bruxelles boccia iorio
17 Aprile 2010 Share

bruxelles boccia iorio

 

Le 43 pagine di osservazioni al POR 2007-2013 esigono un riesame compiuto del progetto inviato a Bruxelles. Per questa ragione credo sia utile che la Regione programmi la convocazione del Partenariato in quanto i rilievi non sono solo di natura meramente tecnica o burocratica ma entrano nella sostanza dei problemi.

Vengono sconfessati molti luoghi comuni sulla funzione burocratica della Commissione Europea che hanno attraversato tutta la fase di confronto e di elaborazione del progetto molisano. L’Europa non ha analizzato solo gli elementi procedurali o di coerenza con le regole comunitarie ma è entrata nel merito constatando che l’insieme dei progetti rappresentano una sommatoria di interventi più che un’idea strutturata di sostegno allo sviluppo della regione.

D’altra parte, CGIL CISL UIL nel documento presentato alla Giunta e al Consiglio  Regionale, avevano opportunamente sottolineato che era mancata la capacità di governare l’insieme degli interventi partendo da un’ idea condivisa dello sviluppo molisano e l’assenza di una rigorosa valutazione dell’esperienza 2000-2006.

I richiami a una più esplicita individuazione degli obiettivi sono stati oggetto ripetuto nella fase di confronto e i richiami della Commissione in questa direzione segnalano che non eravamo fuori tema. Il rischio che si perpetui un uso anomalo delle risorse con lo spreco della elargizione a pioggia e senza nessuna fase di monitoraggio e controllo è stato ovviamente rilevato e ha determinato non poche osservazioni di merito.

Osservazioni della commissione

Importanti sono le osservazioni che la Commissione ha inteso fare sul rapporto tra interventi per lo sviluppo e buona occupazione così come è coerente alle nostre osservazioni la pluralità di rilievi sul sistema infrastrutturale. L’analisi fatta dalla segreteria della CGIL evidenzia che la posizione della Giunta regionale tendente a declassare ogni osservazione ad un fatto meramente tecnico è insostenibile.

Segnala infatti la  Commissione che:

Si evidenzia un approccio più in linea con l’obiettivo “Convergenza” rispetto all’obiettivo “Competitività”;

Non si rileva una concentrazione tematica e neppure una significativa concentrazione di risorse sugli obiettivi della strategia di Lisbona;

Manca una chiara analisi di contesto in relazione alle criticità;

Mancano interventi per fronteggiare le problematiche connesse al cambiamento climatico;

Scarsa attenzione al monitoraggio ed alla valutazione dello stato dell’ambiente (urgono dati sulle emissioni di gas ad effetto serra e sullo stato dell’inquinamento atmosferico locale);

Insufficiente attenzione alle fonti di energia rinnovabile;

Per lo smaltimento dei rifiuti non viene previsto la possibilità di utilizzare le  tecnologie utili a produrre energia;

Viene prevista una scarsa dotazione finanziaria rispetto ai temi dell’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica;

Vi è un contributo nullo per le forme di trasporto sostenibile sia come modalità ferroviarie/marittime che per la mobilità urbana pulita o in generale il trasporto collettivo;

Scarsa attenzione al potenziamento della rete ferroviaria ed ai trasporti pubblici in un’ottica di mobilità sostenibile;

Non vi sono indicatori inerenti i temi dei rischi naturali ed antropici (si pone la necessità di conoscere la percentuale o il valore assoluto della superficie/popolazione esposta a livelli di rischio idrogeologico/sismico);

Manca una chiara identificazione delle aree di intervento rispetto all’applicazione dell’art. 10;

Vi è la necessità di marcare una concentrazione territoriale, che attualmente sembra mancare, al fine di ottenere una massa critica in grado di attivare una serie di interventi coerenti con gli specifici problemi del territorio;

Non si comprendono quali siano le molteplici e variegate criticità presenti nelle città molisane;

Negli interventi va posta maggiore attenzione alla piccola e media impresa: non si comprende l’utilità di finanziare pacchetti di servizi ad imprese non ricadenti tra le PMI;

Manca una chiara visione degli interventi volti a garantire le pari opportunità;

 

Risulta utile approfondire lo stato occupazionale rispetto ai settori di intervento identificati.

