Dominio
“Noi avvertiamo questo impero di morte come universale, imbattibile, invincibile. Sembra di sentire il linguaggio di Romolo: ‘Roma eterna, le cui legioni sono invincibili’. Eppure i primi cristiani ebbero il coraggio di scrivere nell’Apocalisse: ’Babi- lonia è caduta’” (A. Zanotelli).
“L’età moderna – scriveva Romano Guardini nel suo famoso testo La fine dell’epoca moderna – si compiaceva di basare le norme della tecnica sull’utilità che ne derivava per il benessere umano, dissimulando così le distruzioni che la sua mancanza di scrupoli veniva preparando. L’ uomo che ne è il protagonista sa che, in ultima analisi, non si tratta né di utilità, né di benessere, ma di dominio; dominio nel senso estremo della parola che si esprime in una nuova struttura del mondo. Egli cerca di afferrare gli elementi della natura ed insieme quelli dell’esistenza umana e ciò significa sterminate possibilità di costruzione, ma anche di distruzione, specie dove si tratta della natura umana, assai meno sicura e salda in sé stessa di quanto la si creda generalmente. Forse a partire dagli anni ‘30, si delinea un mutamento nei rapporti con la natura. L’uomo non la sente più come una meravigliosa pienezza, un’armonia che tutto abbraccia. Non si parla più di ‘madre natura’; essa appare piuttosto come qualcosa di straniero e pericoloso. Davanti alla natura l’uomo dei nostri tempi non ha più sentimenti religiosi. Egli ha attraversato una crisi di disincantamento. Le nuove esperienze sembrano determinate dalla limitatezza del mondo. Il carattere di finitezza non indica solo il limite della misura, ma riguarda il contenuto: l’essere essendo finito è esposto ad un rischio che ispira sentimenti di inquietudine e di responsabilità, a cui il nostro cuore partecipa. In ogni caso l’uomo non avverte più il mondo come un tutto in cui egli si senta sicuro; non sente più la natura né come norma valida né come vivente rifugio, la vede, obiettivamente, come spazio e materia in cui realizzare un’opera nella quale gettarsi tutto. Quasi una religiosità nuova in correlazione con la grandezza dell’opera e del suo pericolo per l’uomo e per la terra. Il suo carattere discende dal sentimento di profonda solitudine nel mezzo di tutto ciò che si chiama ‘mondo’; dalla coscienza di trovarsi di fronte a decisioni supreme, dalla responsabilità, dalla serietà, dal coraggio”.
Un mutamento corrispondente accade anche nel rapporto tra la personalità e il soggetto. Un tempo la natura del soggetto si fondava sulla consapevolezza di venire sciolto da legami, diventare adulto, autonomo, padrone di sé, protagonista della propria libertà. Ora entra in gioco una diversa struttura che non ha come base la personalità creatrice che edifica il proprio io come soggetto autonomo, ma l’uomo massa, non in senso dispregiativo, ma semplicemente una struttura umana legata alla tecnica e alla pianificazione. La massa non è un fenomeno di devalorizzazione o di decadenza, ma una struttura della storia umana. L’uomo accetta le forme consuete della vita come sono imposte dai piani razionali, con l’impressione che tutto ciò sia ragionevole e giusto. Il singolo si riassorbe nella collettività e diviene un semplice soggetto di funzioni. Alla domanda se entro la massa possono rimanere aperte le speranze della personalità, invece di protestare contro l’avvento delle masse, quella stessa massa che porta in sé il pericolo di essere dominata e sfruttata, ha anche in sé stessa la possibilità di condurre la persona ad una maturità piena.
Se non vogliamo considerare gli avvenimenti degli ultimi secoli come un movimento verso la fine dobbiamo riconoscere in essi un significato positivo. Questo significato consiste nell’opera di sapiente e solidale dominio sul mondo che ci è ineluttabilmente imposta. Sarà necessaria una unione di forze e unità di contributi basati su un atteggiamento diverso: quello che si delinea nella naturalezza con cui l’uomo dei tempi venienti rinuncia alla particolarità ed accetta una forma comune, nella naturalezza in cui rinuncia alla iniziativa individuale e si inserisce negli ordinamenti positivi che rendano visibile la ‘signoria’ sapienziale dell’uomo sul mondo. Sarà questo a decidere delle loro possibilità future. Se ciò non avvenisse si presenterebbe la seconda terribile possibilità: che l’uomo soccomba alle forze anonime.☺
