Festa della repubblica. I molisani votarono per la Monarchia..
2 Giugno 2017
laFonteTV (3191 articles)
Share

Festa della repubblica. I molisani votarono per la Monarchia..

Quando il Generale Inverno cede il passo ai primi tepori primaverili, sembrano idealmente risvegliarsi anche gli animi e le coscienze della gente. A maggior ragione succede osservando l’incedere dei giorni del calendario, che con la bella stagione rinnova due date che ognuno di noi porta in minima o in maggior parte dentro di sé, le quali ci hanno resi, attraverso le generazioni, ciò che siamo diventati oggi: il 25 Aprile, Festa della Liberazione ed il 2 Giugno, giorno in cui celebriamo la Festa della Repubblica.

La domanda è doverosa: cosa resta ancora oggi di quelle ricorrenze che segnarono il vero spartiacque nella storia d’Italia?

L’auspicio è che all’interno della società civile ci sia ancora un’alta opinione di esse, al di là delle festività da calendario con gli annessi rituali di carattere istituzionale. Questi ultimi, va riconosciuto, appaiono anacronistici sia per forma che per contenuto e rischiano di rendere sfumato ogni anno che passa il significato che queste celebrazioni dovrebbero assumere.

L’anacronismo porta in maniera ineludibile ad allontanare anziché rafforzare il ricordo degli sforzi civili che hanno reso il nostro paese in primis una Repubblica libera dalla dittatura, in secondo luogo una Democrazia Parlamentare, ed ultima, ma non ultima, una Costituzione deliberata, lunga e rigida.

All’interno di questo contesto, ad un livello più strettamente locale, la nostra regione, che ha come momento culminante delle celebrazioni per la Liberazione la deposizione di una corona di alloro sul Monte Marrone, dove trovò la morte il partigiano Giaime Pintor, non ha mai mancato di esprimere il proprio consenso in maniera netta nell’una o nell’altra direzione in occasione dei momenti culminanti della storia.

Questa tesi risultò suffragata anche al termine dello spoglio delle schede deposte nelle urne nel remoto 2 giugno 1946, che confermò il Molise quale terra di provata fede monarchica.

In quel lontano periodo, fra comizi, visite di dirigenti nazionali, candidati che si scambiavano accuse, partiti politici che si affannavano a dimostrare la bontà dei loro programmi, arrivò il grande giorno del voto. Si trattò – è bene ricordarlo – della prima votazione nazionale a suffragio universale (maschile e femminile), ed al di là delle sessioni referendarie che si sarebbero susseguite nel corso degli anni, quel giorno con il voto espresso dagli italiani venne posta la prima pietra alla base dei diritti fondamentali della moderna società civile.

Quel 2 giugno i molisani, attraverso la loro preferenza, si espressero in maniera plebiscitaria a favore della Monarchia. Se i dati ufficiali in Italia parlano di un successo repubblicano con il 54,3% dei voti contro il 45,7% ad appannaggio dei monarchici, non può dirsi lo stesso per la nostra regione, allora interamente Provincia di Campobasso. I molisani che si presentarono alle urne furono quasi il 90% degli aventi diritto, pertanto coloro che votarono furono valutati nel numero di 208.558. Secondo i dati comunicati al Ministero degli Interni dalla Prefettura di Campobasso, la percentuale finale, calcolata sui voti validi, fu del 31,5% per la Repubblica (61.610 preferenze) e del 68,5% per la Monarchia (133.677 preferenze), ma furono 13.271 coloro che tra schede bianche (8941) e voto nullo (5160) non espressero alcuna scelta.

Di fronte a queste cifre ogni ulteriore commento sarebbe superfluo: la percentuale monarchica è più che doppia rispetto a quella repubblicana e quello molisano è il valore più alto dopo quello campano del 76,5%. In alcuni comuni molisani si sfiorò addirittura l’unanimità, come avvenne a Lupara con il 97,8%. Tra i comuni più importanti va segnalato il dato di Campobasso con l’81,2%, quello di Bojano con l’80,5% con l’apice a Venafro (92,1%).

Al di là delle percentuali e dell’orientamento mostrato dall’elettorato, quell’alta affluenza alle urne non può lasciare certamente indifferenti, in maniera direttamente proporzionale al fatto che non può passare inosservata la disaffezione che registriamo progressivamente da parte dell’opinione pubblica anno dopo anno e questa è anche una risposta implicita al quesito posto in precedenza.

L’anno passato venivano celebrati i 70 anni dalla nascita della Repubblica ed altri ne passeranno nel ricordo degli sforzi fatti per raggiungere l’obiettivo di una democrazia parlamentare eletta, ma finché non vi sarà l’affermazione di una coscienza civica che rinsaldi in maniera decisa il legame con la bandiera tricolore, con la storia del nostro paese e con gli innumerevoli attori che permisero la realizzazione di quel progetto, ogni tentativo di mantenere viva la memoria resterà vano.

Questo almeno finché gli sforzi dei vari Calamadrei, Salvemini, Croce, Amendola, Parri, – per citare alcuni dei monumenti che rappresentano un pezzo di storia del nostro paese per il solo nome che portano,- resteranno confinati alle sole pagine dei libri di storia. Il giorno in cui invece questi eventi ci apparterranno davvero, ma soprattutto entreranno nelle coscienze di coloro che oggi siedono sui banchi di scuola e che domani di quella storia dovranno essere protagonisti, raccontandola e tramandandola ai posteri, potremo dire di essere realmente padroni di un passato che ci ha resi uno stato libero e democratico. ☺

 

laFonteTV

laFonteTV