Di giardini e giungle
11 Novembre 2022
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Di giardini e giungle

L’altro giorno, o per correttezza, l’altra notte, mi ha chiamata, da Madrid, la mia amica Remedios. Dalla sua voce ho capito subito che stava piangendo. Avevo un po’ di difficoltà a capire il fiume di parole che mi arrivava all’orecchio, ma dopo qualche secondo capivo una parola, ripetuta da Remedios parecchie volte: PAURA.

Remedios è una donna ancora giovane, madre di due figlie, Alejandra di 16 e Julia di 10 anni. Lavora come professoressa in una scuola in un quartiere povero di Madrid, i suoi alunni vengono da famiglie disagiate, nella maggioranza con genitori disoccupati. Ma Remedios è anche fotografa, e da qualche anno si interessa di Tina Modotti. L’anno scorso ha fatto un viaggio in Italia, con la sua famiglia, per cercare in questo paese tracce di Tina. La visita a Bonefro, all’archivio Tina Modotti, è stata l’ultimo punto nella sua lista dei posti che voleva conoscere, ed abbiamo trascorso due giorni a parlare di Tina, e mentre il marito e la piccola Julia scoprivano Bonefro e dintorni, Alejandra rimaneva sempre con me e con sua madre, con una grande voglia di sapere di più della vita della Modotti. Quando Remedios è venuta a Bonefro per la seconda volta, nel maggio di quest’anno, mi ha raccontato che Alejandra era diventata una grande ammiratrice di Tina, e sopratutto della Tina antifascista.

Adesso, al telefono, Remedios mi diceva che Alejandra era diventata, nella sua scuola, vittima di bullismo, un bullismo politico. Gli altri alunni la chiamano “brutta progre” (“progressista”), e per loro questo è un insulto. Alejandra aveva cercato di sapere di più sulla guerra civile spagnola, avendo appreso, dai racconti di sua madre, che Tina era andata in Spagna per difendere la Repubblica aggredita dai fascisti, dai sostenitori di Franco, aiutati dai nazisti tedeschi e dai fascisti italiani.

Il fatto che Alejandra vuole sapere cosa erano e cosa avevano fatto i fascisti, è la causa del suo isolamento in scuola e dell’odio dei suoi compagni di classe.

Remedios mi dice che anche lei è vista da qualche professore e sopratutto dalla preside della scuola come un essere strano, odioso, scomodo, ma lei sa come difendersi, lei è forte, e lei è decisa a dire a tutti che è antifascista. Ma si sente in qualche senso responsabile per tutto quello che succede alla figlia a scuola, e sente paura non per sé stessa, ma per la figlia. Remedios mi dice anche che a Madrid, città che già è nelle mani della destra spagnola, cresce ogni giorno il numero dei sostenitori di VOX, il partito neofascista, che conta, fra gli amici a livello internazionale, anche la neopresidente del consiglio dei ministri in Italia.

Quella notte abbiamo parlato a lungo di tutto questo, della nostra paura quando pensiamo al futuro dei nostri figli, nipoti o pronipoti, ma alla fine siamo arrivate alla conclusione che la paura ci paralizza e che dobbiamo unirci tutti per vincere questa paura e per fare di tutto perché la storia non si ripeta.

Qualche giorno dopo, Josep Borell, spagnolo come Remedios, rappresentante della Unione Europea per gli affari esteri, ha dichiarato in pubblico che “l’Europa è un giardino dove tutto fiorisce, mentre il resto del mondo è una giungla”. Una frase razzista, pronunciata da un uomo che rappresenta tutti noi, cittadini della UE, nel mondo. E noi dobbiamo non solo far vedere al signor Borell quanta mala erba c’è nel “giardino” europeo, ma dobbiamo anche protestare con tutti  i mezzi contro quel suprematista bianco.

Stiamo attenti. Siamo vigilanti. Quello che succede in tutta Europa deve preoccuparci fortemente. È un’ondata che comincia a muoversi, ma se non uniamo le nostre forze questa ondata può crescere e convertirsi in uno tsunami che potrebbe affondare tutta l’Unione Europea, come l’hanno sognata quelli che avevano vissuto il fascismo e volevano evitare, come noi adesso, che la storia si ripeta.☺

 

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