Ascoltami
13 Dicembre 2023
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Ascoltami

Ascoltami, vieni qui, fermati un po’. Ti devo dire una cosa.
Facciamo così. Facciamo che io non debba più vedere in giro, nelle piazze, su una seducente scalinata, quelle scarpette rosse. Trovare un simbolo intorno al quale fermarsi e riflettere, va bene, è cosa buona. Ma facciamo che quel simbolo, tra poco, non debba servire più, perché non ci sarà più nulla da sottolineare, da ricordare, da combattere. Perché non ci saranno più donne uccise per un sì, per un no, per aver accettato per sbaglio un invito. Molto dipende da te. Perché ci sono tanti modi di uccidere una donna e tu forse non lo sai.
Facciamo che tu non mi confini in cucina a preparare colazione, pranzo e cena senza nemmeno accorgerti che ho trascurato, ancora una volta, il mio lavoro, e sono mesi che rimando il caffè con quell’amica che ha bisogno di me (e io di lei).
Facciamo che il lavoro ce l’ho anch’io, non solo tu, perché ci tieni a farmi sentire indipendente economicamente, così da poter fare una spesa senza chiederti di aprire il portafoglio, così da farmi coltivare una stima di me stessa che passa anche le mie competenze, ciò che so fare, ciò che posso insegnare, ciò che posso costruire con le mie forze e le mie capacità.
Facciamo che il bucato lo ritiri tu, oggi, ma pure domani, diciamo che chi si trova lo fa, mentre sul divano mi ci allungo io perché ho bisogno di riposare, di sentire la musica, di leggere quel libro che ho comprato mesi fa.
Facciamo che non dai più per scontato che alla merenda dei bambini ci penso io, che ci alterneremo senza esclusione di colpi per andare a prenderli e fare loro il bagnetto, che la lista della spesa la tieni sotto controllo quanto me, in settimana, e ti accorgerai da solo se manca il burro o il sapone o il caffè.
Facciamo che quel posto me lo dai perché sono brava, perché mi trovi competente, e nemmeno sai se sono bella o no, se sono formosa o no, se posso piacerti o no, perché non mi hai guardata, perché non ti interessa, perché non c’entra col mio lavoro.
Facciamo che, se ci lasciamo per qualsiasi motivo, se la nostra relazione – che pure ho amato tanto – finisce, tu non mi vieni a cercare, non ti fai trovare sotto casa, non mi segui al supermercato o al parcheggio, non mi chiami per chiedermi dove sono, non minacci di toglierti la vita… che poi ci sto male e finisco per darti quell’ appuntamento che, per me, sarà l’ultimo, e a casa non ci tornerò, ma io non lo so… e lo scoprirò solo troppo tardi.
Facciamo che, se vengo abusata in quel quartiere buio, o a quella festa dove ho bevuto un po’ di più, e si strappa quella minigonna che sarà pure striminzita ma che a me piace così, tu non mi dici che, dopotutto, me la sono andata a cercare, vestita così.
Facciamo che non esistono più i colori da femmina e i lavori da femmina e gli sport da femmina… perché i colori, i lavori e gli sport, come tante altre cose, li coloriamo noi con i nostri giudizi e pregiudizi, con le nostre scelte e il nostro rispetto, con la nostra creatività e la nostra educazione.
Facciamo che, se passo per strada, non fischi e non mi accompagni con quei commenti che, pure alla mia età, ancora mi fanno arrossire di vergogna.
Facciamo che, se occupo un posto di responsabilità, non ti chiedi come ho fatto ad arrivarci… credendo di sapere già la risposta. Facciamo che sono brava e ti fidi di questo, e basta.
Facciamo che, se voglio studiare, se voglio guidare, se voglio scoprire i miei riccioli al vento, se voglio sposare chi dico io, se non mi voglio sposare per niente, tu mi lasci libera di essere me stessa, di rendere conto solo a me stessa.
Facciamo che, se torni a casa ubriaco, non te la prendi con me, con i bambini, dando per scontato che io non parlerò, sopporterò, tacerò per l’ennesima volta, perché poi domani mattina si ricomincia.
Facciamo che, se stasera non mi va, non succede niente, e va bene così. Facciamo che non mi fai male per ottenere quello che vuoi, pensando che sono la tua donna e che, per questo, hai il diritto di pretendermi quando ti pare.
Facciamo che mi aspetti, che mi rispetti, che mi offri un fiore. Non perché “è una cosa per donne”, ma perché è una cosa da uomo. Da essere umano, voglio dire. Che ne ama un altro. Che mi conosce, mi riconosce, cresce con me.
Che tu sia mio padre, mio marito, il mio ex, il mio capo, il mio collega, il tipo che è passato in macchina poco fa, il politico di turno… facciamo che non mi uccidi più. Sono morta tante volte. Sono morta ogni volta che hai ucciso una di noi, con un gesto, una parola, una scelta, uno sguardo. Sono morta ogni volta che è morta quella mia amica, quella vicina di casa che sembrava felice, quella ragazza di cui ha parlato la tv per settimane.
Facciamo, per favore, facciamo che quelle scarpette, una buona volta, non servano più ☺

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