Berthe Morisot-l’incantevole medusa
4 Giugno 2025
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Berthe Morisot-l’incantevole medusa

Disobbediente Berthe Morisot? Sembrerebbe di no. Di famiglia agiata, pronipote di un famoso pittore, è educata dalla madre alla pittura, come tante brave figlie di famiglia dell’epoca… prima che si sposino. Le donne, però, non hanno accesso neanche all’école des beaux- arts, dove saranno accettate solo tre anni prima della fine del secolo. Berthe ha chiaro dentro di sé cosa vuole: essere una pittrice in un mondo dominato da pittori uomini, dove lei donna dovrà combattere per affinare la sua tecnica, per imporsi nel panorama della pittura. Dal punto di vista tematico la Morisot si cimenta in marine, paesaggi, ritratti en plein air e numerosi altri generi. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che molti ritengono disdicevole per una donna la professione di pittrice: anche la sua arte risente di questi pregiudizi, ebbe grandissime difficoltà a dipingere all’aperto o in luoghi pubblici.
Comunque Berthe e sua sorella Edma sono abituate dalla madre, madame Camille, a studiare pittura andando a fare le copie nei musei come il Louvre. Alla madre, in realtà, il maestro delle ragazze aveva scritto una lettera premonitiva: “Con una natura come quella delle vostre figlie, non è qualche gradevole emozione artistica da sfoggiare in società che il mio insegnamento procurerà loro; no, le ragazze diventeranno delle pittrici! Vi rendete conto di che cosa questo significa in un ambiente di grande borghesia come la vostra? Sarà una rivoluzione, anzi direi quasi una catastrofe!”. Madame Morisot non se ne preoccupa e quando il marito ottiene un buon incarico alla Corte dei Conti, prende una nuova abitazione con un grande giardino, dove fa costruire un atelier per le ragazze. In questi incontri fra artisti, Berthe conosce Edouard Manet: “trovo (in lui) una natura affascinante che mi piace infinitamente, i suoi dipinti producono come sempre l’impressione di un frutto selvaggio”. Sua sorella Edma si sposa e abbandona la pittura, provocandole dolore. Edouard Manet le chiede di posare per la sua opera Il balcone. Quando il dipinto è presentato, solleva numerose critiche, ma l’intensità dello sguardo di Berthe non passa inosservata. Lei stessa scrive alla sorella ormai lontana: “Sono più strana che brutta; sembra che l’epiteto di femme fatale sia circolato tra i curiosi…”.
Edouard Manet, abituato a trattare le donne con disinvolta galanteria, sposato con la dolce, florida Susanna da cui, forse, ha avuto un figlio, Leon, che non sarà mai riconosciuto, è conquistato totalmente da Berthe, dalla massa di capelli neri, dal corpo sottile e nervoso, dagli occhi che sembrano trafiggere la persona che guarda. Berthe è un’ossessione e lui deve trasformare la donna vera e propria in una figura dipinta: solo così può dare vita al suo desiderio. Dipinge Il riposo dove Berthe è allungata sul divano con una posizione languida sottolineata dall’abito morbido e candido mentre un piccolo piede sbuca dal vestito. Nella figura bianca e nel suo volto c’è qualcosa che illumina l’immagine, è qualcosa che brucia. Così la vede Edouard e la racconta: provocante nel suo candore dal 1870 al 1874. Berthe comincia a farsi ingoiare dal nero di Manet come nel Ritratto con il mazzolino di violette, dove nell’ombra dilagante tutta la luce è affidata al viso e ai petali dei fiori, appena percettibili.
Nel Ritratto di Berthe Morisot sdraiata, 1873, è semisdraiata, ammiccante verso l’uomo che la sta ritraendo, i capelli spettinati e gli occhi scintillanti. C’è tra i loro cervelli una sintonia totale. Le lunghe pose che obbligano Berthe ai ritratti le dedicano non solo lo spazio segreto del loro amore, della loro passione ma sono anche lezioni o discussioni sull’arte. Manet sa che può possedere Berthe solo nei ritratti e Berthe sa che non potrà mai avere Edouard. Quindi la loro partita è solo una partita di amore lontano “quasi trobadorico”.
