
Assetati di umanità
“Ho sete” (Gv 19,28)
Un bisogno appare impellente durante la canicola estiva: la sete. “Ho sete” è la traduzione del vagito del piccolo che invoca l’attenzione materna; “ho sete” sembra dirci chi a tavola ci porge il bicchiere perché possiamo riempirlo; “ho sete” è la richiesta di chi viene a farci visita in un torrido pomeriggio d’estate e cerca un po’ di sollievo e refrigerio. L’uomo ha sete per un bisogno fisiologico di idratazione, ma la sua sete non si esaurisce con l’acqua. Per questo Gesù alla donna samaritana, in fuga dagli altri e da se stessa, chiede da bere e dall’alto della Croce, sperimentando l’abbandono, grida la sua sete. Ci ricorda così che non è solo l’acqua a darci vita. La nostra massa corporea necessita di acqua, ma il nostro microcosmo interiore ha bisogno di accoglienza, cura e affetto. “Ho sete” è il grido dei migranti che ogni giorno dalle croci dei loro barconi si aggrappano disperatamente al- le coste del nostro Paese sperando di trovare rifugio da violenza e sopraffazione. Una sete di giustizia e fratellanza che si infrange contro lo scoglio di chi specula sulla loro pelle o costruisce la propria campagna elettorale sfigurandone il volto e vedendovi solo i tratti del “clandestino” e dell’usurpatore di spazi e di risorse. Dinanzi a tutto questo solo la tua solidarietà può rappresentare quel bastone che percuote la roccia dei cuori induriti e fa sgorgare vita per i nostri fratelli assetati di umanità.