Mi coprono, mi soffocano, mi schiacciano, mi rendono pietra, pietra di ghiaccio; sono una forma immobile, la mia voce è gelata, non viene più fuori.
Lo so – sto morendo – nessuno se ne accorge, nessuno.
ASCOLTATEMI!
I miei sogni sono tutti là sotto.
Coperti da questo apparente gentile manto di neve, una coltre pesante che mi gela il cuore, rende insensibili i miei occhi che non vedono più bene… come è avvenuto giorni fa… tutto sfocato, lontano, un gran rumore nella mia testa e loro due urlavano, litigavano, io sola a sentirli, a dire state buoni, ma il loro urlo era lacerante, mi perforava.
Stavo male, mi sentivo inadatta, sbagliata, giorni fa…
Lo so dovrei forse cominciare dall’inizio questa storia come tutte le storie che hanno un inizio, ma per ora posso dirvi che c’è un ghiaccio perenne nel mio cuore, cerco di sfilarmi con loro dal ghiaccio.
Tu non mi credi? E tu? E tu? E perché mi guardate con occhi bianchi rigirati all’indietro come se foste tutti morti?
Io sono viva voi non mi vedete, sono viva! Sto ferma come una pietra, ma sono viva. Urlo ma voi non mi sentite.
Come inizia una storia? Con l’alba di una stella? Con una stella che brilla nel cielo azzurro: sono io felice. Felice: le loro due testoline, implumi affianco a me a guardare la neve, qui, in una città lontana da casa, senza che nessuno mi chiami per nome. Solo loro mi chiamano: mamma, mamma e stridono e stridono.A volte troppo.
Io non so fare la mamma.
La testa mi fa troppo male e vorrei dormire. Con la schiena vicino alla stufa mentre loro, buoni, in silenzio, mi stanno affianco. Ma loro sono sempre a correre, a gridare, quando tornano da scuola gridano come rondini. Non capiscono che voglio silenzio, la quiete. Qui non c’è nessuno che riconosce il mio viso. Che mi dica – arrivo, ti sono vicino -.
Mi sembra che queste parole allontanino solo… la verità. La verità? La verità. Ho paura. L’ho detto. Lo grido in silenzio.
HO PAURA!
E’ bellissimo avere la neve sui tetti, la sento e loro piccoli pulcini a pigolare – mamma – ci porti la colazione a letto! Come facevi prima? E poi darsi cuscinate tutti e tre insieme nel lettone, il lettone l’unico oggetto trascinato dalla casa da “signora”..: la regina della casa.
Regina, reginetta, quanti passi posso fare?
Sono eccedente dite? Scrivo e parlo perché le stelle stanno crollando sulla neve bianca e io non so, non so cosa dire!
Tac tac, scivolano passi per le strade, ovattati. Ora chiodi nel mio petto.
ANDATE VIA!
C’è fragore di fiocchi che alloggiano tutti all’angolo qui, della mia ferita!
Il biancore mi devasta gli occhi, mi lacera la fronte, mi importuna le mani. Che mi fanno male. Strette strette attorno a queste bende corde legate al mio corpo. Mi dite che ho urlato, che mi sono dimenata, che volevo buttarmi dalla finestra. Che guardavo la macchia rossa sul pavimento e volevo gettarmi giù. Mi dite che poi sono caduta, sono diventata di legno.
Guardo dalla finestra i comignoli scuri di questa città che non è la mia, sono occhi sbarrati sulla mia solitudine.
Tac tac, i fiocchi di neve, punte sottili, lamine di ghiaccio e si conficcano tutti qui nel mio cuore… Non posso muovermi, ma non m’importa, ho solo voglia di stare al buio. E lentamente molto lentamente affondare nella neve come da bambina quando ridendo mi buttavo nel mucchio candido gridando “vedi… come mi stampo… questa sono io!”.
Ora come voglio solo tracciare qui sul vetro qualcosa di fragile, freddo, prezioso come i loro corpicini immobili, muti… e a terra solo rosso, rosso. La testa mi opprime. Nuvole. Nero.