Tutto ciò è sostanza, è contenuti, è necessità di capacità programmatoria.

Con la lettera del 28 Maggio del 2007 CGIL CISL e UIL hanno inviato le loro osservazioni al POR 2007-2013 che oggi appaiono allineate alle osservazioni della Commissione Europea. Con quella nota veniva confermato che l’ultima stesura del documento presentava uno iato stridente tra l’analisi proposta nella prima parte e le decisioni conseguenti. Una lettura realistica delle difficoltà che incontra il Molise sulla strada dello sviluppo delineava i punti di crisi e quelli di qualità: si evitava però di affrontare concretamente le ragioni che hanno determinato sia i risultati negativi sia quelli positivi.

E’ evidente che l’assenza dell’analisi rende più complicata l’adozione di misure idonee che non perpetuino nel tempo i limiti e le contraddizioni che si sono determinate anche nella precedente gestione di Fondi Strutturali. Questa è la critica principale che l’Unione Europea fa al POR 2007-2013.

Inutile furbizia

L’ingegneria utilizzata per predisporre un documento che fosse ineccepibile dal punto di vista tecnico, presupponendo che a Bruxelles i “burocrati” di questo si sarebbero accontentati, questo presupposto è stato totalmente ridicolizzato dalle osservazioni di merito che la Commissione ha inteso fare.

Le osservazioni di Bruxelles sono stringenti: “La declinazione della strategia di priorità sembra evidenziare un approccio più in linea con l’obiettivo “Convergenza” rispetto all’ obiettivo “Competitività e Occupazione”. Il programma deve pertanto essere adattato di conseguenza, al fine di renderlo coerente con l'obiettivo comunitario di riferimento”.

E’ forse utile soffermarsi su questa osservazione perché essa evidenzia una condizione particolare che ha attraversato tutta l’analisi politico-economica di questi anni. Provo a spiegare il mio pensiero: l’uscita dall’obiettivo 1 avrebbe dovuto essere festeggiata perchè significava che il Molise, nella sua evoluzione, aveva migliorato tutti i parametri macroeconomici al punto tale di poter cimentarsi nella difficile azione di “Competitività e Occupazione”.

L’anima politica, e in parte anche quella economica, ha considerato questa nuova condizione come una jattura, la promozione una perdita di risorse, la competitività un esercizio complicato perché si era abituati a guardare gli ultimi. Quando questo accade è perché, al di la dei dati sbandierati per organizzare il consenso elettorale, ben si conosce la fragilità del proprio sistema e la difficoltà conseguente a cimentarsi nell’innovazione. Per questo non si è percorsa la strada della verifica degli obiettivi assunti con il precedente piano, per questo non si voluto intraprendere un confronto sereno sul modello di sviluppo, per questo l’Europa ci ha colto in fallo entrando nel merito concreto di ogni singolo argomento con osservazioni pertinenti e con rilievi critici che non possono essere nascosti.

Osservato il tutto dal versante sindacale la preoccupazione maggiore è per la ricaduta che anche i soli ritardi può avere nell’affrontare i temi della qualità del lavoro in un sistema che dovrà misurarsi sul versante della competitività, per evitare che la competitività sia il prodotto della precarietà del lavoro più che della capacità innovativa.

I soggetti deboli

I primi a soffrire di questa condizione saranno i soggetti più deboli della società molisana. Lo saranno sicuramente gli anziani, i lavoratori precari o oggetto di crisi aziendale ma in particolare lo saranno i giovani. Ad essi sarà difficile dare risposte concrete sul loro futuro in questa regione ma, si sa, che anche i giovani sono merce buona per le adunanze generali di partito salvo scaricare sul sindacato la responsabilità di ipotetici conflitti generazionali.

