Blue monday – effetto matilda
9 Marzo 2024
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Blue monday – effetto matilda

Il giorno più triste dell’anno è il 15 gennaio, e quel giorno un rovello mi ha scosso di più della morte di Giulia Cecchettin. Fra i tanti femminicidi mi ha colpito quell’essere stata uccisa il giorno prima della laurea: lei voleva laurearsi, lui avrebbe voluto che non lo facesse in quel momento, prima di lui. E l’ha uccisa; nel corpo e nella mente, cancellata. Triste giorno tutto l’anno non solo il 15 gennaio!
E mi è venuto in mente l’effetto Matilda. Con questo termine viene indicata la puntuale minimizzazione e la conseguente cancellazione di donne scienziate rispetto ai risultati dei loro colleghi maschi non per una questione di preparazione o di bravura ma semplicemente rispetto al genere. Nel 1993 la storica della scienza Margaret Rossiter ha per la prima volta usato questa definizione. È del 1870 il saggio Woman as an Inventor di Matilda Joslyn Gage, nata nello Stato di New York nel 1826: attivista, scrittrice di articoli e libri sulle questioni di genere, Gage sottolinea che – nonostante la pressoché totale esclusione da qualsiasi tipo di formazione scientifica – alcune delle invenzioni più importanti al mondo si devono a donne. Tra gli esempi figurano l’acquario della biologa marina francese Jeanne Villepreux, il telescopio subacqueo della statunitense Sarah Mather, la sgranatrice di cotone – macchinario in grado di separare le fibre dal resto della pianta – il cui merito è tuttora attribuito a un uomo, ma invece l’idea di base è di una donna, Catharine Littlefield Greene. Inutile dire che se fosse vissuta fino ai nostri giorni, Matilda avrebbe visto la sua lista crescere a dismisura.
Trotula de Ruggiero, rilevante figura della scuola medica salernitana, nella seconda metà dell‘XI secolo è uno degli esempi più antichi e clamorosi. Margaret W. Rossiter affermò sul caso: “Un monaco, supponendo che una persona così esperta dovesse essere un uomo, copiò male il suo nome su uno dei suoi trattati, declinandolo al maschile”. Ebbene Trotula quando già medici le si raccomandavano viene accorpata nella lista, nei libri della medicina maschile e viene dato per scontato che Trotula non ci sia mai stata! Eppure era riconosciuta come un’autorità.
La seconda donna cui voglio accennare è Sophie Germain, la madre della teoria dell’elasticità (cui fare riferimento ad esempio nei movimenti sismici). Individua un tipo speciale di numeri primi ora chiamati “numeri di Sophie Germain” e ha collaborato anzi inventato con Lagrange una teoria sulle vibrazioni che è conosciuta come “equazione di Lagrange” escludendo il suo cognome. Nel 1815, quando viene riconosciuto l’errore è talmente incazzata che non va a ritirare il premio. È l’unica donna ad essere ammessa alle sessioni dell’Accademie des sciences anche se alla sua morte non può essere messo sulla sua lapide il titolo di “matematica” ma solo di “donna celibe senza professione”. Quando Sophie Germain ha 13 anni, i suoi genitori la tengono isolata dai tumulti della Rivoluzione francese chiudendola in casa. Combatte la noia leggendo dalla vasta biblioteca di suo padre. Dopo aver scoperto la geometria, Sophie studia matematica da sola, ma anche latino e greco per poter leggere i testi di matematica classica. I suoi genitori si oppongono al suo studio e cercano di interromperlo, quindi studia di notte. Le tolgono le candele e vietano i fuochi notturni, anche portandole via i vestiti, il tutto in modo che non possa leggere di notte. La sua risposta? Contrabbanda candele, si avvolge nelle sue lenzuola. Alla fine, la famiglia cede al suo studio della matematica. Nel XVIII secolo in Francia, una donna non era normalmente accettata nelle università. Ma l’École Polytechnique, dove si stavano svolgendo interessanti ricerche sulla matematica, permette a Sophie Germain di prendere in prestito gli appunti delle lezioni dei professori dell’università. Segue una pratica comune di inviare commenti ai professori, includendo talvolta anche note originali su problemi di matematica con uno pseudonimo: lei firma “M.le Blanc”, nascondendosi dietro uno pseudonimo maschile come hanno fatto molte donne per vedere le loro idee prese sul serio. Iniziando così, Sophie Germain ha una corrispondenza con molti matematici e “M. le Blanc” inizia ad avere un impatto a sua volta su di loro. Spicca Joseph-Louis Lagrange, che scopre presto che “le Blanc” è una donna. Continua il suo lavoro da solista e la sua corrispondenza fino alla sua morte nel 1831 di cancro al seno.
La terza scienziata è Ada Byron Lovelace, figlia di quel Byron scrittore scapestrato e raffinato che era scappato da sua madre. Questa pensò bene di avviare la figlia alla matematica e non alla poesia. Ada si distingue ben presto, si iscrive all’ università, in epoca romantica, ventenne va incontro, senza discutere, al destino di ogni figliola della buona società: sposa un conte, fa tre figli ma in qualche modo mantiene i suoi contatti con Charles Babbage, un brillante matematico che ha incontrato a un ricevimento prima di sposarsi. Affascinata dalle sue idee decide di approfondire coi suoi studi i metodi di calcolo. Babbage è ammaliato dalla profondità di conoscenza sui numeri di Ada tanto da chiamarla “incantatrice dei numeri”. Le chiede aiuto nel 1840 e lei comincia a lavorare. Babbage scrive un saggio Notions sur la machine analytique de M. Charles Babbage. Un paio di anni dopo presenta il lavoro a Ginevra, ottenendo un discreto successo, chiede ad Ada di tradurre il testo in inglese aggiungendo, se lo ritiene, eventuali note di approfondimento. Ada prende molto seriamente questo progetto; lo amplifica, descrive la macchina analitica di Babbage, prefigura il concetto di intelligenza artificiale e quello di software. Babbage legge, si appropria di tutte le intuizioni della collega, le rivendica, fa sì che l’opera della collega sia completamente dimenticata. Ada muore a 36 anni: la sua opera viene abbandonata e dimenticata finché una sua nipote riporta alla conoscenza di tutti “l’incantatrice dei numeri”. Nel 2015 è stato istituito in suo onore l’Ada Lovelace day una celebrazione internazionale che cade ogni secondo martedì di ottobre per ricordarla ma soprattutto per incoraggiare le giovani studiose.
Il 15 gennaio il giorno più triste dell’anno? E tutti gli altri giorni? E gli anni e i secoli? Quando non dovremo parlare più, usare parole per queste rapine?☺

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