Dritti a destra
10 Novembre 2022
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Dritti a destra

Ve la ricordate la mucca in corridoio che bussa alla porta dell’on. Bersani? Bene, è arrivata, e senza tanti convenevoli chiede di sgombrare il campo. Settantasette anni dopo, sono tornati, senza camicia nera ma con i loro valori: Dio, patria e famiglia, naturalmente declinati secondo la loro natura. Non sono fascisti ma solo simpatizzanti: devono ancora maturare, dategli tempo. Nella nostra Costituzione, non avremmo dovuto vietare semplicemente la ricostituzione del Partito fascista ma inserire qualche esempio, magari un disegnino. Intanto, si sono portati avanti col lavoro ed hanno proceduto alle elezioni del presidente del Senato e di quello della Camera: due giovani balilla, pardon, maschietti, perché le femminucce le avevano già tutte finite.

In questa tornata elettorale, solo Enrico Letta non aveva messo in conto che la Meloni sarebbe arrivata avanti; brava persona per carità, educato, gentile, mai una parola fuori posto, mai una parola, ad essere sinceri, nulla, se non per fare il segna virgola di Draghi e ancora prima, di Monti, dai quali viene regolarmente illuminato ogni volta che respirano, e di questi tempi non è poco, visto il costo dell’energia. Che cosa avrebbe dovuto fare per combattere, diciamo così, il fascismo? La prima cosa, ancora prima di farsi prendere per il culo dal suo amico Calenda, avrebbe dovuto farsi una chiacchierata con quelli dell’ANPI – ce  l’avrà uno zio, che so, un parente che ha salvato la vita a un ebreo: lì dove vive lui ce ne sono stati tanti di eroi che si sono battuti per la nostra libertà. Poi avrebbe dovuto fare i conti con il suo partito, trasformato a tal punto da aver espresso, nel recente passato, Marco Minniti, Ministro degli Interni, molto apprezzato dalla Destra. Lui, i migranti, non li faceva neanche diventare clandestini: ci avrebbero pensato loro, gli amici libici, ad ammazzarli per non farli annegare nel Mediterraneo.

Purtroppo nel PD di comunisti convertiti al liberismo ce ne sono tanti anche senza Renzi e Calenda. L’apoteosi, anzi l’ epifania, è arrivata quando dall’Europa e non da Betlemme ci hanno spedito il bambinello, con la formazione del governo dei migliori per il quale il giovane Enrico ha contribuito con la sua migliore scelta: Lorenzo Guerini, Ministro della guerra, (capo della corrente di Base riformista, provenienza Margherita, renziano anche quando Renzi non c’è: i suoi amici sono stati tutti trombati alle ultime elezioni politiche) non parla molto per non fare danni ma di sicuro è l’unico che vuole portare la spesa militare al 2% del PIL, costi quel che costi “Whatever it takes”; Dario Franceschini, Ministro dei beni culturali da circa nove anni, (capofila dell’Area Dem, la più potente del PD, dove è in arrivo anche la sig.ra Franceschini, da poco eletta, on. Di Biase), in un comizio a Napoli, con vibrante e vibrata denuncia, ha additato i mali del suo ministero il quale retribuisce gli operatori dei beni culturali con 5 euro all’ora: a saperlo prima, quando era ancora Ministro; Andrea Orlando, Ministro del Lavoro (capo della corrente Dems, di sinistra, provenienza PCI, bolscevico, già Ministro della Giustizia col governo Renzi) di lui si dice che con l’ approvazione del Jobs Act e la cancellazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, per protestare contro quel provvedimento, elaborato dagli Uffici di Confindustria, abbia addirittura saltato il pranzo. A questo presepio vivente, il presidente Mattarella ha affidato il compito di gestire il piano di vaccinazione Covid; di redigere il PNRR, finanziato con i fondi europei, ottenuti dal precedente governo; la guerra no. Quella è arrivata dopo e noi per dettato costituzionale di guerra non ne possiamo fare se non per difenderci o per difendere i nostri alleati. I tre magi del PD, accecati dalla luce di dio non sono stati in grado di esprimere neanche un dubbio, ma che dico un forse, un perché, alla guerra. Con questo tridente il capo del PD avrebbe dovuto, senza l’aiuto di nessuno, vincere le elezioni politiche dello scorso settembre. “Bisogna avere il fisico!!!”, dice spesso il saggio Bersani e anche questa volta ha ragione.

Alla Sinistra italiana non serve solo un capo ma una visione che segni il campo, perché non c’è bisogno di rappresentare tutti, ma di rappresentare chi ne ha bisogno. E per farlo c’è bisogno di un contesto che lo permetta. Quando Enrico Berlinguer pose il tema della questione morale nel lontano 1981 con una storica intervista a Repubblica, l’intellighenzia politica del nostro paese lo irrise (“monaco comunista”, “la superiorità comunista”), senza comprendere che la questione morale non si esaurisce con l’arresto di qualche corrotto ma combattendo il fenomeno alla radice: “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni” diceva quaranta anni fa il segretario del PCI. Il monito era rivolto a tutti, altro che superiorità dei comunisti. Non vollero ascoltarlo né fuori né dentro il partito. Negli anni successivi quella classe politica fu spazzata via dai giudici ma il cancro rimase, anzi si sono sviluppate le metastasi. Oggi, a ogni tornata elettorale, i coccodrilli, nei primi due giorni di lutto, piangono a dirotto, affranti per il crescente astensionismo, poi tutti insieme, costernati ricevono il “cuonzolo” dai giornalisti di regime.

Anche qui in Molise, dove si sono svolte le elezioni come in tutta Italia, le cose sono andate molto bene per la destra che ha fatto cappotto. Anche questa volta la generosità dei molisani è stata esemplare: dei quattro seggi che toccano per legge al Molise, due li abbiamo utilizzati per i nostri corregionali, per gli altri, abbiamo preferito offrire ospitalità a due richiedenti asilo del vicino Lazio. È stata una festa per tutti anche per il PD che ha stappato numerose bottiglie di spumante, ma questa è un’altra storia.☺

 

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