Nella Bibbia ci sono molti tipi di donna: tipi negativi, come Eva e poi Dalila o Gezabele e tipi positivi, come le matriarche Sara, Rebecca, Rachele o le donne guerriere come Giaele o Giuditta e le profetesse come Debora. Ci sono donne liberatrici come Ester, che mette a rischio la sua vita per denunciare il disegno stragista del perfido Amman e la cui vittoria darà origine nella tradizione alla festa di Purim, il carnevale ebraico. Ma ci sono anche tanti tipi apparentemente minori, che tuttavia esprimono messaggi che proprio alla luce dell’evoluzione dei costumi umani possono essere valutati in tutta la loro importanza. Tra essi spicca una donna di cui nessuno forse ha mai sentito parlare: la regina Vasti, la cui sorte sfortunata ha reso possibile l’ascesa della regina Ester, nel libro omonimo. Nella logica del racconto, Vasti è un personaggio secondario, ma la determinazione con cui decide di non obbedire all’ordine del re con la conseguenza della perdita del suo ruolo di regina, la rende un personaggio estremamente attuale, in un’epoca in cui alcune donne, pur di occupare dei posti di rilievo oppure ottenere un po’ di celebrità o semplicemente per denaro, sono disposte a perdere la loro dignità di donna dietro ai capricci istintuali di vecchi con il piglio di decadenti monarchi tipo mille e una notte. La parabola di Vasti, in tal senso, va esattamente nella direzione contraria di oche giulive e corpi rifatti.
La storia di questa regina di fantasia, raccontata nel primo capitolo del libro di Ester, è semplice: il re persiano Assuero ha dato un pranzo per tutti i suoi dignitari con l’intento di ricordare loro chi comanda e possiede la ricchezza: “Dopo aver così mostrato loro le ricchezze e la gloria del suo regno e il fasto magnifico della sua grandezza per molti giorni, per centottanta giorni, passati questi giorni il re fece un altro banchetto di sette giorni, nel cortile del giardino della reggia, per tutto il popolo che si trovava nella cittadella di Susa, dal più grande al più piccolo” (1,4-5). È interessante che il re prima si dedica a ingozzare i suoi cortigiani, le intellighenzie pagate per alimentare la sua propaganda e poi pensa pure a foraggiare il popolo che, da che mondo è mondo, si tiene a bada con panem et circenses. Come direbbe il saggio Qoelet: nulla di nuovo sotto il sole! Anche la regina sembra all’inizio stare al gioco, fa la buona padrona di casa, la first lady che deve accogliere le altre donne-soprammobile in una società rigorosamente divisa tra maschi e femmine. Ma a tutto c’è un limite: quando il re decide di mostrarla come trofeo, la regina si rifiuta di presentarsi al suo cospetto: “Il re che aveva il cuore allegro per il vino, ordinò che conducessero davanti a lui la regina Vasti con la corona reale, per mostrare al popolo e ai capi la sua bellezza; essa infatti era di aspetto avvenente. Ma la regina Vasti rifiutò di venire” (1,10-12). L’orgoglio del vecchio satrapo è ferito a morte e chiede ai suoi leccapiedi cosa fare per guarire questa ferita. Da bravi servi adulatori essi hanno subito la risposta pronta, tutta tesa ad alimentare l’ego spropositato del tiranno, ricordandogli chi deve comandare, sia come singolo che come esponente del sesso forte: “La regina Vasti ha mancato non solo verso il re, ma anche verso tutti i capi e tutti i popoli che sono nelle province del re Assuero. Perché quello che la regina ha fatto si saprà da tutte le donne e le indurrà a disprezzare i propri mariti; esse diranno: Il re Assuero aveva ordinato che si conducesse alla sua presenza la regina Vasti ed essa non vi è andata. Da ora innanzi le principesse di Persia e di Media che sapranno il fatto della regina ne parleranno a tutti i principi del re e ne verranno insolenze e irritazioni all’eccesso. Se così sembra bene al re, venga da lui emanato un editto reale da scriversi fra le leggi di Persia e di Media, sicché diventi irrevocabile, per il quale Vasti non potrà più comparire alla presenza del re Assuero e il re conferisca la dignità di regina ad un’altra migliore di lei. Quando l’editto emanato dal re sarà conosciuto nell’intero suo regno per quanto è vasto, tutte le donne renderanno onore ai loro mariti dal più grande al più piccolo” (1,16-20).
