come l’aquila
13 Aprile 2010 Share

come l’aquila

 

 “Più anni alla vita o più vita agli anni?”. Lo slogan pone un’alternati- va, quasi che una vita lunga sia inconciliabile con una vita di qualità, quando invece anche un’ottantenne, quale io sono, può sentirsi ancora in corsa, nonostante le lentezze, i vuoti di memoria, i deficit sensoriali… Misteriosa è la durata della vita, ma la qualità di questi anni in più che mi sono concessi dipende soltanto da me, dalla mia capacità di viverli in armonia con me stessa, accettando il cambiamento e attingendo allo scrigno del passato le perle che possono impreziosire il presente e irradiare speranza nel futuro.

L’età stessa ci viene in soccorso. “In questa tappa conclusiva della vita avvengono fenomeni precedentemente impensabili e l’umanità della persona tanto più diventa fragile nella sua fisicità tanto più diventa forte nelle sue risorse interiori”. Sono parole di Ferdinando Montuschi, pedagogista e psicologo, che prendo dalle conclusioni del libro da lui curato insieme a Gabriella Persico: Scoprire la vita nella terza età, pubblicato da Cittadella Editrice; libro dove gli anziani si raccontano con coraggio e insieme con umiltà per un bisogno di “tirare le fila della vita vissuta finora, di guardare al futuro”; “di rendere conto della propria amministrazione” (c’è un riferimento alla parabola di Luca: 16, 2) perché “la vita non è qualcosa di personale e basta, ma va anche considerata come un bene che ti è affidato in gestione”.

Tante le storie da leggere e da meditare; e il libro stesso ha una sua storia, non meno interessante, raccontata da Gabriella Persico nel capitolo “Dialogan- do con gli autori”; mentre a sua volta il professor Montuschi definisce nella introduzione i problemi della terza età e le premesse educative per viverla serenamente.

Racconta dunque la dottoressa Persico con disarmante semplicità: “Sono veneta di Vidor (Treviso), ho 83 anni,  sono cieca. Da 57 anni sono nel gruppo della Cittadella di Assisi e lavoro da un quarto di secolo a Cittadella Editrice con l’incarico, fra l’altro, di tenere i rapporti con i curatori delle collane psicologiche. Desiderando un libro sulla terza età mi rivolsi al professor Montuschi, curatore della collana psicoguide. La sua risposta fu: “nessuno può parlare meglio della terza età di quelli che la vivono”. Mi preparò la traccia… Mi trovai così impegnata a cercare collaboratori per il libro…Per la ricerca pensai di rivolgermi a persone che conoscevo e, al bisogno, di puntare su amici per cercare altri coautori”.

Tra rifiuti e adesioni si è concretizzata questa raccolta di testimonianze che vanno ben oltre una descrizione della terza età e si possono considerare delle autentiche autobiografie. “Sento che non posso parlare della mia esperienza da anziana (mi piace riportare le parole, così pregnanti, degli autori) senza parlare delle tappe più significative della mia vita, perché la vita di ognuno di noi è un “continuum”  e la terza età è l’epilogo di quello che siamo stati da bambini, da giovani, da adulti”. “Questa fase della vita non è da vedere solo come rimpianto per il tempo passato, anzi è un momento da vivere con la consapevolezza di chi sa di avere al proprio attivo un bagaglio di esperienze che vanno ripensate e che sia nel bene sia nel male hanno formato le nostre persone”.

Questo bagaglio riflesso, che fa di ciascuno di noi una persona unica fra le tante, emerge in pienezza nell’età avanzata, orientando e connotando le nostre scelte, quando, di fronte agli irreversibili cambiamenti nella nostra esistenza, siamo chiamati a riprogettare il nostro cammino senza tradire noi stessi. Si tratta di trovare un equilibrio fra ciò che si modifica e ciò che può dare un nuovo significato all’esistenza, rivalutando e non rifiutando il passato. “Le risorse che ci aiutano ad andare avanti le dobbiamo trovare dentro di noi: ragionando!” . “Ogni stagione dà i suoi frutti e i nostri contengono una somma di sapori e aromi che rendono dolce la vita”. Abbondanti e intramontabili i frutti della longevità assaporati dai protagonisti delle nostre storie: l’amore per il sapere e per la bellezza, lo spirito umoristico, la tenerezza, l’intimità, la relazione amicale, la gratuità, la preghiera…

Leggo parole che invitano alla contemplazione, cariche di risonanze affettive e cognitive.  “Mi si spalancarono due finestre che fino ad allora avevo tenute socchiuse: una sull’immensità del cielo stellato e l’altra rivolta ai sentieri lussureggianti di colori dei fiori e della magica simmetria delle loro forme”. Altre dettate da una forza interiore capace di trasformare un dolore profondo, come la perdita del proprio coniuge, in un’aggiunta di umanità. “Non avrei mai creduto di piangere così tanto e così a lungo… quel passo solo io lo posso fare, cambiando il mio cuore, maturando il mio affetto…Il lutto può inaugurare una stagione di grande libertà, di più profondo amore, di più responsabile scelta”. Un’invocazione di salvezza e di perdono. “Spero che Dio mi risparmierà la dannazione, perché all’inferno ci sono già stato. Ma ho imparato che, almeno in vita, si esce da quel terribile luogo camminando lentamente con le sole ginocchia, carponi nella preghiera”. E infine, gioiosamente. “Sembra o non sembra, ho 86 anni, ringrazio il Signore per questa lunga ospitalità che mi ha concesso, e senza pagare nulla per l’affitto del suo Creato”.

La conclusione è nell’illustrazio- ne di copertina – una coppia di anziani, lui e lei, in volo su una grossa piuma – e in una pagina che si addice magnificamente all’immagine: “Egli perdona tutte le tue colpe…  e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza… Perché questo rapace è così longevo a confronto degli altri uccelli? Il segreto sta nelle sue ali possenti e nelle sue piume tenaci. Quando l’aquila si accorge che sta diventando vecchia, si strappa di dosso le penne ormai logore e le rimette nuove… Ciò che è solo una simpatica leggenda – simbolo per l’aquila, è invece una realtà per il nostro spirito. Il perdono di Dio ci spoglia dell’uomo vecchio e ci dona una vita nuova…Possiamo tornare a volare alto con libertà e sicurezza. Il più grande miracolo che il Dio della tenerezza può fare a noi vecchi”. ☺

 

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