Donne coraggiose
3 Agosto 2016
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Donne coraggiose

 Plautilla. Nata nel 1523, si fece suora a soli diciannove anni e passò tutta la sua vita in monastero. Le cronache la descrivono come una bambina particolarmente incline all’arte, talento che cercò di affinare quando rinvenne in convento una collezione di disegni lasciati da Bartolomeo della Porta, meglio noto come Fra Bartolomeo. Dallo studio delle opere di Bartolomeo, ovvero dalla teoria alla pratica, il passo fu breve. Plautilla prese le altre suore come modelle e cominciò a decorare il monastero. Viene considerata la prima donna fiorentina pittrice e, probabilmente, fu veramente così. Di lei parla Vasari in termini abbastanza lusinghieri, notando nei suoi quadri la non conoscenza del corpo umano maschile e come i suoi santi appaiano molto femminei, così come i volti degli Apostoli dell’Ultima Cena, dipinta per il suo convento. Di questa sua difficoltà di riprodurre corpi maschili dice Vincenzo Fortunato Marchese: “È tradizione che Suor Plautilla, volendo studiare il nudo per la figura del Cristo, si giovasse di quello di una monaca defunta, e le altre suore celiando fossero solite dire, che la Nelli in luogo di Cristi faceva Criste”. Suor Plautilla morì nel 1588. Elogiandola, il Vasari commentò: “Avrebbe fatto cose meravigliose se, come fanno gli uomini, avesse avuto comodo di studiare e attendere al disegno e ritrarre cose vive e naturali”.

[caption id="attachment_16541" align="alignright" width="300"]Suor Juana Inés de la Cruz Suor Juana Inés de la Cruz[/caption]

Suor Juana Inés de la Cruz fu considerata per molti versi la prima femminista del Nuovo Mondo, delle Americhe, terre dove i colonizzatori europei stavano imponendo le proprie regole e il proprio dominio, incluse le cariche religiose e con esse le tradizioni secolari. Da un nobile spagnolo e una donna creola nacque nel 1651 (data non certa) Juana, figlia illegittima e pertanto immediatamente abbandonata dal padre e affidata alla madre. Crebbe nella tenuta dei nonni, e sin da piccola manifestò una particolare predisposizione allo studio, divorando la vasta libreria che aveva a disposizione. Imparò a scrivere, a parlare altre lingue (tra cui l’azteco, il greco e il latino), si interessò di metafisica e prima della pubertà aveva già un bagaglio culturale assolutamente enorme per l’epoca, e soprattutto per essere una ragazza. Da alcune testimonianze emerge la figura di una ragazzina prodigiosa, di incredibile capacità mnemoniche e immense conoscenze letterario-filosofiche. Il suo desiderio nella vita era studiare, conoscere, imparare, ma l’università era ad appannaggio esclusivamente maschile: volle provare ad iscriversi fingendosi un uomo, ma la madre si oppose. Giunsero quindi al compromesso degli studi privati. Per un periodo fu dama di compagnia presso uno dei salotti culturali più ferventi del Messico, quello della viceregina Leonor Carreto, moglie del viceré Antonio Sebasti Marquis de Manceravista, approfondirà la conoscenza della teologia. A diciott’anni prese i voti, conscia che quello era l’unico ‘mestiere’ per lei possibile in quanto sola prospettiva che le avrebbe permesso di continuare a studiare. Nel frattempo si cimenta con la scrittura, e comincia a realizzare le prime opere in versi, le poesie, le commedie e i sonetti che la renderanno una delle più importanti autrici messicane di sempre, e uno dei nomi di spicco della letteratura barocca.

Ma non sono solo la capacità di scrittura e la vastissima produzione che l’hanno resa famosa (tanto da figurare oggi sulle banconote messicane): Sor Juana Inés de la Cruz scrisse opere che per l’epoca, e per una religiosa, erano al limite dello scandaloso. Innanzitutto si trattava di scritti che coniugavano la teologia con il razionalismo, convogliando la fede e la ragione in un unico pensiero. Ma soprattutto si permise di difendere la parità dei sessi in poemi come Redondillas, e criticare esplicitamente il sessismo in Hombres Necios (Uomini Ignoranti), con tanto di analisi sulle contraddizioni etiche e morali della società in cui viveva. Le sue posizioni politico-sociali scontentarono gli alti ranghi della chiesa, e venne accusata dal vescovo di Puebla, Padre Vieyra, di dedicarsi troppo agli studi profani e di disinteressarsi alle Sacre Scritture, dimostrando scarsa devozione. La risposta al vescovo, che l’aveva accusata pubblicando un pamphlet sotto lo pseudonimo di Sor Filotea, diventerà un’opera ancora oggi in stampa e che la letteratura femminista considera un caposaldo: la sua Respuesta a la muy ilustre Sor Filotea de la Cruz, è un appassionato manifesto sui diritti delle donne all’ educazione, sull’importanza dell’ istruzione, sulla possibilità di poter essere donne e anche intellettuali, e nel suo caso suore ma anche erudite.☺

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