Chi vincerà le elezioni politiche del 13 e 14 di aprile? Vinceremo noi se sapremo scegliere tra chi vuole bene al nostro paese e chi invece vuole bene solo a se stesso.
Al governo di Romano Prodi, che ha aumentato la pressione fiscale senza ridurre gli sprechi e i privilegi, dobbiamo riconoscere almeno il merito di aver risanato i conti dello Stato e ridato credibilità all’Italia in campo internazionale, il che non è poco dopo le figuracce rimediate dalla destra sia in campo nazionale che nel consesso più delicato, quello europeo e internazionale. Le nostre diplomazie sono dovute intervenire in più di un’occasione per rettificare le parole in libertà del capo del governo e dei ministri padani, sempre più attenti agli interessi statunitensi che a quelli europei e nazionali.
Tuttavia, la fine del governo Prodi ha sancito anche la conclusione di una esperienza politica oltre che la fine di alleanze non omogenee, sia per il centrodestra, che non è riuscito a realizzare il suo programma di governo, sia per l’alleanza di centrosinistra che si è sfilacciata ancor prima della fine della legislatura. La scelta non è quindi tra ridare fiducia a Prodi o a Berlusconi, anche perché Prodi non è più candidato, ma tra chi oggi interpreta in modo credibile la richiesta di rinnovamento della politica che tutti i cittadini auspicano, a cominciare da quello di poter esprimere il voto.
L’attuale legge elettorale che ci priva del diritto di scegliere chi vogliamo mandare a rappresentarci nel parlamento, fortemente voluta dal centrodestra, segna lo spartiacque tra la conservazione e il rinnovamento; pensate che nella nostra regione, prima ancora di andare a votare, si è già in grado di sapere, con assoluta certezza, i nominativi di coloro i quali andranno ad occupare gli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama, indipendentemente dal fatto che si vada o non si vada a votare: Berlusconi e Di Giacomo, per il centrodestra, Ruta e Massa, per il centrosinistra; la chiamano democrazia rappresentativa, forse perché rappresenta gli interessi di chi ha il potere di compilare le liste elettorali.
Chi non ha voluto cambiare questa legge non può candidarsi oggi a rappresentare il cambiamento e noi cittadini vinceremo solo se non gli daremo il voto. Né può candidarsi a guidare il cambiamento chi, avendo preso atto del fallimento delle alleanze non omogenee, oggi riunisce, sotto lo stesso simbolo, forze politiche incompatibili tra di loro: lega nord e lega sud, fascisti e antifascisti; o imbrogliano i loro elettori o stanno prendendo in giro gli italiani, in ogni caso noi vinceremo se non li voteremo.
Unica novità in questa campagna elettorale è l’assessore isernino alla sanità, mai votato da nessun elettore in quanto cooptato nella giunta regionale dal Presidente Iorio, non si sa se in qualità di tecnico, in quanto medico, o di politico, in quanto coordinatore regionale di Forza Italia. In ogni caso è bene segnalare che sotto la sua direzione, l’assessorato alla sanità della nostra regione è stato di fatto commissariato dal Governo centrale per l’incapacità di ridurre l’enorme debito accumulato dall’allegra gestione del centrodestra e per di più, in un anno e mezzo, il futuro senatore non è riuscito a far approvare dalla sua maggioranza il Piano sanitario regionale. Il Senatore Di Bartolomeo, suo compagno di partito, dice che questa candidatura è frutto di una congiura ai suoi danni e, considerato che non è stato redarguito da nessuno, bisogna credergli. Vogliamo solo ricordare che, sempre per effetto di questa legge elettorale, il Senatore Di Giacomo siederà a Palazzo Madama senza che nessuno avrà mai votato per lui. Anche in questo caso noi cittadini vinceremo se non lo voteremo.
