Un giorno d’Agosto 2009 in una riunione di sognatori di strada, vagabondi della vita, tutti in cerchio per esprimere la loro opinione per migliorare La Fonte dei loro sogni e delle loro speranze, uno di loro chiese ad una signorina di oltre 80 anni: “Signorina scusi, dall’alto dei suoi pochi anni, qual è, secondo lei, una raccomandazione utile a persone come me, con la barba bianca?” e, con il candore di una giovinezza mai perduta, lei rispose “essere se stessi, sempre!”.
Ho ritrovato su un vecchio libro (Sport e libertà, utopia? di Vittorio Peri, Editrice LDC 1973 pag. 5) le parole del Cardinale Suenens a cinquemila giovani: “La speranza non è un sogno, ma un modo per tradurre in realtà i sogni… Abbiamo bisogno di sogni per progettare il futuro della nostra speranza”. Sogni, speranza, verità, progetti si coniugano con la vita in modo indissolubile, ma non si possono declinare senza quella meravigliosa intuizione “dell’es- sere se stessi”; ma per essere, diventa necessario “conoscere”. Probabilmente, tutti quei sognatori condividono l’idea che una Verità, anche su se stessi, è dinamica, non si definisce, si cerca e si cerca insieme con la consapevolezza che la verità non è la mia, ma neanche da una sola parte… che l’osservatore, in genere, altera l’osservato e che l’osservato difficilmente riesce ad obiettivare la propria realtà. Da qui, la consapevolezza di non essere obiettivo nell’esporre il mio punto di vista, ma anche quella di non volerlo essere!, perché è l’insieme dei punti di vista che determina una lettura “appassionata e compassionevole” della realtà in cui io vivo per comprendere che “il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri” (C. Pavese) e che quindi è necessario “lavorare per qualcosa che ci riunisca al di là della bestemmia e della preghiera” (Camus).
L’Educazione Fisica, nelle sue molteplici espressioni corporee, è sempre stata uno dei più efficaci momenti di relazione e di conoscenza degli uomini e delle donne con se stessi, gli altri, la natura e con quell’Altro indefinito che abita oltre le strade e le cose. Molto spesso, troppo spesso, forse perché funzionale ad interessi di potere, un aspetto dell’Educazione Fisica, il momento sportivo, e di questo, quello codificato dalle Federazioni nazionali ed internazionali, ha assunto un ruolo predominante e massificante. Di conseguenza, ancora oggi(!), quando si parla di Educazione Fisica, si rischia di non comprendersi, perché le parole assumono dei significati personali e collettivi che si adagiano talvolta nel banale senso comune, altre volte, invece, rispecchiano il potere della carta stampata e più in generale dei cosiddetti “mass-media”, che vendono immagini funzionali.
Parlare di Educazione Fisica oggi, adesso, comporta necessariamente uno sforzo progettuale per ricollocare l’Educazione Fisica all’interno di un Progetto Educativo nel quale dominante sia la Persona, cioè un soggetto reale, “un io storico”, che, pur vivendo in un contesto sociale, economico e politico ben definito, rimanga artefice della propria storia personale e collettiva. Un Progetto Educativo, si sa, include sempre la ricerca di un metodo di analisi che, consentendo un confronto costante con la realtà e le persone, permetta l’elaborazione di tesi confrontabili; La ricerca di un metodo, di necessità, comporta uno sforzo teorico che consenta un confronto delle tesi elaborate e, pertanto, inserendosi nelle pieghe del dibattito pedagogico, scientifico e tecnico, offra gli elementi concreti per ridare gli spazi all’Educazione Fisica, in particolare nelle università, nella scuola e nelle istituzioni educative. Scienze Motorie, Educazione Corporea, Scienza del Benessere, Scienza dello Sport… “ricerca del sé”, identità soggettiva, dimensione del limite…, sono incluse nell’Educazione Fisica. Nel 1974, in qualità di delegato degli studenti I.S.E.F. (Istituto Superiore di Educazione Fisica) di Roma, fui contrario all’istitu- zione della Facoltà di Scienze Motorie proposta dal C.O.N.I. Perché? Semplice ieri ed oggi! Perché il C.O.N.I., nonostante le attuali rincorse all’Educativo, rappresenta ed organizza lo sport competitivo; l’Educazione Fisica esprime un Progetto Educativo che rappresenta ed organizza delle Persone nelle loro espressioni corporee, che non sono solo momento sportivo, ma soprattutto occasioni per “conoscere ed essere se stessi”, e grazie Signorina Teresa! ☺
polsmile@tin.it
Un giorno d’Agosto 2009 in una riunione di sognatori di strada, vagabondi della vita, tutti in cerchio per esprimere la loro opinione per migliorare La Fonte dei loro sogni e delle loro speranze, uno di loro chiese ad una signorina di oltre 80 anni: “Signorina scusi, dall’alto dei suoi pochi anni, qual è, secondo lei, una raccomandazione utile a persone come me, con la barba bianca?” e, con il candore di una giovinezza mai perduta, lei rispose “essere se stessi, sempre!”.
