Cercare il filo
8 Luglio 2023
laFonteTV (3191 articles)
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Cercare il filo

“Se qualcuno ti fa call out [pronuncia: coll-aut] per qualcosa che hai fatto, tu smetti di farlo” (Irene Graziosi, Il profilo dell’altra). Cosa vuole dirci la nostra giovane autrice con quest’affermazione? Il linguaggio adoperato è ovviamente quello dei giovani di oggi, tutti notoriamente connessi ed avvezzi ad una vita social… E ancora, Vincenzo Latronico, in gara al premio Strega 2023 con Le perfezioni: “a volte ridevano in contemporanea perché gli era apparso lo stesso meme in feed [pronuncia: fid]. I loro commenti alle questioni del giorno erano commentati dai loro amici, a cui spedivano il link a pezzi che argomentavano l’opinione opposta. Cinque minuti dopo replicavano con un thread [pronuncia: thred]”.
Appare evidente come la prosa di questi due giovani risenta molto di quella tendenza, ormai ampiamente diffusa, a ricorrere ad espressioni o termini della lingua inglese, a volte con ragione, altre – io direi – pretenziosamente, attraverso la quale essi intendono riprodurre il linguaggio che le nuove generazioni usano per la comunicazione. Un gergo, un codice che presume l’ esclusione, che rispecchia categorie mentali e mondi dai quali persone come chi scrive non possono che sentirsi distanti e poco coinvolte. Eppure questo è il mondo che ci troviamo a vivere, la realtà che ci vede nostro malgrado protagonisti, il contemporaneo che assume di volta in volta connotazioni ed aspetti sempre più nuovi e sconosciuti.
Vorrei chiarire innanzitutto che la critica, seppur velata, posta al linguaggio giovanile non corrisponde ad una intransigente difesa della lingua italiana; tantomeno non ritengo che non si possano utilizzare vocaboli stranieri per rappresentare verbalmente situazioni o opinioni!
E allora, call out e thread sono due termini su cui vorrei soffermarmi e che ben rappresentano il modo di esprimersi dei giovani d’oggi. Irene Graziosi, infatti, prosegue fornendoci la spiegazione di call out: “È quando qualcuno sui social denuncia un gesto non etico”. Letteralmente “chiamarsi fuori”, quindi dissociarsi, non essere d’ accordo; e tale atteggiamento presuppone convincimento ed attenzione verso problematiche etiche, anche e soprattutto se ci si trova in un contesto digitale, dietro lo schermo di un dispositivo elettronico, a volte in anonimato completo!
Thread, invece, traduce l’italiano “filo”: nelle conversazioni, in presenza o da remoto, corrisponde al tema di fondo di una discussione. È il fulcro, il punto centrale intorno al quale le opinioni, i suggerimenti, le osservazioni prendono corpo e contribuiscono allo sviluppo di un ragionamento. A molti di noi non è ignota l’espressione “filo conduttore” o anche “filo del discorso”, ma attualmente, quando ci si trova in rete – online – si preferisce ricorrere all’anglofono thread, dall’identico significato, pure se i convenuti sono tutti parlanti italiani. Questione di stile?
Ad ogni modo la metafora del filo, mutuata dall’ambito tessile anche in inglese, esprime con chiarezza – come suggerisce Tullio De Mauro – “l’andamento logico e sequenziale di un’argomentazione”, e ben le si addicono le azioni di tenere, riprendere o perdere detto filo. Quando si è impegnati in un dibattito credo sia essenziale che ognuno dei partecipanti si attenga al tema proposto e fornisca il suo contributo, libero ed autentico, perché la tematica possa essere affrontata, approfondita e – perché no – risolta, in caso di problema che necessita di soluzione.
Mi piace molto questa immagine del filo che lega, che raggiunge, che avvicina: comunicare è appunto passaggio da emittente a destinatario che a sua volta può diventare emittente per altri destinatari. Un filo che può portare salvezza come ha scritto Annamaria Mastropietro qualche anno fa sulla nostra rivista, rivisitando il mito di Arianna alla luce della situazione post-sisma nella nostra regione.
“Quando Teseo salpa da Atene alla volta di Creta è disposto a morire pur di difendere le quattordici giovani vite destinate al pasto del Minotauro; perciò si dichiara pronto a sfidare il mostro. Fa affidamento, giovane com’è, sull’ entusiasmo e sulla buona volontà; incautamente trascura di studiare il piano e prevedere gli incidenti di percorso che quasi sempre ogni impresa comporta. Come uccidere il mostro e contemporaneamente portare in salvo, fuori dal labirinto di Cnosso, le giovani vittime? A mancargli non è il coraggio, ma la gestione dell’imprevisto! Arianna gli consegnerà allora un oggetto semplice e apparentemente insignificante grazie al quale ritroverà la via del ritorno e uscirà dall’intrico dei corridoi della reggia: un gomitolo. […] Arianna e il suo filo sono la soluzione per uscire dal labirinto. E constato che siamo purtroppo ancora nel labirinto, incapaci di trovare una via d’uscita; il buio e l’oscurità sembrano essersi impossessati delle coscienze e a prevalere è l’incapacità di operare con i fatti, di agire mettendo da parte negligenza ed inettitudine.
Troviamolo questo filo e dipaniamo la matassa, sciogliendo il groviglio di false giustificazioni e di rivalse che nulla giovano a chi ancora fiduciosamente aspetta ciò che gli è dovuto”.☺

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