Per noi molisani la scelta è ancora più complessa. Pensare che Massa e Ruta possano rappresentare il rinnovamento della politica sarebbe veramente un affronto all’intelligenza. Quanto al primo basta ascoltarlo per capire che i suoi ragionamenti, oltre che i suoi metodi, sono rimasti ingabbiati a modelli pre-muro di Berlino; il secondo, anacronistico interprete della democristianità, ci fa rimpiangere persino il funesto muro. In questi anni difficili del post terremoto i Molisani, disillusi dalle trovate berlusconesche, si sarebbero aspettati che qualcuno del posto si fosse accorto che il Molise è una valle di lacrime, che le poche aziende esistenti chiudono, che il mondo agricolo sconta ritardi enormi, che la sanità molisana è un buco senza fondo, che i costi della politica hanno divorato le poche risorse assegnate per il terremoto: silenzio assoluto su tutto ciò. Il tandem Massa-Ruta si è speso invece a fare le pulci al ministro Di Pietro, reo di un iperattivismo politico istituzionale che ha messo in evidenza l’inutilità della loro presenza in Parlamento, motivo per cui ancora una volta noi cittadini vinceremo se non gli daremo il voto.
Un’ultima notazione. I politici della destra, dalle pagine dei giornali ostili al povero Berlusconi, si affannano a dichiarare che sarebbe inutile votare per Di Pietro, perché lo stesso, nel prossimo governo, non sarà più ministro e non potrà fare quindi nulla per la nostra regione. L’ipotesi ancorché carica di arroganza per chi le elezioni le avrebbe già vinte prima ancora di farle, denota tuttavia il disprezzo che questi signori hanno per i loro concittadini; pur riconoscendo all’on. Di Pietro meriti indiscussi per la sua azione di governo a favore della gente di questa terra, auspicano uno scenario contrario agli interessi di tutti i molisani, tranne i loro. Come a dire, se non volete correre il rischio di avere al governo un molisano votate per noi. ☺
Chi vincerà le elezioni politiche del 13 e 14 di aprile? Vinceremo noi se sapremo scegliere tra chi vuole bene al nostro paese e chi invece vuole bene solo a se stesso.
Al governo di Romano Prodi, che ha aumentato la pressione fiscale senza ridurre gli sprechi e i privilegi, dobbiamo riconoscere almeno il merito di aver risanato i conti dello Stato e ridato credibilità all’Italia in campo internazionale, il che non è poco dopo le figuracce rimediate dalla destra sia in campo nazionale che nel consesso più delicato, quello europeo e internazionale. Le nostre diplomazie sono dovute intervenire in più di un’occasione per rettificare le parole in libertà del capo del governo e dei ministri padani, sempre più attenti agli interessi statunitensi che a quelli europei e nazionali.
Tuttavia, la fine del governo Prodi ha sancito anche la conclusione di una esperienza politica oltre che la fine di alleanze non omogenee, sia per il centrodestra, che non è riuscito a realizzare il suo programma di governo, sia per l’alleanza di centrosinistra che si è sfilacciata ancor prima della fine della legislatura. La scelta non è quindi tra ridare fiducia a Prodi o a Berlusconi, anche perché Prodi non è più candidato, ma tra chi oggi interpreta in modo credibile la richiesta di rinnovamento della politica che tutti i cittadini auspicano, a cominciare da quello di poter esprimere il voto.
L’attuale legge elettorale che ci priva del diritto di scegliere chi vogliamo mandare a rappresentarci nel parlamento, fortemente voluta dal centrodestra, segna lo spartiacque tra la conservazione e il rinnovamento; pensate che nella nostra regione, prima ancora di andare a votare, si è già in grado di sapere, con assoluta certezza, i nominativi di coloro i quali andranno ad occupare gli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama, indipendentemente dal fatto che si vada o non si vada a votare: Berlusconi e Di Giacomo, per il centrodestra, Ruta e Massa, per il centrosinistra; la chiamano democrazia rappresentativa, forse perché rappresenta gli interessi di chi ha il potere di compilare le liste elettorali.
Chi non ha voluto cambiare questa legge non può candidarsi oggi a rappresentare il cambiamento e noi cittadini vinceremo solo se non gli daremo il voto. Né può candidarsi a guidare il cambiamento chi, avendo preso atto del fallimento delle alleanze non omogenee, oggi riunisce, sotto lo stesso simbolo, forze politiche incompatibili tra di loro: lega nord e lega sud, fascisti e antifascisti; o imbrogliano i loro elettori o stanno prendendo in giro gli italiani, in ogni caso noi vinceremo se non li voteremo.