Ho ritrovato su un vecchio libro (Sport e libertà, utopia? di Vittorio Peri, Editrice LDC 1973 pag. 5) le parole del Cardinale Suenens a cinquemila giovani: “La speranza non è un sogno, ma un modo per tradurre in realtà i sogni… Abbiamo bisogno di sogni per progettare il futuro della nostra speranza”. Sogni, speranza, verità, progetti si coniugano con la vita in modo indissolubile, ma non si possono declinare senza quella meravigliosa intuizione “dell’es- sere se stessi”; ma per essere, diventa necessario “conoscere”. Probabilmente, tutti quei sognatori condividono l’idea che una Verità, anche su se stessi, è dinamica, non si definisce, si cerca e si cerca insieme con la consapevolezza che la verità non è la mia, ma neanche da una sola parte… che l’osservatore, in genere, altera l’osservato e che l’osservato difficilmente riesce ad obiettivare la propria realtà. Da qui, la consapevolezza di non essere obiettivo nell’esporre il mio punto di vista, ma anche quella di non volerlo essere!, perché è l’insieme dei punti di vista che determina una lettura “appassionata e compassionevole” della realtà in cui io vivo per comprendere che “il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri” (C. Pavese) e che quindi è necessario “lavorare per qualcosa che ci riunisca al di là della bestemmia e della preghiera” (Camus).
L’Educazione Fisica, nelle sue molteplici espressioni corporee, è sempre stata uno dei più efficaci momenti di relazione e di conoscenza degli uomini e delle donne con se stessi, gli altri, la natura e con quell’Altro indefinito che abita oltre le strade e le cose. Molto spesso, troppo spesso, forse perché funzionale ad interessi di potere, un aspetto dell’Educazione Fisica, il momento sportivo, e di questo, quello codificato dalle Federazioni nazionali ed internazionali, ha assunto un ruolo predominante e massificante. Di conseguenza, ancora oggi(!), quando si parla di Educazione Fisica, si rischia di non comprendersi, perché le parole assumono dei significati personali e collettivi che si adagiano talvolta nel banale senso comune, altre volte, invece, rispecchiano il potere della carta stampata e più in generale dei cosiddetti “mass-media”, che vendono immagini funzionali.
Parlare di Educazione Fisica oggi, adesso, comporta necessariamente uno sforzo progettuale per ricollocare l’Educazione Fisica all’interno di un Progetto Educativo nel quale dominante sia la Persona, cioè un soggetto reale, “un io storico”, che, pur vivendo in un contesto sociale, economico e politico ben definito, rimanga artefice della propria storia personale e collettiva. Un Progetto Educativo, si sa, include sempre la ricerca di un metodo di analisi che, consentendo un confronto costante con la realtà e le persone, permetta l’elaborazione di tesi confrontabili; La ricerca di un metodo, di necessità, comporta uno sforzo teorico che consenta un confronto delle tesi elaborate e, pertanto, inserendosi nelle pieghe del dibattito pedagogico, scientifico e tecnico, offra gli elementi concreti per ridare gli spazi all’Educazione Fisica, in particolare nelle università, nella scuola e nelle istituzioni educative. Scienze Motorie, Educazione Corporea, Scienza del Benessere, Scienza dello Sport… “ricerca del sé”, identità soggettiva, dimensione del limite…, sono incluse nell’Educazione Fisica. Nel 1974, in qualità di delegato degli studenti I.S.E.F. (Istituto Superiore di Educazione Fisica) di Roma, fui contrario all’istitu- zione della Facoltà di Scienze Motorie proposta dal C.O.N.I. Perché? Semplice ieri ed oggi! Perché il C.O.N.I., nonostante le attuali rincorse all’Educativo, rappresenta ed organizza lo sport competitivo; l’Educazione Fisica esprime un Progetto Educativo che rappresenta ed organizza delle Persone nelle loro espressioni corporee, che non sono solo momento sportivo, ma soprattutto occasioni per “conoscere ed essere se stessi”, e grazie Signorina Teresa! ☺
Un giorno d’Agosto 2009 in una riunione di sognatori di strada, vagabondi della vita, tutti in cerchio per esprimere la loro opinione per migliorare La Fonte dei loro sogni e delle loro speranze, uno di loro chiese ad una signorina di oltre 80 anni: “Signorina scusi, dall’alto dei suoi pochi anni, qual è, secondo lei, una raccomandazione utile a persone come me, con la barba bianca?” e, con il candore di una giovinezza mai perduta, lei rispose “essere se stessi, sempre!”.