Come deve essere la donna migliore di Vasti? Migliore significa che stia a suo posto, che torni a fare la casalinga disperata, pronta solo a soddisfare le voglie del maschio e farsi mostrare come formoso orpello. Per fortuna, ironizzerà il libro, le cose non saranno così ed Ester sarà migliore di Vasti perché avrà il coraggio di prendere anche l’iniziativa di presentarsi al re perché sia ristabilita la giustizia. Le due figure femminili del libro, ciascuna a suo modo, rappresentano il cammino di emancipazione delle donne: innanzitutto dicendo no allo sfruttamento della propria immagine di oggetto del desiderio e poi riappropriandosi della propria capacità di iniziativa di rendere il mondo un po’ migliore di quanto siano riusciti a fare i maschi. Vasti incarna la dignità ed Ester l’intraprendenza del genio femminile. Entrambe avrebbero molto da insegnare in un mondo come il nostro che, in barba ad ogni lotta di liberazione avvenuta, è popolato da uomini che ragionano ancora con l’altra testa e da donne che trovano il massimo della loro realizzazione nel rovinare il corpo con la chirurgia estetica con l’unica mira di frequentare ville e lettòni. ☺
mike.tartaglia@virgilio.it
Nella Bibbia ci sono molti tipi di donna: tipi negativi, come Eva e poi Dalila o Gezabele e tipi positivi, come le matriarche Sara, Rebecca, Rachele o le donne guerriere come Giaele o Giuditta e le profetesse come Debora. Ci sono donne liberatrici come Ester, che mette a rischio la sua vita per denunciare il disegno stragista del perfido Amman e la cui vittoria darà origine nella tradizione alla festa di Purim, il carnevale ebraico. Ma ci sono anche tanti tipi apparentemente minori, che tuttavia esprimono messaggi che proprio alla luce dell’evoluzione dei costumi umani possono essere valutati in tutta la loro importanza. Tra essi spicca una donna di cui nessuno forse ha mai sentito parlare: la regina Vasti, la cui sorte sfortunata ha reso possibile l’ascesa della regina Ester, nel libro omonimo. Nella logica del racconto, Vasti è un personaggio secondario, ma la determinazione con cui decide di non obbedire all’ordine del re con la conseguenza della perdita del suo ruolo di regina, la rende un personaggio estremamente attuale, in un’epoca in cui alcune donne, pur di occupare dei posti di rilievo oppure ottenere un po’ di celebrità o semplicemente per denaro, sono disposte a perdere la loro dignità di donna dietro ai capricci istintuali di vecchi con il piglio di decadenti monarchi tipo mille e una notte. La parabola di Vasti, in tal senso, va esattamente nella direzione contraria di oche giulive e corpi rifatti.
La storia di questa regina di fantasia, raccontata nel primo capitolo del libro di Ester, è semplice: il re persiano Assuero ha dato un pranzo per tutti i suoi dignitari con l’intento di ricordare loro chi comanda e possiede la ricchezza: “Dopo aver così mostrato loro le ricchezze e la gloria del suo regno e il fasto magnifico della sua grandezza per molti giorni, per centottanta giorni, passati questi giorni il re fece un altro banchetto di sette giorni, nel cortile del giardino della reggia, per tutto il popolo che si trovava nella cittadella di Susa, dal più grande al più piccolo” (1,4-5). È interessante che il re prima si dedica a ingozzare i suoi cortigiani, le intellighenzie pagate per alimentare la sua propaganda e poi pensa pure a foraggiare il popolo che, da che mondo è mondo, si tiene a bada con panem et circenses. Come direbbe il saggio Qoelet: nulla di nuovo sotto il sole! Anche la regina sembra all’inizio stare al gioco, fa la buona padrona di casa, la first lady che deve accogliere le altre donne-soprammobile in una società rigorosamente divisa tra maschi e femmine. Ma a tutto c’è un limite: quando il re decide di mostrarla come trofeo, la regina si rifiuta di presentarsi al suo cospetto: “Il re che aveva il cuore allegro per il vino, ordinò che conducessero davanti a lui la regina Vasti con la corona reale, per mostrare al popolo e ai capi la sua