Caro premier
15 Marzo 2016
laFonteTV (3191 articles)
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Caro premier

So che questa lettera non le arriverà mai ma, da che uso la penna (o la tastiera, ormai) per raccontarmi qualcosa, ho scoperto che la scrittura ha una funzione terapeutica per me: mi aiuta a riordinare le idee, a dare un nome alle emozioni, a mettere in fila i punti di un ragionamento, di una gioia o di un malessere. Ed è con questo spirito che dedico il mio piccolo spazio-scuola, stavolta, a lei.

Mi accingo a partecipare a giorni ad un’altra assemblea sindacale, nella quale si discuterà ancora della malaugurata riforma che lei ha fatto calare a piombo sulla scuola italiana. Utile sarà, come di consueto, sentir parlare delle ultime su bonus, comitati di valutazione, ambiti territoriali e quant’altro. Ma anche avvilente, sarà. E mi faccia dire perché. Se userò termini non comprensibili ai non addetti ai lavori, me ne scuso in anticipo …ma che colpa abbiamo noi se ci gonfiano di parole sempre nuove e sempre più inutili?

Torniamo a lei, premier. Quel che a mio parere non ha saputo o voluto capire della nostra scuola, è la profonda esigenza di riqualificazione morale ed intellettuale della classe insegnante (e di chi la “dirige”). La classe insegnante è al collasso (insieme alle metodologie e ai “programmi”, d’accordo, ma già da sola fa abbastanza) e una riforma che non ne tiene conto è cieca, è l’ennesima operazione economica o ideologica che di pedagogico non ha proprio un bel nulla.

In aula entrano e spadroneggiano (spesso spalleggiate dagli appoggi giusti) persone che assegnano senza spiegare un rigo, che valutano in base a parametri antiquati, soggettivi (quando non illegali), che usano le verifiche come le bacchettate delle maestre d’un tempo, come ricatti punitivi, che non si aggiornano mai, che sbuffano di sufficienza davanti ai ragazzini dislessici, accusandoli di mascherare così la loro svogliatezza, che considerano “metodologia” una parolaccia, che rifiutano di fare squadra perché lavorano per emergere da soli, che puntano ad ammucchiare incarichi per conquistare il geniale bonus da lei inventato …e tralasciano il quotidiano, che è poi il cuore del nostro mestiere e dovere. Devo continuare?

Beh, io sogno una classe insegnante diversa, professionale, disinteressata, trasparente, selezionata in origine in modo rigoroso, e in itinere come Dio comanda, da gente adatta a farlo; una classe docente che si riappropri del suo ruolo e della sua dignità attraverso la fatica buona delle ore pomeridiane dedicate a preparare le lezioni (col pennino o col tablet dipende solo dai tempi, ma il succo non cambia), e a correggere scrupolosamente le verifiche, la fatica gratificante del tempo dedicato all’aggiornamento personale, che va dai contenuti disciplinari alla didattica alla metodologia, perché le nostre competenze devono essere tante e il nostro è un lavoro difficile, mentre invece c’è ancora chi pensa che tanto ci basta leggere due paginette la sera ed è fatta, tanto i “lavoratori” stanno altrove e non hanno mica tutti i pomeriggi liberi e due mesi di ferie.

Sogno questa classe insegnante e sono stufa di essere identificata con l’altra, mai controllata, mai sanzionata, che non ci rappresenta e anzi ci mortifica con le sue inadempienze e con la sua impunità. Sogno una classe docente rispettata anche nell’opinione comune, la sogno… Uscire, poi, dalle aule per entrare in presidenza non è più confortante: gli abusi, i soprusi…e le volgarità sono ormai nulla che fa più notizia davanti a collegi dei docenti o consigli di classe del tutto asserviti.

Caro premier, apra gli occhi. Qui non si può esaminare il merito di ogni singolo provvedimento disseminato nella sua buona scuola, ho cercato di farlo per mesi da questa rubrica e nemmeno ho finito. Ma mi stia a sentire. Lei crede che lasciarci accapigliare per un bonus (sempre per chi si abbasserà a tanto) migliorerà la qualità dell’offerta formativa? Mi viene da sorridere… O che davvero emergeranno i migliori dal lavoro di un comitato di valutazione composto da colleghi (non sempre di alto profilo) che devono valutare altri colleghi senza averne le minime credenziali?

O crede che lasciare all’attuale classe dei nostri dirigenti uno strapotere pericoloso come la chiamata diretta possa favorire una migliore selezione degli insegnanti? Non si selezionano così, non così! Premier…ma lei lo sa quante corti dei miracoli sono fiorite nelle nostre scuole ultimamente, più ambigue ed agguerrite delle solite, intorno ai nostri compiaciuti dirigenti? Lei crede che l’organico di potenziamento, calato così a pioggia in aula senza un progetto, serva a qualcosa? O che preferiamo i 500 euro annuali per l’aggiornamento ad un serio e dignitoso adeguamento degli stipendi, fermi dal 2009? Non abbiamo abboccato tutti, no.

Caro premier, la finisco qui, devo lasciarla, ho da fare: devo preparare un gioco per domattina (perché mi piace fare il ripasso degli argomenti in maniera ludica, ma ci vuole tempo per preparare il materiale sa? E nessun bonus se ne accorgerà), poi ho delle verifiche da correggere e un piano didattico individualizzato da sistemare per una nuova diagnosi di dislessia appena pervenuta. Tutto ordinario, già. Io amo l’ordinario, amo farlo bene, sono per il silenzioso, nascosto, prezioso lavoro quotidiano, che non è roba da bonus. Sono io che non sono tipa da bonus e ne resto contenta.

Devo andare, la lascio. Sa, come le dicevo all’inizio, la scrittura ha per me spesso una funzione terapeutica. Magari non cambia la realtà delle cose ma cambia lo stato d’animo di chi scrive. E in fondo, adesso, mi sento un poco meglio. ☺

 

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