Unica novità in questa campagna elettorale è l’assessore isernino alla sanità, mai votato da nessun elettore in quanto cooptato nella giunta regionale dal Presidente Iorio, non si sa se in qualità di tecnico, in quanto medico, o di politico, in quanto coordinatore regionale di Forza Italia. In ogni caso è bene segnalare che sotto la sua direzione, l’assessorato alla sanità della nostra regione è stato di fatto commissariato dal Governo centrale per l’incapacità di ridurre l’enorme debito accumulato dall’allegra gestione del centrodestra e per di più, in un anno e mezzo, il futuro senatore non è riuscito a far approvare dalla sua maggioranza il Piano sanitario regionale. Il Senatore Di Bartolomeo, suo compagno di partito, dice che questa candidatura è frutto di una congiura ai suoi danni e, considerato che non è stato redarguito da nessuno, bisogna credergli. Vogliamo solo ricordare che, sempre per effetto di questa legge elettorale, il Senatore Di Giacomo siederà a Palazzo Madama senza che nessuno avrà mai votato per lui. Anche in questo caso noi cittadini vinceremo se non lo voteremo.
Per noi molisani la scelta è ancora più complessa. Pensare che Massa e Ruta possano rappresentare il rinnovamento della politica sarebbe veramente un affronto all’intelligenza. Quanto al primo basta ascoltarlo per capire che i suoi ragionamenti, oltre che i suoi metodi, sono rimasti ingabbiati a modelli pre-muro di Berlino; il secondo, anacronistico interprete della democristianità, ci fa rimpiangere persino il funesto muro. In questi anni difficili del post terremoto i Molisani, disillusi dalle trovate berlusconesche, si sarebbero aspettati che qualcuno del posto si fosse accorto che il Molise è una valle di lacrime, che le poche aziende esistenti chiudono, che il mondo agricolo sconta ritardi enormi, che la sanità molisana è un buco senza fondo, che i costi della politica hanno divorato le poche risorse assegnate per il terremoto: silenzio assoluto su tutto ciò. Il tandem Massa-Ruta si è speso invece a fare le pulci al ministro Di Pietro, reo di un iperattivismo politico istituzionale che ha messo in evidenza l’inutilità della loro presenza in Parlamento, motivo per cui ancora una volta noi cittadini vinceremo se non gli daremo il voto.
Un’ultima notazione. I politici della destra, dalle pagine dei giornali ostili al povero Berlusconi, si affannano a dichiarare che sarebbe inutile votare per Di Pietro, perché lo stesso, nel prossimo governo, non sarà più ministro e non potrà fare quindi nulla per la nostra regione. L’ipotesi ancorché carica di arroganza per chi le elezioni le avrebbe già vinte prima ancora di farle, denota tuttavia il disprezzo che questi signori hanno per i loro concittadini; pur riconoscendo all’on. Di Pietro meriti indiscussi per la sua azione di governo a favore della gente di questa terra, auspicano uno scenario contrario agli interessi di tutti i molisani, tranne i loro. Come a dire, se non volete correre il rischio di avere al governo un molisano votate per noi. ☺
Chi vincerà le elezioni politiche del 13 e 14 di aprile? Vinceremo noi se sapremo scegliere tra chi vuole bene al nostro paese e chi invece vuole bene solo a se stesso.
Al governo di Romano Prodi, che ha aumentato la pressione fiscale senza ridurre gli sprechi e i privilegi, dobbiamo riconoscere almeno il merito di aver risanato i conti dello Stato e ridato credibilità all’Italia in campo internazionale, il che non è poco dopo le figuracce rimediate dalla destra sia in campo nazionale che nel consesso più delicato, quello europeo e internazionale. Le nostre diplomazie sono dovute intervenire in più di un’occasione per rettificare le parole in libertà del capo del governo e dei ministri padani, sempre più attenti agli interessi statunitensi che a quelli europei e nazionali.
Tuttavia, la fine del governo Prodi ha sancito anche la conclusione di una esperienza politica oltre che la fine di alleanze non omogenee, sia per il centrodestra, che non è riuscito a realizzare il suo programma di governo, sia per l’alleanza di centrosinistra che si è sfilacciata ancor prima della fine della legislatura. La scelta non è quindi tra ridare fiducia a Prodi o a Berlusconi, anche perché Prodi non è più candidato, ma tra chi oggi interpreta in modo credibile la richiesta di rinnovamento della politica che tutti i cittadini auspicano, a cominciare da quello di poter esprimere il voto.