bellezza; essa infatti era di aspetto avvenente. Ma la regina Vasti rifiutò di venire” (1,10-12). L’orgoglio del vecchio satrapo è ferito a morte e chiede ai suoi leccapiedi cosa fare per guarire questa ferita. Da bravi servi adulatori essi hanno subito la risposta pronta, tutta tesa ad alimentare l’ego spropositato del tiranno, ricordandogli chi deve comandare, sia come singolo che come esponente del sesso forte: “La regina Vasti ha mancato non solo verso il re, ma anche verso tutti i capi e tutti i popoli che sono nelle province del re Assuero. Perché quello che la regina ha fatto si saprà da tutte le donne e le indurrà a disprezzare i propri mariti; esse diranno: Il re Assuero aveva ordinato che si conducesse alla sua presenza la regina Vasti ed essa non vi è andata. Da ora innanzi le principesse di Persia e di Media che sapranno il fatto della regina ne parleranno a tutti i principi del re e ne verranno insolenze e irritazioni all’eccesso. Se così sembra bene al re, venga da lui emanato un editto reale da scriversi fra le leggi di Persia e di Media, sicché diventi irrevocabile, per il quale Vasti non potrà più comparire alla presenza del re Assuero e il re conferisca la dignità di regina ad un’altra migliore di lei. Quando l’editto emanato dal re sarà conosciuto nell’intero suo regno per quanto è vasto, tutte le donne renderanno onore ai loro mariti dal più grande al più piccolo” (1,16-20).
Come deve essere la donna migliore di Vasti? Migliore significa che stia a suo posto, che torni a fare la casalinga disperata, pronta solo a soddisfare le voglie del maschio e farsi mostrare come formoso orpello. Per fortuna, ironizzerà il libro, le cose non saranno così ed Ester sarà migliore di Vasti perché avrà il coraggio di prendere anche l’iniziativa di presentarsi al re perché sia ristabilita la giustizia. Le due figure femminili del libro, ciascuna a suo modo, rappresentano il cammino di emancipazione delle donne: innanzitutto dicendo no allo sfruttamento della propria immagine di oggetto del desiderio e poi riappropriandosi della propria capacità di iniziativa di rendere il mondo un po’ migliore di quanto siano riusciti a fare i maschi. Vasti incarna la dignità ed Ester l’intraprendenza del genio femminile. Entrambe avrebbero molto da insegnare in un mondo come il nostro che, in barba ad ogni lotta di liberazione avvenuta, è popolato da uomini che ragionano ancora con l’altra testa e da donne che trovano il massimo della loro realizzazione nel rovinare il corpo con la chirurgia estetica con l’unica mira di frequentare ville e lettòni. ☺
Nella Bibbia ci sono molti tipi di donna: tipi negativi, come Eva e poi Dalila o Gezabele e tipi positivi, come le matriarche Sara, Rebecca, Rachele o le donne guerriere come Giaele o Giuditta e le profetesse come Debora. Ci sono donne liberatrici come Ester, che mette a rischio la sua vita per denunciare il disegno stragista del perfido Amman e la cui vittoria darà origine nella tradizione alla festa di Purim, il carnevale ebraico. Ma ci sono anche tanti tipi apparentemente minori, che tuttavia esprimono messaggi che proprio alla luce dell’evoluzione dei costumi umani possono essere valutati in tutta la loro importanza. Tra essi spicca una donna di cui nessuno forse ha mai sentito parlare: la regina Vasti, la cui sorte sfortunata ha reso possibile l’ascesa della regina Ester, nel libro omonimo. Nella logica del racconto, Vasti è un personaggio secondario, ma la determinazione con cui decide di non obbedire all’ordine del re con la conseguenza della perdita del suo ruolo di regina, la rende un personaggio estremamente attuale, in un’epoca in cui alcune donne, pur di occupare dei posti di rilievo oppure ottenere un po’ di celebrità o semplicemente per denaro, sono disposte a perdere la loro dignità di donna dietro ai capricci istintuali di vecchi con il piglio di decadenti monarchi tipo mille e una notte. La parabola di Vasti, in tal senso, va esattamente nella direzione contraria di oche giulive e corpi rifatti.
