Curare la pace
8 Giugno 2024
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Curare la pace

Si è svolta, sabato 18 maggio a Verona, la nuova “Arena di Pace” con la presenza di papa Francesco. Promossa dalla diocesi di Verona e dalle riviste cattoliche impegnate per la pace, sulla scia delle “Arene” precedenti. L’ “Arena” del 2024 ha visto la presenza di oltre 12.000 pacifisti e nonviolenti, laici e cattolici, riuniti in uno scenario straordinario con la bandiera bianca in mano – oltre alle bandiere arcobaleno – a ribadire l’urgenza dell’impegno per la pace, attraverso il disarmo e la costruzione degli strumenti nonviolenti di gestione dei conflitti, anziché la follia della nuova corsa agli armamenti che genera immensi profitti con le guerre. Papa Francesco ha tenuto una lezione di nonviolenza contro il bellicismo dilagante, spiegando che “dobbiamo saper fare i conti con la fisiologia dei conflitti, che sono una sfida alla creatività, per uscirne non con la violenza, ma al di sopra, attraverso il dialogo che prevede l’ascolto della pluralità”.
L’ “Arena di pace 2024” è stata preparata nei mesi precedenti dai Tavoli di lavoro, tra i quali quello su ‘Pace e Disarmo’ dei movimenti per la nonviolenza, che ha elaborato un denso documento che indica le strade “per uscire dal sistema di guerra”: ridurre progressivamente e rapidamente le spese militari e destinare le risorse liberate a politiche culturali e sociali; sottoscrizione del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, allontanando dal territorio italiano tutte le testate presenti; costituzione della Difesa civile non armata e nonviolenta, con il relativo “Dipartimento” come primo nucleo di un futuro “Ministe- ro della Pace”; istituzione dei Corpi civili di pace, a partire dal nostro Paese; vietare senza eccezioni l’esportazione di armi e la cooperazione militare con paesi in guerra, difendendo la Legge 185/90, oggi sotto attacco, e fare della scuola una istituzione educativa che formi alla pace attraverso la nonviolenza, contrastandone i processi di militarizzazione con l’ingresso delle forze armate, e liberando anche l’Università dai condizionamenti del complesso militare-industriale.
Gli altri tavoli hanno messo in evidenza come la formazione deve educare alla cultura della pace, al rispetto reciproco e al dialogo, alla dignità del lavoro e alla giustizia, ai diritti e alla democrazia, alla nonviolenza e alla cittadinanza globale, alla conversione in chiave ecologica. Essa esige un’informazione libera e corretta. La difesa della democrazia richiede il rispetto dei princìpi costituzionali e dei diritti fondamentali a partire dalla libertà di esprimere e manifestare il dissenso e dal rifiuto di istituzioni verticistiche ed autoritarie. Le libertà e i diritti costituzionali devono essere riconosciuti e garantiti in modo universale ed egualitario ad ogni persona sul piano sociale e territoriale.
L’economia e il lavoro possono essere efficacemente tutelati da un ruolo pubblico, con fiscalità e bilancio propri, per investimenti su transizione ecologica, spesa sociale, beni comuni; occorre un fisco giusto e progressivo, che promuova buona occupazione e universalità dei diritti sociali; un sistema produttivo orientato al bene comune, finalizzato alla cura e alla riproduzione sociale. Serve dare valore economico e giuridico al lavoro perché le persone siano protagoniste come singoli e collettivamente e si affermino democrazia, sicurezza, qualità, diritti e salari adeguati.
Per quanto concerne l’ecologia occorre che le istituzioni mettano in atto un programma di uscita dalle fonti fossili a partire da gennaio 2025; per noi singoli l’invito ad un cambio di rotta, volto a scoprire il valore delle alterità che ci circondano, attraverso le “buone pratiche” ma è alla collettività che ci si rivolge con urgenza per l’impatto che il suo agire può significare. Superando, infatti, l’indifferenza e agendo sempre per i “beni comuni” tra cui difesa dei suoli, degli altri esseri viventi e dell’acqua, diventeremo quindi capaci di indicare, in modo costruttivo, alle istituzioni il percorso da intraprendere per una conversione ecologica integrale.
E infine per il tema delle migrazioni – si chiede un governo mondiale dei fenomeni migratori che tuteli i diritti umani delle persone migranti, oggi violati in diverse parti del mondo. All’ Unione Europea si chiede di garantire il diritto di asilo mettendo fine alle politiche di “esternalizzazione” delle frontiere. All’Italia di superare la “Bossi-Fini” prevedendo norme che rendano realmente possibili gli ingressi per chi ricerca lavoro, di non ostacolare il soccorso dei migranti, di attivare politiche efficaci per l’accoglienza e l’inclusione dei richiedenti asilo, di mettere in pratica politiche per il contrasto alle discriminazioni (in particolare nell’accesso alla casa) e la promozione delle pari opportunità per gli immigrati e per i loro figli.
Ai documenti dei lavori di gruppo il papa risponde con un percorso in 5 punti qualificanti: 1) la pace va organizzata; 2) la pace va promossa (tavolo migrazioni); 3) la pace va curata (tavolo ambiente/creato); 4) la pace va sperimentata (disarmo); 5) la pace va preparata (tavolo lavoro ed economia).
È stata un’esperienza vivificante che ha unito i movimenti popolari e sociali italiani e i movimenti cattolici sensibili al tema. Un percorso non solo per la chiesa, ma per tutta la società che si riconosce nella priorità di una economia di pace e in un futuro possibile solo dentro una visione di società della cura.☺

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