Incentivare l’innovazione, rendere competitivo investire nella Regione Molise, costruire un sistema che valorizzi il lavoro in tutte le sue componenti, può essere un risultato raggiungibile se, nella definizione generale di un modello di sviluppo compatibile, si da peso alla richiesta che è stata portata al tavolo della discussione partenariale.

In sostanza si tratta di garantire, nei limiti previsti dalla normativa comunitaria e in una strategia d’insieme che:

sia perseguita concretamente l’integrazione tra le fonti finanziarie;

si adottino i criteri di selettività discussa con il partenariato evitando pressioni di singoli interlocutori;

si garantiscano tutte le procedure di monitoraggio e di verifica anche adottando le eventuali correzioni in corso d’ opera.

Ciò presuppone una valorizzazione effettiva del partenariato considerando il confronto l’elemento da perseguire nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità reciproche. E’ per questo necessario ricostruire la relazione tra i diversi fondi per garantire l’efficacia degli interventi e la loro coerenza strategica. Ciò avrebbe dovuto costituire il presupposto di partenza che, non essendo stato realizzato, necessita di trovare urgentemente le modalità di ricomposizione.

Sul sistema infrastrutturale, la CGIL ha più volte sottolineato l’assenza di un vero piano regionale che affrontasse i problemi partendo dai bisogni di mobilità di persone e merci riconsiderando sia il valore del trasporto ferroviario che della rete integrata di trasporto pubblico regionale. I richiami ci riconducono a questa esigenza e segnalano che la discussione sulla costruzione di un asse autostradale, contando anche sulle risorse europee, esige ulteriori approfondimenti di merito che noi sollecitiamo anche con la presenza del Ministro delle Infrastrutture.

L’asse autostradale

Se nelle nostre osservazioni abbiamo condiviso la scelta di non disperdere in mille micro interventi che non producono alcun beneficio reale al sistema infrastrutturale e che devono trovare fonti ordinarie di finanziamento, lo abbiamo fatto mantenendo, anche con sensibilità diverse tra le OO.SS., un punto critico sulla scelta dell’asse autostradale. Io credo che questa sia una questione aperta che va attentamente valutata non solo perché pare non possa utilizzare le risorse previste dal POR, ma perché gli effetti di un asse autostradale sono ancora tutti da analizzare.

Non si tratta di un giudizio ostativo ai sistemi autostradali ma una valutazione fatta considerando gli elementi di analisi oggi noti a partire da quella che è una palese contraddizione se è vero che non si parla più di asse San Vittore Termoli ma di una bretella tra San Vittore e Campobasso. Ribadisco che in ogni caso vanno attentamente valutati i problemi di impatto ambientale della scelta autostradale che, se costituisse semplicemente una via privilegiata tra il Tirreno e l’Adriatico, determinerebbe un carico di traffico pesante scollegato alle attività produttive della regione, con ricadute ambientali di assoluto rilievo e con costi concreti sia per i cittadini che per lo stesso sistema produttivo.

Ha ragione l’Europa nel segnalare la nostra controtendenza sulle scelte legate alla mobilità. E’ chiara la necessità di superare una condizione di marginalizzazione determinata dalla situazione infrastrutturale: quando però non si dice nulla sul sistema ferroviario, sul trasporto locale delle persone, quando non si ha una visione chiara sulla portualità e sui sistemi interportuali, si trasmette l’immagine di una regione che opera in assenza di una programmazione reale.

Un’ ultima osservazione. Ora i tempi vanno cadenzati per mettere in grado la Regione di ripresentare il Por 2007-2013 evitando semplici aggiustamenti di facciata. E’ necessaria una riscrittura attenta che si misuri con i tanti rilievi formulati e che recuperi l’elemento fondamentale di una idea condivisa di sviluppo sostenibile. ☺

i.stellon@gmail.com

 

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