Difficile salire nella scala sociale
6 Febbraio 2025
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Difficile salire nella scala sociale

Il Rapporto CENSIS, documento annuale giunto alla 58ª edizione nel dicembre 2024, si propone l’analisi e l’interpretazione dei più importanti e significativi fenomeni socio-economici del Paese, individuando i reali processi di trasformazione della società italiana e fornendo possibili chiavi di lettura e interpretazione della società italiana.
“Intrappolati nella sindrome italiana” è la sintesi con la quale inizia il rapporto. Il 2024 potrebbe essere ricordato come l’anno di alcuni record con riferimento alla denatalità, all ’aumento del debito pubblico e al preoccupante astensionismo elettorale. Questi fenomeni con un’analisi approfondita ci possono dare un’ immagine aderente alla reale situazione sociale del Paese.
Nella società italiana prevalgono sentimenti molto contrastanti come il disincanto, la frustrazione, il senso di impotenza, il risentimento, la sete di giustizia, la brama di riscatto. Molto preoccupante è il dato che conferma il costante attenuarsi della spinta verso l’ accrescimento del benessere. Il reddito disponibile lordo pro-capite nell’ultimo ventennio (2003-2023), si è ridotto in termini reali del 7%. Nell’ultimo decennio (tra il secondo trimestre del 2014 e il secondo trimestre del 2024) anche la ricchezza netta pro-capite è diminuita del 5,5%.
La “sindrome italiana” nasconde insidie, come quella drammatica che attesta il dato dell’85,5% degli italiani convinto del fatto che sia molto difficile salire nella scala sociale. Il Censis affianca alla gravissima erosione dei percorsi di ascesa economica e sociale del ceto medio, una corrispondente crisi verso i valori costitutivi della democrazia.
Un dato preoccupante e grave è il tasso di astensione elettorale: alle ultime elezioni europee l’astensionismo ha segnato un record nella storia repubblicana pari al 51,7%, alle prime elezioni dirette del Parlamento europeo, nel 1979, l’astensionismo si attestò al 14,3%. Un elemento per tutti ratifica il problema elettorale: il 71,4% degli italiani considera l’Unione Europea come destinata a sfasciarsi, senza riforme radicali. A sua volta il 68,5% ritiene che le democrazie liberali non funzionino più. Questo indice si allinea al 66,3% che attribuisce all’Occidente la colpa dei conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente. Una esigua minoranza degli italiani concorda sull’aumento delle spese militari. La stragrande maggioranza degli italiani ed europei è assolutamente contraria all’aumento delle spese militari, preferendo l’aumento delle spese in sanità, istruzione e sociali, ma i governanti europei e italiani fanno l’esatto contrario, tagliano le spese sociali e aumentano sconsideratamente quelle militari. E a questo punto domandiamoci: può una comunità che si autodefinisce democratica prosperare senza rispettare le opinioni della maggioranza dei suoi cittadini, senza credenze condivise, senza un orizzonte collettivo di convivenza e benessere che dia significato e coerenza al vivere sociale?
Nella società italiana ci troviamo di fronte a rivalità delle identità e la lotta che ognuno intraprende per il riconoscimento dell’identità propria e del proprio gruppo, seguendo la logica “amico- nemico”. Il 38,3% degli italiani si sente minacciato dall’ingresso nel Paese dei migranti mentre il 29,3% prova ostilità per chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale. E per altro verso il 21,8% vede il nemico in chi professa una religione diversa, il 21,5% in chi appartiene a una etnia diversa, il 14,5% in chi ha un diverso colore della pelle.
Sul tema dell’acquisizione della cittadinanza, il 57,4% degli italiani ritiene che l’“italianità” debba essere cristallizzata e immutabile, definita dalla discendenza diretta da progenitori italiani. Una significativa rappresentanza pari al 36,4% ritiene che la cittadinanza debba essere connotata dalla fede cattolica e un preoccupante 13,7% la associa in via prioritaria a determinati tratti somatici.
Il CENSIS compie un focus anche sulla preparazione culturale, nella consapevolezza che il salto d’epoca imminente richieda una preparazione non comune. Un dato preoccupante risulta essere la “mancanza di conoscenze di base” che “rende i cittadini più disorientati e vulnerabili”. Conoscenze e abilità, intese come risultati del sistema scolastico, lascia molto sconcertati: non raggiungono i traguardi di apprendimento in italiano il 24,5% degli alunni al termine delle primarie, il 39,9% al termine delle medie, il 43,5% al termine delle superiori. In matematica stentano a raggiungere i traguardi: il 31,8% alle primarie, il 44% alle medie e il 47,5% alle superiori (il picco si registra ancora negli istituti professionali, con l’81%). Il 49,7% degli italiani non sa indicare correttamente l’anno della Rivoluzione francese, il 30,3% non sa chi è Giuseppe Mazzini (per il 19,3% è stato un politico della prima Repubblica), per il 32,4% la Cappella Sistina è stata affrescata da Giotto o da Leonardo, per il 6,1% il sommo poeta Dante Alighieri non è l’autore delle cantiche della Divina Commedia.
Con l’ignoranza diffusa possono attecchire stereotipi e pregiudizi: il 13,1% ritiene che l’intelligenza delle persone dipenda dalla loro etnia, per il 9,2% la propensione a delinquere avrebbe una origine genetica, per l’8,3% islam e jihadismo sono addirittura la stessa cosa.
Altri dati sconcertanti riguardano la sanità, infatti, secondo il rapporto 2024, al 62,1% degli italiani è capitato almeno una volta di rinviare un check up medico, accertamenti diagnostici o visite, rinviando quello che ormai costituisce il primo elemento della salute che è la prevenzione. Inoltre tra i giovani il 58,1% tra i 18 e i 34 anni si sente fragile oppure si sente solo (56,5%) o dichiara di soffrire di stati d’ansia o depressione (51,8%), di attacchi di panico (32,7%) e di disturbi del comportamento alimentare (18,3%). Dal 2013 al 2022 sono espatriati circa 352.000 giovani tra i 25 e i 34 anni (più di un terzo del totale degli espatri). Di questi, più di 132.000 (il 37,7%) erano in possesso della laurea. Negli anni i laureati sono aumentati: nel 2013 erano il 30,5% degli emigrati dall’Italia, nel 2022 erano diventati il 50,6% del totale.
La produzione delle attività manifatturiere italiane è entrata in una spirale negativa: meno l’1,2% tra il 2019 e il 2023. Il raffronto dei primi otto mesi del 2024 con lo stesso periodo del 2023 rivela una caduta del 3,4%. Invece le presenze turistiche in Italia hanno raggiunto i 447 milioni nel 2023, con un incremento del 18,7% rispetto al 2013. L’aumento più evidente nel decennio è attribuibile alla componente estera (+26,7%), che si colloca sui 234 milioni di presenze, ma il turismo domestico è comunque cresciuto del 10,9%. A Roma le presenze turistiche nel 2023 hanno superato i 37 milioni. In termini di produttività, nel periodo 2003-2023 le attività terziarie registrano però una riduzione del valore aggiunto per occupato dell’1,2%.
Per quanto riguarda le abitazioni, la casa può diventare il luogo della solitudine. Nel 2023 le persone sole hanno superato gli 8,8 milioni (+18,4% dal 2013). I vedovi (3,1 milioni) costituiscono il 34,8% delle persone sole, i single (celibi e nubili o separati e divorziati) sono il 65,2% (5,8 milioni). Risulta evidente che con questi dati sono in aumento le situazioni di disagio e di svantaggio determinate dalla solitudine e dalla mancanza di relazioni sociali.☺

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