E’ l’ora di riforme strutturali
16 Giugno 2021
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E’ l’ora di riforme strutturali

Focalizzare l’attenzione e l’attività istituzionale sul ruolo dirimente che assume la medicina territoriale ha consentito di poter avere finalmente contezza della visione politica – che si sostanzia nelle interessanti dichiarazioni del sottosegretario Sileri, rese il 18 maggio scorso alla Commissione Salute del Senato – e delle azioni concrete che in Molise devono trovare applicazione. Qualche giorno fa la Quarta commissione consiliare – investita della necessità di comprendere come portare il diritto alla salute davvero alla portata di tutti sul nostro territorio – ha audito la dirigenza Asrem e i direttori dei distretti sanitari. L’argomento, come è noto, è diventato oggetto di un interessante percorso istituzionale a seguito del progetto che reca il timbro de la fonte e al quale hanno inteso aderire numerose associazioni, portando ciascuna il proprio rilevante contributo.

Da questa idea siamo partiti e, nelle dichiarazioni rese dal manager Florenzano e dai direttori di distretto, si è ben compreso che il tema è all’ordine del giorno di chi ‘fa’ la sanità in regione: medicina territoriale, case della salute, ricorso maggiore alle opportunità derivanti dalla telemedicina, potenziamento di quelli che sono già i presìdi territoriali dove la medicina finalmente è alla portata dei bisogni, allontanando di fatto il luogo di cura per antonomasia, l’ospedale, lì dove ne ricorrano le giuste condizioni: sono stati gli argomenti sui quali abbiamo potuto ascoltare opinioni, visioni strategiche, impegni. Ma anche i bisogni di chi si scontra con la cronica e ormai impattante carenza di personale, di medici che siano le sentinelle operative all’interno dei presìdi territoriali.

Il tema, suggerito dall’associazione la fonte, è di stringente attualità anche a livello centrale: il 18 maggio, il sottosegretario alla Salute ne ha parlato nel corso di una specifica audizione. Ed è interessante, leggendo la trascrizione del suo intervento, verificare come esista un fil rouge che parte dal progetto nato in Molise e si intreccia con le impalcature che si stanno costruendo a Roma dove il Governo del premier Draghi punta dritto alla medicina territoriale. Una ricetta che a noi interessa particolarmente, è evidente. E sulla quale, si apprende, la tempistica non ammette ritardi.

Il gruppo di riforma del settore dell’assistenza territoriale, che è coordinato dal dg dell’Agenas, è operativo da circa un mese. Ha una missione speciale e non impossibile, però. Elaborare un documento generale di riforma per il miglioramento dell’ assistenza sanitaria e della rete sanitaria territoriale, “potenziando la qualità – le parole del sottosegretario Sileri – e la sostenibilità dell’ assistenza sanitaria domiciliare, a livello di comunità e della long term care al fine di affrontare la frammentazione e la mancanza di omogeneità dei servizi sanitari offerti nelle diverse regioni italiane”. Si evince una consapevolezza, di cui i molisani toccano con mano – ormai da decenni – gli effetti concreti: le evidenti disparità circa lo status quo, sul come si dispiega l’assistenza territoriale sui diversi territori.

Ma oggi si guarda alle peculiarità regionali (che significano età anagrafica media della popolazione, assetto orografico del territorio, densità abitativa) e in base a queste si studia il modello migliore da applicare. Quindi non più una ricetta identica per tutti i pazienti, ma tante soluzioni che si dovrebbero conformare ai bisogni. E torna nell’agenda politica quel binomio inscindibile sul quale ho sempre mantenuta alta l’attenzione chiedendo azioni conseguenti: il sanitario è strettamente legato al sociale, l’uno è contemplato nell’altro, occorre una presa in carico unica e univoca. Solo così il paziente viene gestito in maniera completa e quindi efficiente.

Il Governo, per voce di Sileri, intende consolidare il ruolo dei distretti sanitari locali nella pianificazione delle azioni, della prevenzione primaria e secondaria in ambito sanitario e sociale con specifico riferimento alla popolazione vulnerabile. Poi, lo step successivo riguarda il consolidamento del ruolo della comunità attraverso l’ individuazione delle cosiddette ‘case di comunità’ punto di riferimento locale per i bisogni sanitari e sociosanitari della popolazione di riferimento. I princìpi che enuncia il sottosegretario sono gli stessi sui quali è nato il progetto di medicina territoriale portato avanti da la fonte e dalle associazioni che hanno il merito di aver acceso una piccola luce, che pian piano sta illuminando le stanze della politica regionale che, per forza di cose, dovrà tenerne conto anche alla luce di quel fil rouge che ci lega – in merito a questo ambito – proprio con il Governo nazionale. Una convergenza di idee che appare evidente e che apre la strada alla possibilità, sempre più reale, che quel progetto si possa concretizzare dando finalmente seguito alle esigenze di una popolazione che, con la pandemia, ha preso coscienza che il modello di sanità fin qui attuato si è rivelato errato, inadeguato, poco conforme ai bisogni e inattuato sotto alcuni profili.

Migliorare l’assistenza domiciliare, soprattutto per i soggetti vulnerabili; sviluppare le tecniche di monitoraggio da remoto e attraverso la telemedicina; definire le funzioni degli ospedali di comunità per ridurre il peso dei ricoveri: temi quelli che il Governo porta all’attenzione delle parti politiche, e sui quali si lavora già alacremente, che significano miglioramento generale della qualità del sistema di assistenza primaria. Nel PNRR sono 20, 23 i miliardi di euro assegnati al Ministero della Salute. Risorse importanti che però devono essere accompagnate da un reale processo di riforma che deve partire anche in Molise che non può perdere questa occasione, non deve farsi trovare impreparato.

Occorre quindi continuare a lavorare, a confrontarsi: presa di coscienza di quel cambio di passo che è ormai processo avviato.☺

 

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