Nel 1874 tutto si spezza: Berthe sposa Eugène Manet, il fratello – somigliantissimo, va detto – del suo Edouard. Del suo matrimonio scrive “Ho compiuto questa grande cerimonia senza la minima pompa in abito e cappello come la vecchia donna che suona e senza invitati, però non devo lamentarmi perché ho trovato un ragazzo onesto ed eccellente e che credo mi ami”. Proprio quell’anno il suo amico e mentore le farà l’ultimo ritratto: un primo piano intenso, potente, in cui lei alza la mano sinistra a mostrare la fede nuziale.
Intanto Berthe è magra, si rifiuta di mangiare, fa preoccupare tutti quanti, ma soprattutto fa preoccupare la madre che scrive alla figlia Edma: “Berthe non ha il talento necessario, non ha il talento del valore commerciale pubblico, non venderà mai niente”. Se al disprezzo materno risponde aspra spesso “prendete voi il pennello”, con determinazione si avvicina al gruppo di artisti innovatori, allontanatisi dalla tradizione dell’arte. A fine dicembre del ‘73 sono pronti, l’unica donna che fa parte di questo gruppo è Berthe Morisot. La mostra apre il 15 aprile del 1874 e porta discussioni e delusioni.
Un critico di un giornale esprime tutto il suo sarcasmo nei confronti della nuova pittura impressionista: “uno spettacolo barbaro, si presentano cinque-sei pazzi tra cui una donna, un gruppo di creature infelici, colpite dalla malattia dell’ambizione, si sono attribuiti dei somari colpi di spazzola”; insomma rimprovera Berthe per le sue pennellate leggere e veloci che scorrono sulla tela. Per questo motivo Morisot matura una predilezione per il mondo femminile e, soprattutto domestico, compiacendosi “di rappresentare i particolari delle vesti femminili, la biancheria fine, le stoffe morbide che dipinge con tocco abile e leggero”. Berthe dà, infatti, i risultati più alti dipingendo interni e scene casalinghe, con donne eleganti della media e alta borghesia ritratte in casa o in giardino, in varie ore della giornata. Una straripante fonte d’ispirazione, in tal senso, fu la sua famiglia, dal cui microcosmo attinse numerosissime volte. Nonostante le sue immagini restituiscano in genere una sensazione radiosa, Berthe non è mai però un’artista superficiale ma è, condotta con grande penetrazione psicologica, probabilmente influenzata in questo dall’amicizia con molti letterati, in particolare Stéphane Mallarmé. Sempre più presente nel circolo degli impressionisti ne diventa il capo, anche se lei non è mai sicura di sé. Scrive anche: “Le gioie della maternità non sono per me”, invece nel ‘78 è incinta di Julie.
Nel 1880 la tragedia per lei. Scrive a Edma: “Questi ultimi giorni sono stati penosi e atrocemente dolorosi per il povero Edouard, la sua agonia è stata spaventosa e infine la morte uno degli aspetti più terribili… comprenderai come sono spezzata, non dimenticherò mai i vecchi giorni d’intimità con lui e il suo spirito così affascinante mi teneva desta durante quelle lunghe ore”.
Dopo la morte di Edouard ancora di più si chiude nella riservatezza, nel dolore. Nel 1885, a soli quarantaquattro anni, dipinge il suo volto come l’ombra disperata del viso di una con sguardo febbrile verso lo spettatore, gli occhi sono infossati in orbite profonde, i capelli scuri brillanti e spettinati di un tempo, sono solo una massa bianca incorporea. All’inizio del 1895 Julie prende l’influenza, Berthe che l’ha assistita si ammala gravemente e muore per polmonite il 2 marzo del 1895 a cinquantaquattro anni. Verrà sepolta nella tomba dei Manet: sul certificato di morte c’è scritto “senza professione”; sulla lapide c’è scritto “vedova di Eugene Manet”. Nulla sulla sua professione.
La scorsa settimana un quadro di Berthe Morisot è stato battuto a un’asta di New York 850.000 dollari. D’altra parte già Mallarmé, nell’introduzione al catalogo di lei, scriveva: “Il suo modo di dipingere con furia e disinvoltura, ricorda la maga a prescindere dagli incantesimi, risponde a una speranza, quella di essere riconosciuta dagli altri come lei s’immaginava, l’incantevole medusa”.☺

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