La storia di questa regina di fantasia, raccontata nel primo capitolo del libro di Ester, è semplice: il re persiano Assuero ha dato un pranzo per tutti i suoi dignitari con l’intento di ricordare loro chi comanda e possiede la ricchezza: “Dopo aver così mostrato loro le ricchezze e la gloria del suo regno e il fasto magnifico della sua grandezza per molti giorni, per centottanta giorni, passati questi giorni il re fece un altro banchetto di sette giorni, nel cortile del giardino della reggia, per tutto il popolo che si trovava nella cittadella di Susa, dal più grande al più piccolo” (1,4-5). È interessante che il re prima si dedica a ingozzare i suoi cortigiani, le intellighenzie pagate per alimentare la sua propaganda e poi pensa pure a foraggiare il popolo che, da che mondo è mondo, si tiene a bada con panem et circenses. Come direbbe il saggio Qoelet: nulla di nuovo sotto il sole! Anche la regina sembra all’inizio stare al gioco, fa la buona padrona di casa, la first lady che deve accogliere le altre donne-soprammobile in una società rigorosamente divisa tra maschi e femmine. Ma a tutto c’è un limite: quando il re decide di mostrarla come trofeo, la regina si rifiuta di presentarsi al suo cospetto: “Il re che aveva il cuore allegro per il vino, ordinò che conducessero davanti a lui la regina Vasti con la corona reale, per mostrare al popolo e ai capi la sua bellezza; essa infatti era di aspetto avvenente. Ma la regina Vasti rifiutò di venire” (1,10-12). L’orgoglio del vecchio satrapo è ferito a morte e chiede ai suoi leccapiedi cosa fare per guarire questa ferita. Da bravi servi adulatori essi hanno subito la risposta pronta, tutta tesa ad alimentare l’ego spropositato del tiranno, ricordandogli chi deve comandare, sia come singolo che come esponente del sesso forte: “La regina Vasti ha mancato non solo verso il re, ma anche verso tutti i capi e tutti i popoli che sono nelle province del re Assuero. Perché quello che la regina ha fatto si saprà da tutte le donne e le indurrà a disprezzare i propri mariti; esse diranno: Il re Assuero aveva ordinato che si conducesse alla sua presenza la regina Vasti ed essa non vi è andata. Da ora innanzi le principesse di Persia e di Media che sapranno il fatto della regina ne parleranno a tutti i principi del re e ne verranno insolenze e irritazioni all’eccesso. Se così sembra bene al re, venga da lui emanato un editto reale da scriversi fra le leggi di Persia e di Media, sicché diventi irrevocabile, per il quale Vasti non potrà più comparire alla presenza del re Assuero e il re conferisca la dignità di regina ad un’altra migliore di lei. Quando l’editto emanato dal re sarà conosciuto nell’intero suo regno per quanto è vasto, tutte le donne renderanno onore ai loro mariti dal più grande al più piccolo” (1,16-20).
Come deve essere la donna migliore di Vasti? Migliore significa che stia a suo posto, che torni a fare la casalinga disperata, pronta solo a soddisfare le voglie del maschio e farsi mostrare come formoso orpello. Per fortuna, ironizzerà il libro, le cose non saranno così ed Ester sarà migliore di Vasti perché avrà il coraggio di prendere anche l’iniziativa di presentarsi al re perché sia ristabilita la giustizia. Le due figure femminili del libro, ciascuna a suo modo, rappresentano il cammino di emancipazione delle donne: innanzitutto dicendo no allo sfruttamento della propria immagine di oggetto del desiderio e poi riappropriandosi della propria capacità di iniziativa di rendere il mondo un po’ migliore di quanto siano riusciti a fare i maschi. Vasti incarna la dignità ed Ester l’intraprendenza del genio femminile. Entrambe avrebbero molto da insegnare in un mondo come il nostro che, in barba ad ogni lotta di liberazione avvenuta, è popolato da uomini che ragionano ancora con l’altra testa e da donne che trovano il massimo della loro realizzazione nel rovinare il corpo con la chirurgia estetica con l’unica mira di frequentare ville e lettòni. ☺
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