facciamo opinione
30 Maggio 2011 Share

facciamo opinione

 

“Prendo il caffè la mattina, mi guardo riflesso allo specchio del bar. Sono insieme a tante persone. Tutte come me. Hanno letto i titoli dei giornali, commentano le prodezze di Berlusconi. Siamo poco creativi … Non ci viene niente da dire” (Antonio Pascale, Qui dobbiamo fare qualcosa …).

Eppure ci sarebbe tanto da dire, perché la società contemporanea si caratterizza, specialmente nel nostro occidente, per quella particolare “categoria” che va sotto il nome di opinione pubblica, concetto ripreso dalla cultura anglosassone.

La  Public Opinion [pronuncia: pablich opìnion], espressione facilmente traducibile in italiano sul piano linguistico, sta ad indicare l’insieme o somma delle convinzioni individuali dei componenti di una società: essa ha caratterizzato la società inglese (e successivamente quella americana) del XVIII secolo, una società che stava modificandosi in seguito al processo di urbanizzazione collegato alla rivoluzione industriale. In questo secolo fa la sua comparsa sulla scena sociale la categoria del “pubblico” inteso come gruppo di persone (in seguito chiamati cittadini) davanti agli occhi dei quali si verifica un evento, viene presa una decisione, sono affermate alcune dichiarazioni. Questo pubblico, per contrasto, esercita una azione di controllo, e quindi di giudizio, che si riflette, ad esempio, sulla prosecuzione o meno di un’iniziativa; la validità di una risoluzione viene espressa proprio grazie al confronto con la visione collettiva.

Ciò che può sembrare oggi evidente ed assodato, qualche secolo fa rappresentava una formidabile novità, un modo, ancora da sperimentare, per stabilire princìpi che potessero essere compresi – meglio, condivisi – da un buon numero di appartenenti alla società (ancora rigidamente suddivisa in classi, in quei secoli!). Iniziava a diventare importante ciò che la gente pensava!

Nonostante le inevitabili contraddizioni, nelle società anglosassoni, l’opinione pubblica continua a perseguire il suo compito di controllo, innanzitutto del potere politico: si pensi semplicemente alla pratica, ormai invalsa anche in Italia, dei sondaggi  per valutare il gradimento o meno di un politico in carica, dal presidente degli Stati Uniti al Primo Ministro britannico. Attenzione e rispetto vengono riservati al giudizio dell’opinione pubblica così come rivelato dai sondaggi; ne conseguono perciò modifiche o cambiamenti nelle decisioni, revisione e correzione dell’operato degli amministratori, chiarimenti e spiegazioni fornite pubblicamente.

Non appare però semplice conoscere effettivamente quale sia la reale opinione pubblica su un determinato argomento, né individuare quali possano essere i metodi corretti per rilevarla. E ancora viene da chiedersi a chi spetti la decisione riguardo a ciò che va sottoposto al giudizio collettivo, se, ad esempio, rendere pubblici documenti fotografici che ritraggono situazioni altamente drammatiche, oppure limitarsi ad una spiegazione convincente circa il rifiuto di tale pubblicazione.

Il concetto di opinione pubblica si è ormai esteso anche ad altre società, evolvendosi ed adattandosi ai presupposti culturali di ciascuna di esse.

Relativamente alla nostra contemporaneità Antonio Pascale parla di un tipo di società largamente diffuso, la “società assorta” in cui “l’individuo non sceglie” ma si affida ai valori tradizionali nei quali si rispecchia, valori che diventano “una vera e propria autorità” che nessuno ha intenzione di mettere in discussione perché “nelle società assorte prevale l’abitudine”. In esse quindi l’opinione pubblica si accoda ad un modo di pensare legato ad una visione del mondo “simbolica”, quasi anacronistica, lontana dalla realtà sempre in movimento e soggetta a modificazioni; mentre invece “l’individuo deve prendere atto che il rapporto che fino ad allora aveva stabilito con il mondo e con gli altri non è il solo e unico”.

Pigrizia, disinteresse, timore di mettersi in discussione: tanti potrebbero essere i motivi per cui anche nella nostra società italiana l’opinione pubblica fatica a manifestarsi, mentre invece tante altre potrebbero essere le ragioni per far sentire la propria voce.

Qualche passo è stato compiuto: molti italiani hanno ritenuto indispensabile interrogarsi e prendere coscienza di temi che riguardano la collettività, e si dichiarano pronti ad esprimere la loro (pubblica)  “opinione” su di essi! ☺

dario.carlone@tiscali.it

 

eoc

eoc