Dopo il terremoto de L’Aquila e lo spostamento del G8, ho avuto l’opportunità di capire che cosa significa “economia della catastrofe”. Questa viene sperimentata a L’Aquila con una militarizzazione delle tendopoli ed una occupazione del territorio che ha escluso la partecipazione dei cittadini dalla ricostruzione materiale e sociale. Sono aumentati, in maniera vertiginosa, sia tra le tendopoli che sulla costa, l’uso di antidepressivi, droghe, separazioni tra coniugi, abusi, conflitti di ogni genere, ed anche le morti di anziani che “si lasciano andare” – sei solo in un campo. Dopo il terremoto, i movimenti sociali e l’ufficio regionale della pastorale sociale e del lavoro, hanno chiesto e ottenuto con forza lo spostamento della “sessio- ne preparatoria del G8” di Pescara, prevista per fine maggio, perché rispetto ad una tale tragedia umana, tutto passa in secondo piano. Dopo tre giorni la notizia shock dello spostamento del vertice del G8, con i capi del governo. Da allora si è concentrato a L’Aquila “lo stato maggiore” dei movimenti sociali (cobas, lega ambiente, arci, Abruzzo social forum, epicentro solidale, 3.32 ecc.) e delle vertenze nazionali più importanti (no dal Molin, No discariche Chiaiano, rete campana ecc.) per capire come organizzare un contro vertice al G8. Dopo tanti incontri è emersa la linea di non cadere nella trappola del governo, che avendo militarizzato il territorio, ha posto le premesse per una impossibile manifestazione da soffocare, eventualmente, nella violenza.
Ora si sta lavorando perché una protesta ci sia, ma dall’interno delle tendopoli, cosa peraltro già sfociata in tre manifestazioni contro la gestione del terremoto e contro la chiusura del centro storico, nonché contro il decreto che ha tempi lunghi, pochi fondi ed è senza copertura. Ma la decisione più importante è stata quella di attivarsi affinché ci sia un contro vertice, diffuso sul territorio, generalizzato, sui grandi temi globali e locali ed interconnesso con le vertenze sociali del territorio. E così anche in Molise si è iniziato ad incontrarci. E così si sono messe insieme realtà sociali quali l’ufficio pace dell’Agesci, l’associazione “dalla parte degli ultimi”, la fondazione Milani, Libera Molise, il forum del 3° settore, le brigate di solidarietà, l’ufficio regionale di pastorale sociale, “il Ponte” e “la fonte”, decidendo di organizzare un incontro, durante il G8, a Bonefro per parlare delle vertenze molisane (sanità, acqua, turbogas, legalità, rifiuti) a partire dalla vertenza che le rappresenta tutte: quella del terremoto molisano e della ricostruzione sociale e materiale dopo sette anni.
Ma cosa c’entrano il G8 (gruppo degli otto) e la globalizzazione dei grandi della terra, con il nostro piccolo Molise? Vediamo innanzitutto che cos’è la globalizzazione. Essa è una forma perversa dell’in- terdipendenza che pretende di soffocare la stessa riducendola a un modello unico ed assoluto. È la tendenza del capitalismo ad essere forma di civiltà unica oltre che di economia materiale. Da quando siamo entrati nella globalizzazione? Specialmente da quando nel 1975 i paesi dell’Occidente, per rispondere alla crisi energetica dei paesi arabi, adottarono la strategia di liberalizzazione dei capitali, beni e servizi (economia di mercato). In questo modo l’egemonia economica mondiale dell’occidente avrebbe costretto tutti gli altri a tornare verso politiche funzionali allo sviluppo occidentale. Perché non è democratica? Questo processo multiculturale ma convergente verso il fine dominante dell’estensione mondiale del capitalismo come civiltà unica, configura un cammino molto diverso da quello della svolta di metà Novecento (diritti universali dell’uomo, costituzioni e democrazia), e, in generale, dallo sviluppo della democrazia come sistema politico e come ridefinizione umanizzata delle forme di società.
Quali gli effetti perversi della globalizzazione? La liberalizzazione della circolazione dei capitali; l’estensione mondiale del mercato capitalista; la deterritorializzazione (viene meno il legame tra persone, imprese e territori); l’accelerazione dei tempi di lavoro e di vita; il predominio dell’economia virtuale finanziaria su quella della produzione di beni e dell’occupazione dei lavoratori; la flessibilità dell’organizzazione del lavoro; il trasferimento di sovranità dalle istituzioni democratiche alle imprese e al mercato; la mutazione genetica delle istituzioni stesse, tutte riorientate in funzione dei meccanismi della competizione e del mercato; la stabilizzazione proficua delle disparità giuridiche; l’erosione dei legami sociali, delle identità comunitarie, con la riduzione delle culture; l’acuirsi della precarietà e dell’insicu- rezza sociale ed economica; l’aggravar- si dell’aggressione agli equilibri ecologici del pianeta. I movimenti sociali, a partire da Genova, riconoscono il valore dell’interdipendenza, ma non la globalizzazione del capitalismo che ha causato anche la grande crisi economica che stiamo vivendo.
