Etica della comunicazione
15 Settembre 2021
laFonteTV (3152 articles)
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Etica della comunicazione

È difficile parlare di pandemia adesso, difficile più che mai. Dopo lo spettacolo di un’estate scellerata come questa (in cui le mascherine sono diventate risibili accessori dimenticati dai più, in cui l’ aperitivo, lo sballo serale e il sacro divertimento hanno pesato più delle migliaia di morti che abbiamo alle spalle, in cui la rete ha nutrito i suoi accaniti no-vax nelle maniere più subdole e allettanti), c’è poco da dire.

Ma la scuola è alle porte e impone di raccogliere i giovani dalle loro idee sparse, dalle loro imprudenze, dalle loro paure così come da certe loro sciagurate sicurezze. Già, la scuola, di cui oggi tutti cianciano e di cui nessuno, a giugno, si è preoccupato: nessuno ha osato dire agli italiani “Sarà un’estate diversa, questa. Non è consentito fare gli errori dello scorso anno, non solo perché abbiamo il dovere di evitare una nuova ondata e nuove morti, ma anche per proteggere i nostri ragazzi dal rischio di un altro anno scolastico logorato dal tira e molla della dad (che ci ha salvati, ma non è il massimo)”. No, nessuno ha osato, perché della scuola e dei nostri ragazzi – in fondo in fondo, e neanche troppo in fondo – a nessuno importa veramente. È stata prioritaria, ancora una volta, la protezione di altre categorie, a scapito di tutto e di tutti. E adesso non si cianci sulla scuola a pochi giorni, a poche ore dal primo campanello, perché è intollerabile, e brucia a chi tra pochi giorni rientrerà in classe nelle stesse identiche condizioni di un anno fa.

La riapertura della scuola andava preparata tre mesi fa, non oggi, andava preparata progettando un’estate responsabile, meno libera, per il bene di tutti. Ed è da qui, dal concetto di bene comune, che quest’anno si dovrà ripartire con i nostri giovani, impoveriti da una società che non sa insegnarglielo, da comunità che credono più nel valore non negoziabile dello Spritz che in quello della solidarietà e di quella fratellanza laica che è l’unica, vera via di uscita dalla pandemia. A pari merito col vaccino.

Il bene comune, il vaccino. Ripartiamo da qui con i nostri ragazzi, flagellati da una comunicazione in rete assolutamente sballata e calcolatamente colpevole. Vaccinarsi è un dovere morale, è un atto di amore verso se stessi e verso il prossimo: se io non mi ammalo gravemente, grazie al vaccino, se abbatto la carica virale del virus, io salvo me e anche te, perché il virus circolerà di meno, colpirà di meno, perché così lo sconfiggiamo tutti insieme. Tu per me, io per te, noi per lei, per lui, per loro. Dietro al vaccino c’è un’equipe mondiale di ricercatori. Fidiamoci più di loro che dei virologi da bar che circolano sui social.

C’è un’etica del bene comune che va coltivata, riscoperta, tenacemente. È la consapevolezza di accettare un rischio per costruire la salvezza di tutti. È la disponibilità a collaborare per il bene dell’altro.

E c’è di più. Ai nostri giovani va insegnato, assolutamente, prioritariamente, a riconoscere e smontare una fake news, a smascherare le mille sirene che in rete ci vogliono ignoranti e creduloni, per portarci dove vogliono, a tutti i livelli, in tutti i contesti. Lavorare sul concetto che una tesi ha degli argomenti, che vanno trovati, esaminati, smontati se necessario, o almeno attentamente verificati, è fondamentale. Dare ai ragazzi gli strumenti cognitivi per non farsi prendere in giro, è essenziale, oggi più che mai. Ciascun docente, a settembre, potrebbe ripartire da qui.

Bene comune e etica della comunicazione. Due binari su cui costruire percorsi didattici concreti, per agganciare la scuola alla vita. Oggi più che mai.

Buon anno scolastico.☺

 

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