
E’ tutto loro quello che luccica
Ugo Gregoretti, nel suo film di pseudo-fantascienza Omicron, del 1963, fa dire a uno dei protagonisti: “I padroni non ci danno la paga, ci prestano i soldi per farci comperare ciò che vogliono loro”. Una verità folgorante, Gregoretti sapeva vedere lontano. Per chi non lo sapesse, la busta paga si chiama così proprio perché un tempo la paga – banconote poche e monetine tante – veniva imbustata insieme al cedolino e consegnata a ogni dipendente. Agli inizi degli anni ‘70 però, con la scusa di un paio di rapine fatte ai danni degli uffici del personale di alcune fabbriche di Milano e Torino, e paventando assalti predatori delle BR, le aziende decisero di pagare gli stipendi versando gli importi sul conto corrente bancario aperto all’occorrenza. Sino ad allora solo pochi operai e impiegati erano titolari di un conto in banca. Al massimo avevano il libretto di risparmio per le poche eccedenze e che era subito prosciugato per l’acquisto delle scarpe o del cappotto nuovo. Le banche erano robe da ricchi e ad andarci ci si sentiva spaesati, fuori luogo. Qualche anno dopo ecco i Bancomat, così dai e dai, con quella tessera dei miracoli e il libretto degli assegni, la mia generazione si sentì infine arrivata, partecipe della cuccagna, finalmente borghese. Anche i compagni duri e puri apprezzarono molto la novità e iniziò così la trasformazione della sinistra che ci ha donato i Renzi e persino i Calenda e fors’ anche la Moratti.
Quell’operazione fu una vera manna per le banche: l’arrivo di tanto denaro liquido, anche se in giacenza per non molti giorni, costituì un surplus inaspettato che garantì al sistema bancario ricavi non indifferenti.
Il ciclo del contante è complesso e costoso. Per questo le banche hanno demandato alle società di Trasporto Valori mansioni prima svolte all’interno. Il contante proveniente dal commercio al dettaglio e dalla grande distribuzione è prelevato dai furgoni blindati del trasporto valori e portato nelle Sale Conta. Si tratta di veri e propri bunker blindati nei quali tutto il denaro è verificato. Le cassiere dei supermercati, a fine turno e spesso fuori dall’orario di lavoro, contano il contenuto della cassa, rifondono a proprie spese gli eventuali ammanchi e compilano un modulo di quadratura. In sala conta viene fatta la verifica della verifica, dopodiché le banconote, con macchine molto complesse che per ogni banconota controllano sino a tredici parametri di sicurezza, sono separate in base al grado d’usura, rilevato il numero di serie, ricomposte in mazzette da cento biglietti e sono anche divisi i sospetti biglietti falsi. La Banca d’Italia provvede a distruggere le cartamonete logore e false e a sostituirle con quelle di nuova emissione. Le banconote false nei tagli da venti e da cinquanta euro sono circa il venti per cento del totale, e sono fatte così bene che c’è il fondato sospetto che siano stampate da alcune Zecche dei Paesi dell’Est europeo per dare un aiutino alla loro economia. Le banconote sono quindi rimesse in circolazione tramite gli sportelli bancari e di prelievo. Analogo processo è attuato per le monete. È evidente che questo complesso iter costituisce un costo di cui le banche farebbero volentieri a meno. Inoltre le banche hanno in alternativa carte di credito, di debito e ricaricabili e diversi altri sistemi gravati da commissioni a carico dell’utilizzatore e dell’ esercizio commerciale ma senza costo per loro. Affidando, anzi, alla gestione informatica ogni operazione, i pagamenti elettronici garantiscono un ingente risparmio di personale, sostituito dall’intelligenza artificiale.
Politici e giornalisti opinionisti si sperticano in ogni pseudodibattito tv sulle proprietà salvifiche dei pagamenti elettronici. E non è che queste nuove, attuali o futuristiche soluzioni non offrano dei vantaggi in termini di praticità per i clienti e, ad esempio, di accredito istantaneo sul conto per il commerciante. Però mi chiedo: come mai Mastercard ci allieta con il piripì piripì della sua invasiva pubblicità? Che cosa ci sta vendendo? Perché ci fa credere che basta avere la carta elettronica dei miracoli per soddisfare qualunque desiderio, come se non fosse necessario avere denaro vero, altrimenti la carta di plastica può servire al massimo per spessorare una gamba della sedia traballante?
Davvero l’evasione si combatte con questi mezzucci? Perché la BCE, se si ritiene inevitabile l’affiancamento al contante dei pagamenti informatizzati, non emette una sua carta della Comunità Europea, così come fanno le catene di elettronica o di cibo per cani e gatti? Perché si accettano valute parallele come i buoni pasto o i buoni carburante? Perché il privato deve avere sempre il sopravvento sul pubblico e sugli Stati? Non è tutto oro quello che luccica, e per i tanti che il denaro non lo vedono né di carta né di plastica, “è tutto loro quello che luccica”. Di cosa stanno parlando?☺