C’è una bibbia originale?
5 Gennaio 2024
laFonteTV (3191 articles)
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C’è una bibbia originale?

Avevamo lasciato il nostro percorso sulla bibbia all’epoca della Riforma e della Controriforma, quando cattolici e protestanti avevano scelto la “loro” bibbia. Nel mondo protestante si optò per i testi originali: ebraico per l’Antico Testamento, il greco di Erasmo per il Nuovo Testamento che, più tardi, con qualche piccola correzione fu definito il textus receptus, il testo, cioè, ricevuto dalla chiesa antica e quindi da Dio stesso. Nel mondo cattolico invece, dopo il Concilio di Trento che dichiarò la vulgata di Girolamo come testo “autentico”, cioè normativo per la chiesa, ci fu la pubblicazione della bibbia vulgata Sisto-clementina che divenne LA Bibbia fino al Concilio Vaticano II. Tuttavia, si cominciarono a riscoprire dal XIX secolo antichi manoscritti del Nuovo Testamento che mettevano in dubbio l’antichità del testo greco fino ad allora ritenuto ispirato e, dopo un periodo di scomuniche e critiche, si accettò il fatto che era necessario ricostruire un testo il più possibile vicino alle origini. Per l’Antico Testamento avvenne un fatto rivoluzionario: la scoperta dei manoscritti di Qumran, nei pressi del Mar Morto, che portò alla dimostrazione che il testo ebraico arrivato fino a noi non è molto diverso da quello di due secoli prima di Cristo. Nel XX secolo, quindi, grazie alle scoperte archeologiche e ad uno studio più scientifico dei testi, si è arrivati ad avere la convinzione che il testo biblico non sia fissato una volta per sempre ma sia una sorta di work in progress e solo in epoca bizantina si è avuta una certa standardizzazione: per l’ ebraico è il testo masoretico, per il Nuovo Testamento il cosiddetto testo bizantino, pubblicato poi da Erasmo. Oggi, quindi, per quanto riguarda il testo materiale della bibbia, abbiamo tre gruppi di testi: i libri scritti in ebraico (e aramaico) conosciuti attraverso la tradizione ebraica e le recenti scoperte archeologiche; i libri dell’Antico Testamento tramandati solo in greco nella LXX (i deuterocanonici) accolti come libri sacri sia dai cattolici che dagli ortodossi (anche se questi ultimi non hanno mai definito in modo solenne l’elenco dei libri, come invece i cattolici); ed infine i libri del Nuovo Testamento, studiati ormai in modo ecumenico da tutti i cristiani anche se gli ortodossi sono più affezionati al testo bizantino, perché tramandato in modo ininterrotto nella loro tradizione, mentre i cattolici e i protestanti preferiscono un testo ricostruito mettendo a confronto i manoscritti che precedono il testo bizantino.
La domanda che forse nasce da tutto questo è: qual è allora la bibbia vera, quella più vicina a ciò che hanno pensato gli autori originali dei singoli libri, quella trasmessa per secoli nella tradizione greca o, ancora, quella trasmessa nella tradizione la- tina? Oggi, per fortuna, non si vuole assolutizzare un testo rispetto agli altri ma ci si rende conto che la bibbia, come ha detto in modo illuminante san Gregorio Magno, cresce con chi la legge, ha accompagnato i credenti per secoli e si è adattata, in qualche modo, alle loro capacità di comprendere ed oggi si può paragonare ad un lago molto grande a cui affluiscono tanti fiumi e torrenti, manifestando così la ricchezza della Parola di Dio. Allo stesso tempo siamo in una posizione completamente nuova rispetto alle generazioni passate per cui non possiamo più leggere la bibbia come se non ci fosse lo studio critico dei testi e continuare ad usarla invece, come gli antichi, solo come fonte materiale di idee fuori dalla storia, ritenute eterne e immodificabili. Oggi abbiamo consapevolezza che quei libri sono stati modificati eccome! Anzi, spesso le idee elaborate dalle teologie delle diverse epoche hanno portato alcuni copisti a cambiare i testi per corrispondere a quelle idee e quei cambiamenti sono entrati poi nel testo, diventando sacri per le generazioni successive (l’esempio più famoso è il cosiddetto comma johanneum nella prima Lettera di Giovanni 5,7). Oggi, soprattutto nel mondo cattolico e protestante, la bibbia viene studiata con tutti gli strumenti storici e letterari che permettono di capire con quale testo nelle diverse epoche storiche si sono confrontati i cristiani e, allo stesso tempo, come ragionavano gli autori originali; per cui non si afferma più (tranne che nei gruppi evangelici fondamentalisti) che il mondo esiste da seimila anni perché lo dice la bibbia, ma che quei racconti contengono delle verità filosofiche più che scientifiche, che appartengono alla categoria dei miti e non della cronaca storica.
Da questa consapevolezza dovrebbe derivare un metodo per leggere così tutta la tradizione cristiana, anche le formulazioni dogmatiche che si sono elaborate lungo la storia nei concili e nei pronunciamenti papali. Come è possibile, infatti, continuare a difendere come leggi vincolanti per la vita del credente formulazioni che sono legate a determinati contesti storici, mentre con molta facilità interpretiamo e contestualizziamo alcuni contenuti della bibbia? O come è possibile, in altri casi, che si continui a citare in modo destoricizzato la bibbia per confermare idee ormai obsolete accumulatesi lungo la storia, negando di fatto la dimensione umana e quindi storica della Scrittura? Dire che la Parola di Dio deve esser l’anima della teologia non significa prendere le sue frasi e infarcire i trattati di teologia e di morale e i testi del magistero, ma significa che, come oggi abbiamo un diverso approccio ai testi biblici, vagliati attraverso il metodo della ricerca storica, così dovremmo fare con tutte le formulazioni della tradizione, altrimenti si rischia di divinizzarle e metterle sopra la Scrittura interpretata storicamente.
Guardare a come la bibbia è stata letta in passato, infine, ci deve aiutare a comprendere che Dio e la sua volontà non possono essere capiti una volta per tutte, ma ogni generazione, in base agli strumenti che anche l’intelligenza umana ha messo a disposizione, è chiamata a ridire nella propria cultura in che modo Dio e Gesù Cristo sono significativi per la vita dei credenti per non rischiare di indossare i vestiti tarlati e logori delle generazioni precedenti.☺

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