Ma chi ha detto che la neve non fa rumore? ☺
Da “ BUIO” voci ed esperienze di donne e disagio mentale
ninive@aliceposta.it
Mi coprono, mi soffocano, mi schiacciano, mi rendono pietra, pietra di ghiaccio; sono una forma immobile, la mia voce è gelata, non viene più fuori.
Lo so – sto morendo – nessuno se ne accorge, nessuno.
ASCOLTATEMI!
I miei sogni sono tutti là sotto.
Coperti da questo apparente gentile manto di neve, una coltre pesante che mi gela il cuore, rende insensibili i miei occhi che non vedono più bene… come è avvenuto giorni fa… tutto sfocato, lontano, un gran rumore nella mia testa e loro due urlavano, litigavano, io sola a sentirli, a dire state buoni, ma il loro urlo era lacerante, mi perforava.
Stavo male, mi sentivo inadatta, sbagliata, giorni fa…
Lo so dovrei forse cominciare dall’inizio questa storia come tutte le storie che hanno un inizio, ma per ora posso dirvi che c’è un ghiaccio perenne nel mio cuore, cerco di sfilarmi con loro dal ghiaccio.
Tu non mi credi? E tu? E tu? E perché mi guardate con occhi bianchi rigirati all’indietro come se foste tutti morti?
Io sono viva voi non mi vedete, sono viva! Sto ferma come una pietra, ma sono viva. Urlo ma voi non mi sentite.
Come inizia una storia? Con l’alba di una stella? Con una stella che brilla nel cielo azzurro: sono io felice. Felice: le loro due testoline, implumi affianco a me a guardare la neve, qui, in una città lontana da casa, senza che nessuno mi chiami per nome. Solo loro mi chiamano: mamma, mamma e stridono e stridono.A volte troppo.
Io non so fare la mamma.
La testa mi fa troppo male e vorrei dormire. Con la schiena vicino alla stufa mentre loro, buoni, in silenzio, mi stanno affianco. Ma loro sono sempre a correre, a gridare, quando tornano da scuola gridano come rondini. Non capiscono che voglio silenzio, la quiete. Qui non c’è nessuno che riconosce il mio viso. Che mi dica – arrivo, ti sono vicino -.
Mi sembra che queste parole allontanino solo… la verità. La verità? La verità. Ho paura. L’ho detto. Lo grido in silenzio.
HO PAURA!
E’ bellissimo avere la neve sui tetti, la sento e loro piccoli pulcini a pigolare – mamma – ci porti la colazione a letto! Come facevi prima? E poi darsi cuscinate tutti e tre insieme nel lettone, il lettone l’unico oggetto trascinato dalla casa da “signora”..: la regina della casa.
Regina, reginetta, quanti passi posso fare?
Sono eccedente dite? Scrivo e parlo perché le stelle stanno crollando sulla neve bianca e io non so, non so cosa dire!
Tac tac, scivolano passi per le strade, ovattati. Ora chiodi nel mio petto.
ANDATE VIA!
C’è fragore di fiocchi che alloggiano tutti all’angolo qui, della mia ferita!
Il biancore mi devasta gli occhi, mi lacera la fronte, mi importuna le mani. Che mi fanno male. Strette strette attorno a queste bende corde legate al mio corpo. Mi dite che ho urlato, che mi sono dimenata, che volevo buttarmi dalla finestra. Che guardavo la macchia rossa sul pavimento e volevo gettarmi giù. Mi dite che poi sono caduta, sono diventata di legno.
Guardo dalla finestra i comignoli scuri di questa città che non è la mia, sono occhi sbarrati sulla mia solitudine.
Tac tac, i fiocchi di neve, punte sottili, lamine di ghiaccio e si conficcano tutti qui nel mio cuore… Non posso muovermi, ma non m’importa, ho solo voglia di stare al buio. E lentamente molto lentamente affondare nella neve come da bambina quando ridendo mi buttavo nel mucchio candido gridando “vedi… come mi stampo… questa sono io!”.
Ora come voglio solo tracciare qui sul vetro qualcosa di fragile, freddo, prezioso come i loro corpicini immobili, muti… e a terra solo rosso, rosso. La testa mi opprime. Nuvole. Nero.
