Disincantarsi per esistere
11 Dicembre 2018
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Disincantarsi per esistere

Il canto (da canere – cantare) di ogni giorno ci apre le porte all’esistere di quell’incantamento di stupore ed euforia quotidie (di ogni giorno – quotidianamente). Le parole “magiche” che ascoltiamo e leggiamo, ci portano in un mondo che spesso non ci appartiene. Talvolta, noi stessi ci incantiamo sulle nostre parole. Le nostre visioni ci appaiono belle ed uniche, anche quando balliamo nella nostra casa dimenticando l’inquilino del piano di sotto, che magari dorme!

La mercificazione (che è un dare “prezzo” alle merci da scambiare) ha inquinato il mercato dell’esistere, dove, per merce, si scambia anche la vita del soggetto esistenziale nonché valori democratici o beni spirituali, nella sola prospettiva dell’interesse individuale ed economico che se ne può trarre.

Disincantarsi dunque, è quell’altra porta, secondo me fondamentale per il quotidie, di un esistere inclusivo dell’altro della porta accanto o, semplicemente, di quanti condividono l’esistere sul pianeta.

Disincantarsi significa vedere un film per farsi trascinare nel messaggio che il regista intende trasmettere attraverso testi e immagini; significa leggere un fumetto, un libro … per farsi trascinare nell’incanto del racconto senza perdere di vista i messaggi sottesi che le parole e le figure rappresentate intendono evidenziare … insomma, disincantarsi rappresenta l’oblio delle magie e delle favole per farne oggetto di verifica esistenziale negli atti concreti del proprio quotidie.

Quanto ci viene rappresentato, oggi con forme più sottili, sofisticate e certamente più immediate e dirette, non deve incantarci, ma sono grandi occasioni di verifica, confronto e critica al nostro esistere quotidie.

La critica (krino – distinguere) rappresenta un’attività della ragione che ci permette l’analisi e la valutazione di un contesto; la crisi (krisis – scelta) non rappresenta solo un momento difficile, duro, spiacevole, un turbamento passivo, ma anche il passaggio da una fase esistenziale ad un’altra.

Il tempo scorre sempre senza ragione e ragioni, ma il tempo esistenziale ha le sue ragioni spesso oscure alla ragione. La crisi è ben rappresentata dagli scalini posti in ogni angolo del pianeta: essa è quell’uomo e/o donna che ha un piede su un gradino e l’altro su quello successivo. Quell’uomo/donna, quella persona, è chiamato a scegliere se salire o scendere; in ogni caso, scendere o salire, non sono contrapposti in valore: o si sale o si scende, si compie una scelta determinata dai vari contesti.

Le crisi esistono e sono una delle infinite cifre dell’ esistere, che sempre schiudono alla vita … e quando ciò non accade, è perché in precedenza ci si è fermati al gioco della mercificazione, facendosi ingannare dall’incanto magico delle fantasie, ovvero non ci si è allenati al dolce canto del disincanto.

Io non ho più ragioni di un altro per vivere e abitare il pianeta ed entrambi abbiamo il nostro diritto alla scelta, sottraendoci al gioco mercificante di chi vorrebbe comprarci, fosse anche con i sentimenti.

L’amore più grande non è di colui che dona la sua vita per l’altro (questo ci farà sicuramente martiri, ma non di più), ma colui/colei che fa un passo indietro perché la vita dell’altro possa manifestarsi …e nella meraviglia dell’esistere, il passo indietro, mentre ci arricchisce nel rispetto dell’altro, schiude a noi porte sconosciute alle ragioni ed alla ragione. ☺

 

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