Anche in Molise è atterrata la globalizzazione del capitalismo o neoliberismo, che dir si voglia, che soprattutto nella sua declinazione individualista, ha frantumato i tempi e gli spazi della vita, sfilacciando il tessuto sociale. La ricostruzione sociale, resa evidente nelle catastrofi, è uno dei paradigmi su cui tutte le società piccole e grandi dovranno confrontarsi, pena il dissolvimento del senso della comunità e dell’“economia delle relazioni”. Parafrasando la celebre espressione di Calamandrei sulla Costituzione italiana, penso di poter dire, che semmai un giorno mi chiederanno dove sono nati la nuova Italia ed il nuovo mondo, potrei rispondere: nelle vertenze sociali, negli incontri dei movimenti sociali e soprattutto sotto la tenda e la pioggia battente de L’Aquila, dove per ore ci si è confrontati, si è discusso e si sono costruite le basi per una nuova costituzione civile dal basso. ☺
adelellis@virgilio.it
Dopo il terremoto de L’Aquila e lo spostamento del G8, ho avuto l’opportunità di capire che cosa significa “economia della catastrofe”. Questa viene sperimentata a L’Aquila con una militarizzazione delle tendopoli ed una occupazione del territorio che ha escluso la partecipazione dei cittadini dalla ricostruzione materiale e sociale. Sono aumentati, in maniera vertiginosa, sia tra le tendopoli che sulla costa, l’uso di antidepressivi, droghe, separazioni tra coniugi, abusi, conflitti di ogni genere, ed anche le morti di anziani che “si lasciano andare” – sei solo in un campo. Dopo il terremoto, i movimenti sociali e l’ufficio regionale della pastorale sociale e del lavoro, hanno chiesto e ottenuto con forza lo spostamento della “sessio- ne preparatoria del G8” di Pescara, prevista per fine maggio, perché rispetto ad una tale tragedia umana, tutto passa in secondo piano. Dopo tre giorni la notizia shock dello spostamento del vertice del G8, con i capi del governo. Da allora si è concentrato a L’Aquila “lo stato maggiore” dei movimenti sociali (cobas, lega ambiente, arci, Abruzzo social forum, epicentro solidale, 3.32 ecc.) e delle vertenze nazionali più importanti (no dal Molin, No discariche Chiaiano, rete campana ecc.) per capire come organizzare un contro vertice al G8. Dopo tanti incontri è emersa la linea di non cadere nella trappola del governo, che avendo militarizzato il territorio, ha posto le premesse per una impossibile manifestazione da soffocare, eventualmente, nella violenza.
Ora si sta lavorando perché una protesta ci sia, ma dall’interno delle tendopoli, cosa peraltro già sfociata in tre manifestazioni contro la gestione del terremoto e contro la chiusura del centro storico, nonché contro il decreto che ha tempi lunghi, pochi fondi ed è senza copertura. Ma la decisione più importante è stata quella di attivarsi affinché ci sia un contro vertice, diffuso sul territorio, generalizzato, sui grandi temi globali e locali ed interconnesso con le vertenze sociali del territorio. E così anche in Molise si è iniziato ad incontrarci. E così si sono messe insieme realtà sociali quali l’ufficio pace dell’Agesci, l’associazione “dalla parte degli ultimi”, la fondazione Milani, Libera Molise, il forum del 3° settore, le brigate di solidarietà, l’ufficio regionale di pastorale sociale, “il Ponte” e “la fonte”, decidendo di organizzare un incontro, durante il G8, a Bonefro per parlare delle vertenze molisane (sanità, acqua, turbogas, legalità, rifiuti) a partire dalla vertenza che le rappresenta tutte: quella del terremoto molisano e della ricostruzione sociale e materiale dopo sette anni.