L’attuale legge elettorale che ci priva del diritto di scegliere chi vogliamo mandare a rappresentarci nel parlamento, fortemente voluta dal centrodestra, segna lo spartiacque tra la conservazione e il rinnovamento; pensate che nella nostra regione, prima ancora di andare a votare, si è già in grado di sapere, con assoluta certezza, i nominativi di coloro i quali andranno ad occupare gli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama, indipendentemente dal fatto che si vada o non si vada a votare: Berlusconi e Di Giacomo, per il centrodestra, Ruta e Massa, per il centrosinistra; la chiamano democrazia rappresentativa, forse perché rappresenta gli interessi di chi ha il potere di compilare le liste elettorali.
Chi non ha voluto cambiare questa legge non può candidarsi oggi a rappresentare il cambiamento e noi cittadini vinceremo solo se non gli daremo il voto. Né può candidarsi a guidare il cambiamento chi, avendo preso atto del fallimento delle alleanze non omogenee, oggi riunisce, sotto lo stesso simbolo, forze politiche incompatibili tra di loro: lega nord e lega sud, fascisti e antifascisti; o imbrogliano i loro elettori o stanno prendendo in giro gli italiani, in ogni caso noi vinceremo se non li voteremo.
Unica novità in questa campagna elettorale è l’assessore isernino alla sanità, mai votato da nessun elettore in quanto cooptato nella giunta regionale dal Presidente Iorio, non si sa se in qualità di tecnico, in quanto medico, o di politico, in quanto coordinatore regionale di Forza Italia. In ogni caso è bene segnalare che sotto la sua direzione, l’assessorato alla sanità della nostra regione è stato di fatto commissariato dal Governo centrale per l’incapacità di ridurre l’enorme debito accumulato dall’allegra gestione del centrodestra e per di più, in un anno e mezzo, il futuro senatore non è riuscito a far approvare dalla sua maggioranza il Piano sanitario regionale. Il Senatore Di Bartolomeo, suo compagno di partito, dice che questa candidatura è frutto di una congiura ai suoi danni e, considerato che non è stato redarguito da nessuno, bisogna credergli. Vogliamo solo ricordare che, sempre per effetto di questa legge elettorale, il Senatore Di Giacomo siederà a Palazzo Madama senza che nessuno avrà mai votato per lui. Anche in questo caso noi cittadini vinceremo se non lo voteremo.
Per noi molisani la scelta è ancora più complessa. Pensare che Massa e Ruta possano rappresentare il rinnovamento della politica sarebbe veramente un affronto all’intelligenza. Quanto al primo basta ascoltarlo per capire che i suoi ragionamenti, oltre che i suoi metodi, sono rimasti ingabbiati a modelli pre-muro di Berlino; il secondo, anacronistico interprete della democristianità, ci fa rimpiangere persino il funesto muro. In questi anni difficili del post terremoto i Molisani, disillusi dalle trovate berlusconesche, si sarebbero aspettati che qualcuno del posto si fosse accorto che il Molise è una valle di lacrime, che le poche aziende esistenti chiudono, che il mondo agricolo sconta ritardi enormi, che la sanità molisana è un buco senza fondo, che i costi della politica hanno divorato le poche risorse assegnate per il terremoto: silenzio assoluto su tutto ciò. Il tandem Massa-Ruta si è speso invece a fare le pulci al ministro Di Pietro, reo di un iperattivismo politico istituzionale che ha messo in evidenza l’inutilità della loro presenza in Parlamento, motivo per cui ancora una volta noi cittadini vinceremo se non gli daremo il voto.
Un’ultima notazione. I politici della destra, dalle pagine dei giornali ostili al povero Berlusconi, si affannano a dichiarare che sarebbe inutile votare per Di Pietro, perché lo stesso, nel prossimo governo, non sarà più ministro e non potrà fare quindi nulla per la nostra regione. L’ipotesi ancorché carica di arroganza per chi le elezioni le avrebbe già vinte prima ancora di farle, denota tuttavia il disprezzo che questi signori hanno per i loro concittadini; pur riconoscendo all’on. Di Pietro meriti indiscussi per la sua azione di governo a favore della gente di questa terra, auspicano uno scenario contrario agli interessi di tutti i molisani, tranne i loro. Come a dire, se non volete correre il rischio di avere al governo un molisano votate per noi. ☺
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