Ma chi ha detto che la neve non fa rumore? ☺
Da “ BUIO” voci ed esperienze di donne e disagio mentale
Mi coprono, mi soffocano, mi schiacciano, mi rendono pietra, pietra di ghiaccio; sono una forma immobile, la mia voce è gelata, non viene più fuori.
Lo so – sto morendo – nessuno se ne accorge, nessuno.
ASCOLTATEMI!
I miei sogni sono tutti là sotto.
Coperti da questo apparente gentile manto di neve, una coltre pesante che mi gela il cuore, rende insensibili i miei occhi che non vedono più bene… come è avvenuto giorni fa… tutto sfocato, lontano, un gran rumore nella mia testa e loro due urlavano, litigavano, io sola a sentirli, a dire state buoni, ma il loro urlo era lacerante, mi perforava.
Stavo male, mi sentivo inadatta, sbagliata, giorni fa…
Lo so dovrei forse cominciare dall’inizio questa storia come tutte le storie che hanno un inizio, ma per ora posso dirvi che c’è un ghiaccio perenne nel mio cuore, cerco di sfilarmi con loro dal ghiaccio.
Tu non mi credi? E tu? E tu? E perché mi guardate con occhi bianchi rigirati all’indietro come se foste tutti morti?
Io sono viva voi non mi vedete, sono viva! Sto ferma come una pietra, ma sono viva. Urlo ma voi non mi sentite.
Come inizia una storia? Con l’alba di una stella? Con una stella che brilla nel cielo azzurro: sono io felice. Felice: le loro due testoline, implumi affianco a me a guardare la neve, qui, in una città lontana da casa, senza che nessuno mi chiami per nome. Solo loro mi chiamano: mamma, mamma e stridono e stridono.A volte troppo.
Io non so fare la mamma.
La testa mi fa troppo male e vorrei dormire. Con la schiena vicino alla stufa mentre loro, buoni, in silenzio, mi stanno affianco. Ma loro sono sempre a correre, a gridare, quando tornano da scuola gridano come rondini. Non capiscono che voglio silenzio, la quiete. Qui non c’è nessuno che riconosce il mio viso. Che mi dica – arrivo, ti sono vicino -.
Mi sembra che queste parole allontanino solo… la verità. La verità? La verità. Ho paura. L’ho detto. Lo grido in silenzio.
HO PAURA!
E’ bellissimo avere la neve sui tetti, la sento e loro piccoli pulcini a pigolare – mamma – ci porti la colazione a letto! Come facevi prima? E poi darsi cuscinate tutti e tre insieme nel lettone, il lettone l’unico oggetto trascinato dalla casa da “signora”..: la regina della casa.
Regina, reginetta, quanti passi posso fare?
Sono eccedente dite? Scrivo e parlo perché le stelle stanno crollando sulla neve bianca e io non so, non so cosa dire!
Tac tac, scivolano passi per le strade, ovattati. Ora chiodi nel mio petto.
ANDATE VIA!
C’è fragore di fiocchi che alloggiano tutti all’angolo qui, della mia ferita!
Il biancore mi devasta gli occhi, mi lacera la fronte, mi importuna le mani. Che mi fanno male. Strette strette attorno a queste bende corde legate al mio corpo. Mi dite che ho urlato, che mi sono dimenata, che volevo buttarmi dalla finestra. Che guardavo la macchia rossa sul pavimento e volevo gettarmi giù. Mi dite che poi sono caduta, sono diventata di legno.
Guardo dalla finestra i comignoli scuri di questa città che non è la mia, sono occhi sbarrati sulla mia solitudine.
Tac tac, i fiocchi di neve, punte sottili, lamine di ghiaccio e si conficcano tutti qui nel mio cuore… Non posso muovermi, ma non m’importa, ho solo voglia di stare al buio. E lentamente molto lentamente affondare nella neve come da bambina quando ridendo mi buttavo nel mucchio candido gridando “vedi… come mi stampo… questa sono io!”.
Ora come voglio solo tracciare qui sul vetro qualcosa di fragile, freddo, prezioso come i loro corpicini immobili, muti… e a terra solo rosso, rosso. La testa mi opprime. Nuvole. Nero.
Ma chi ha detto che la neve non fa rumore? ☺
Da “ BUIO” voci ed esperienze di donne e disagio mentale
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