Ma cosa c’entrano il G8 (gruppo degli otto) e la globalizzazione dei grandi della terra, con il nostro piccolo Molise? Vediamo innanzitutto che cos’è la globalizzazione. Essa è una forma perversa dell’in- terdipendenza che pretende di soffocare la stessa riducendola a un modello unico ed assoluto. È la tendenza del capitalismo ad essere forma di civiltà unica oltre che di economia materiale. Da quando siamo entrati nella globalizzazione? Specialmente da quando nel 1975 i paesi dell’Occidente, per rispondere alla crisi energetica dei paesi arabi, adottarono la strategia di liberalizzazione dei capitali, beni e servizi (economia di mercato). In questo modo l’egemonia economica mondiale dell’occidente avrebbe costretto tutti gli altri a tornare verso politiche funzionali allo sviluppo occidentale. Perché non è democratica? Questo processo multiculturale ma convergente verso il fine dominante dell’estensione mondiale del capitalismo come civiltà unica, configura un cammino molto diverso da quello della svolta di metà Novecento (diritti universali dell’uomo, costituzioni e democrazia), e, in generale, dallo sviluppo della democrazia come sistema politico e come ridefinizione umanizzata delle forme di società.
Quali gli effetti perversi della globalizzazione? La liberalizzazione della circolazione dei capitali; l’estensione mondiale del mercato capitalista; la deterritorializzazione (viene meno il legame tra persone, imprese e territori); l’accelerazione dei tempi di lavoro e di vita; il predominio dell’economia virtuale finanziaria su quella della produzione di beni e dell’occupazione dei lavoratori; la flessibilità dell’organizzazione del lavoro; il trasferimento di sovranità dalle istituzioni democratiche alle imprese e al mercato; la mutazione genetica delle istituzioni stesse, tutte riorientate in funzione dei meccanismi della competizione e del mercato; la stabilizzazione proficua delle disparità giuridiche; l’erosione dei legami sociali, delle identità comunitarie, con la riduzione delle culture; l’acuirsi della precarietà e dell’insicu- rezza sociale ed economica; l’aggravar- si dell’aggressione agli equilibri ecologici del pianeta. I movimenti sociali, a partire da Genova, riconoscono il valore dell’interdipendenza, ma non la globalizzazione del capitalismo che ha causato anche la grande crisi economica che stiamo vivendo.
Anche in Molise è atterrata la globalizzazione del capitalismo o neoliberismo, che dir si voglia, che soprattutto nella sua declinazione individualista, ha frantumato i tempi e gli spazi della vita, sfilacciando il tessuto sociale. La ricostruzione sociale, resa evidente nelle catastrofi, è uno dei paradigmi su cui tutte le società piccole e grandi dovranno confrontarsi, pena il dissolvimento del senso della comunità e dell’“economia delle relazioni”. Parafrasando la celebre espressione di Calamandrei sulla Costituzione italiana, penso di poter dire, che semmai un giorno mi chiederanno dove sono nati la nuova Italia ed il nuovo mondo, potrei rispondere: nelle vertenze sociali, negli incontri dei movimenti sociali e soprattutto sotto la tenda e la pioggia battente de L’Aquila, dove per ore ci si è confrontati, si è discusso e si sono costruite le basi per una nuova costituzione civile dal basso. ☺
Dopo il terremoto de L’Aquila e lo spostamento del G8, ho avuto l’opportunità di capire che cosa significa “economia della catastrofe”. Questa viene sperimentata a L’Aquila con una militarizzazione delle tendopoli ed una occupazione del territorio che ha escluso la partecipazione dei cittadini dalla ricostruzione materiale e sociale. Sono aumentati, in maniera vertiginosa, sia tra le tendopoli che sulla costa, l’uso di antidepressivi, droghe, separazioni tra coniugi, abusi, conflitti di ogni genere, ed anche le morti di anziani che “si lasciano andare” – sei solo in un campo. Dopo il terremoto, i movimenti sociali e l’ufficio regionale della pastorale sociale e del lavoro, hanno chiesto e ottenuto con forza lo spostamento della “sessio- ne preparatoria del G8” di Pescara, prevista per fine maggio, perché rispetto ad una tale tragedia umana, tutto passa in secondo piano. Dopo tre giorni la notizia shock dello spostamento del vertice del G8, con i capi del governo. Da allora si è concentrato a L’Aquila “lo stato maggiore” dei movimenti sociali (cobas, lega ambiente, arci, Abruzzo social forum, epicentro solidale, 3.32 ecc.) e delle vertenze nazionali più importanti (no dal Molin, No discariche Chiaiano, rete campana ecc.) per capire come organizzare un contro vertice al G8. Dopo tanti incontri è emersa la linea di non cadere nella trappola del governo, che avendo militarizzato il territorio, ha posto le premesse per una impossibile manifestazione da soffocare, eventualmente, nella violenza.
