizione dei figuranti vivi e il potenziale comunicativo della festa barocca portarono Di Zinno alla sostituzione delle sculture con figure viventi, secondo una linea che nella Napoli  della fine del Seicento aveva visto sperimentazioni arditissime, come il volo di angeli, cioè bambini vestiti da angeli in spazi arditissimi, in occasioni di feste che prevedevano l’impiego di macchine assai complesse nella struttura scenotecnica. Il “Volo dell’Angelo, pur nelle sue affascinanti variazioni scenografiche, trova nella festa barocca la formalizzazione che anche oggi si  verifica in scene sopravvissute al passato. I bambini scelti erano in età adolescenziale. La preparazione richiedeva mesi di esercizi, dovevano saper cantare, recitare, non aver paura di essere sospesi nel vuoto. La folla partecipava al volo dell’Angelo col fiato sospeso e in silenzio, e applaudiva fragorosamente alla fine del rito.

Rappresentazioni tridimensionali

Nel progetto di Paolo Saverio Di Zinno gli ingegni si rifanno alle pale barocche come quelle del Francesco Solimena o il De Mura, ma sono diventate entità tridimensionali, che avanzano nelle strette strade medievali di Campobasso rapportando le immagini a quella della scala urbana in cui si snodano. L’esperienza del Di Zinno si rifà ai carri allegorici, macchine mobili della festa del barocco romano o napoletano, esperienze comuni per gli artisti del Seicento e Settecento. Nella Raccolta Eliseo dei bozzetti sono agevolmente riscontrabili degli schizzi osservati dallo scultore in occasioni di manifestazioni festive napoletane. Gli elementi qualificanti erano le simulazioni delle presenze di esseri soprannaturali nella festa con l’uso della musica. Quest’ultima, pienamente pertinente alla strategia della simulazione, serve a drammatizzare le varie fasi della liturgia come per una processione. Nei Misteri di Campobasso e nei Gigli di Nola le bande musicali hanno la funzione di dare il ritmo ai trasportatori, ruolo comunicativo e coinvolgente tra ingegni e spettatori.☺

 

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