Ho ritrovato su un vecchio libro (Sport e libertà, utopia? di Vittorio Peri, Editrice LDC 1973 pag. 5) le parole del Cardinale Suenens a cinquemila giovani: “La speranza non è un sogno, ma un modo per tradurre in realtà i sogni… Abbiamo bisogno di sogni per progettare il futuro della nostra speranza”. Sogni, speranza, verità, progetti si coniugano con la vita in modo indissolubile, ma non si possono declinare senza quella meravigliosa intuizione “dell’es- sere se stessi”; ma per essere, diventa necessario “conoscere”. Probabilmente, tutti quei sognatori condividono l’idea che una Verità, anche su se stessi, è dinamica, non si definisce, si cerca e si cerca insieme con la consapevolezza che la verità non è la mia, ma neanche da una sola parte… che l’osservatore, in genere, altera l’osservato e che l’osservato difficilmente riesce ad obiettivare la propria realtà. Da qui, la consapevolezza di non essere obiettivo nell’esporre il mio punto di vista, ma anche quella di non volerlo essere!, perché è l’insieme dei punti di vista che determina una lettura “appassionata e compassionevole” della realtà in cui io vivo per comprendere che “il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri” (C. Pavese) e che quindi è necessario “lavorare per qualcosa che ci riunisca al di là della bestemmia e della preghiera” (Camus).
L’Educazione Fisica, nelle sue molteplici espressioni corporee, è sempre stata uno dei più efficaci momenti di relazione e di conoscenza degli uomini e delle donne con se stessi, gli altri, la natura e con quell’Altro indefinito che abita oltre le strade e le cose. Molto spesso, troppo spesso, forse perché funzionale ad interessi di potere, un aspetto dell’Educazione Fisica, il momento sportivo, e di questo, quello codificato dalle Federazioni nazionali ed internazionali, ha assunto un ruolo predominante e massificante. Di conseguenza, ancora oggi(!), quando si parla di Educazione Fisica, si rischia di non comprendersi, perché le parole assumono dei significati personali e collettivi che si adagiano talvolta nel banale senso comune, altre volte, invece, rispecchiano il potere della carta stampata e più in generale dei cosiddetti “mass-media”, che vendono immagini funzionali.
Parlare di Educazione Fisica oggi, adesso, comporta necessariamente uno sforzo progettuale per ricollocare l’Educazione Fisica all’interno di un Progetto Educativo nel quale dominante sia la Persona, cioè un soggetto reale, “un io storico”, che, pur vivendo in un contesto sociale, economico e politico ben definito, rimanga artefice della propria storia personale e collettiva. Un Progetto Educativo, si sa, include sempre la ricerca di un metodo di analisi che, consentendo un confronto costante con la realtà e le persone, permetta l’elaborazione di tesi confrontabili; La ricerca di un metodo, di necessità, comporta uno sforzo teorico che consenta un confronto delle tesi elaborate e, pertanto, inserendosi nelle pieghe del dibattito pedagogico, scientifico e tecnico, offra gli elementi concreti per ridare gli spazi all’Educazione Fisica, in particolare nelle università, nella scuola e nelle istituzioni educative. Scienze Motorie, Educazione Corporea, Scienza del Benessere, Scienza dello Sport… “ricerca del sé”, identità soggettiva, dimensione del limite…, sono incluse nell’Educazione Fisica. Nel 1974, in qualità di delegato degli studenti I.S.E.F. (Istituto Superiore di Educazione Fisica) di Roma, fui contrario all’istitu- zione della Facoltà di Scienze Motorie proposta dal C.O.N.I. Perché? Semplice ieri ed oggi! Perché il C.O.N.I., nonostante le attuali rincorse all’Educativo, rappresenta ed organizza lo sport competitivo; l’Educazione Fisica esprime un Progetto Educativo che rappresenta ed organizza delle Persone nelle loro espressioni corporee, che non sono solo momento sportivo, ma soprattutto occasioni per “conoscere ed essere se stessi”, e grazie Signorina Teresa! ☺
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