Ora si sta lavorando perché una protesta ci sia, ma dall’interno delle tendopoli, cosa peraltro già sfociata in tre manifestazioni contro la gestione del terremoto e contro la chiusura del centro storico, nonché contro il decreto che ha tempi lunghi, pochi fondi ed è senza copertura. Ma la decisione più importante è stata quella di attivarsi affinché ci sia un contro vertice, diffuso sul territorio, generalizzato, sui grandi temi globali e locali ed interconnesso con le vertenze sociali del territorio. E così anche in Molise si è iniziato ad incontrarci. E così si sono messe insieme realtà sociali quali l’ufficio pace dell’Agesci, l’associazione “dalla parte degli ultimi”, la fondazione Milani, Libera Molise, il forum del 3° settore, le brigate di solidarietà, l’ufficio regionale di pastorale sociale, “il Ponte” e “la fonte”, decidendo di organizzare un incontro, durante il G8, a Bonefro per parlare delle vertenze molisane (sanità, acqua, turbogas, legalità, rifiuti) a partire dalla vertenza che le rappresenta tutte: quella del terremoto molisano e della ricostruzione sociale e materiale dopo sette anni.
Ma cosa c’entrano il G8 (gruppo degli otto) e la globalizzazione dei grandi della terra, con il nostro piccolo Molise? Vediamo innanzitutto che cos’è la globalizzazione. Essa è una forma perversa dell’in- terdipendenza che pretende di soffocare la stessa riducendola a un modello unico ed assoluto. È la tendenza del capitalismo ad essere forma di civiltà unica oltre che di economia materiale. Da quando siamo entrati nella globalizzazione? Specialmente da quando nel 1975 i paesi dell’Occidente, per rispondere alla crisi energetica dei paesi arabi, adottarono la strategia di liberalizzazione dei capitali, beni e servizi (economia di mercato). In questo modo l’egemonia economica mondiale dell’occidente avrebbe costretto tutti gli altri a tornare verso politiche funzionali allo sviluppo occidentale. Perché non è democratica? Questo processo multiculturale ma convergente verso il fine dominante dell’estensione mondiale del capitalismo come civiltà unica, configura un cammino molto diverso da quello della svolta di metà Novecento (diritti universali dell’uomo, costituzioni e democrazia), e, in generale, dallo sviluppo della democrazia come sistema politico e come ridefinizione umanizzata delle forme di società.
Quali gli effetti perversi della globalizzazione? La liberalizzazione della circolazione dei capitali; l’estensione mondiale del mercato capitalista; la deterritorializzazione (viene meno il legame tra persone, imprese e territori); l’accelerazione dei tempi di lavoro e di vita; il predominio dell’economia virtuale finanziaria su quella della produzione di beni e dell’occupazione dei lavoratori; la flessibilità dell’organizzazione del lavoro; il trasferimento di sovranità dalle istituzioni democratiche alle imprese e al mercato; la mutazione genetica delle istituzioni stesse, tutte riorientate in funzione dei meccanismi della competizione e del mercato; la stabilizzazione proficua delle disparità giuridiche; l’erosione dei legami sociali, delle identità comunitarie, con la riduzione delle culture; l’acuirsi della precarietà e dell’insicu- rezza sociale ed economica; l’aggravar- si dell’aggressione agli equilibri ecologici del pianeta. I movimenti sociali, a partire da Genova, riconoscono il valore dell’interdipendenza, ma non la globalizzazione del capitalismo che ha causato anche la grande crisi economica che stiamo vivendo.
Anche in Molise è atterrata la globalizzazione del capitalismo o neoliberismo, che dir si voglia, che soprattutto nella sua declinazione individualista, ha frantumato i tempi e gli spazi della vita, sfilacciando il tessuto sociale. La ricostruzione sociale, resa evidente nelle catastrofi, è uno dei paradigmi su cui tutte le società piccole e grandi dovranno confrontarsi, pena il dissolvimento del senso della comunità e dell’“economia delle relazioni”. Parafrasando la celebre espressione di Calamandrei sulla Costituzione italiana, penso di poter dire, che semmai un giorno mi chiederanno dove sono nati la nuova Italia ed il nuovo mondo, potrei rispondere: nelle vertenze sociali, negli incontri dei movimenti sociali e soprattutto sotto la tenda e la pioggia battente de L’Aquila, dove per ore ci si è confrontati, si è discusso e si sono costruite le basi per una nuova costituzione civile dal basso. ☺
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