
Fondata sul lavoro
Il lavoro è radice di libertà. Esso non è il solo mezzo con cui una persona si procura ciò che serve per vivere dignitosamente, come viene scritto nella Dichiarazione universale dei diritti umani ma è anche la base su cui si fonda la coesione sociale di un Paese. Deve corrispondere a tale lavoro “una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità […] e in ogni caso essere sufficiente ad assicurare a sé e alla propria famiglia un’esistenza libera e dignitosa”(art. 36 Cost.). Deve cioè permettere di soddisfare i bisogni economici, sociali, culturali e ludico-ricreativi, di partecipare attivamente alla vita sociale e culturale e contribuire al benessere della società. Si deve poter scegliere liberamente un lavoro sulla base delle “proprie capacità e della propria scelta” (art. 4, co.2 Cost.). Ciò fa sì che ci si senta dentro una società permeata dalla solidarietà.
È un diritto che al momento è negato. Una parte consistente di popolazione vive in condizioni lavorative pesanti e non sempre dignitose. Domanda e offerta di lavoro non sempre si incontrano, come dovrebbe succedere, e le politiche del lavoro, che devono essere tali da garantire il diritto al lavoro, non sempre favoriscono tale incontro. Il tasso di occupazione italiano è il più basso d’Europa: 62,2% contro 70,8%. È vero che il tasso di occupazione, dal 2008, è aumentato di 2,1 punti percentuali. Va, però, annotato che lo stesso ha interessato e in misura più forte gli ultracinquantenni. Disoccupazione, sottoccupazione e precarietà continuano a interessare in modo pesante donne e giovani. L’Italia occupa il terzultimo posto tra i Paesi membri dell’OCSE. Precede solo Costarica e Turchia.
Le remunerazioni, di cui godono molto lavoratori, non sempre garantiscono una vita dignitosa. Esse risultano essere, nel 2024, inferiori dell’8,7% se poste a confronto con quelle del 2008. I salari reali sono cresciuti, nel 2024, del 2,4%, in ritardo, però, di un anno rispetto a quelle vigenti nei Paesi europei e non hanno recuperato la contrazione che si è avuta tra il 2022-2023: 3,2% ogni anno.
Gli investimenti indotti dal PNRR si sono rivelati decisamente poco incisivi sull’occupazione Si sono incrementate povertà e diseguaglianze sociali. La povertà assoluta è raddoppiata rispetto al 2012 e tra il 2020-2022 è ulteriormente aumentata senza ritornare al livello pre-2012 nonostante la crescita occupazionale avutasi nel 2021. Si vedano i dati sul lavoro povero e la povertà da lavoro. È aumentato anche il rischio di esclusione sociale, di insicurezza e di marginalizzazione. Ciò ha forti responsabilità sulla disaffezione e sulla partecipazione democratica. Incide sulle fondamenta di un sistema democratico che deve garantire diritti, occasione e opportunità a tutti i cittadini o – forse si dovrebbe rimarcare con più decisione – a tutte le persone che vivono in uno Stato.
Il lavoro – va rimarcato con forza – non è solo un diritto. Esso è anche indispensabile per la libertà e la sopravvivenza della democrazia. Assenze o carenze di opportunità e di occasioni occupazionali indeboliscono i legami sociali e causano tensioni sociali. Il diritto al lavoro, la partecipazione e il contributo che ciascuno deve dare al bene comune permettono alla società di prosperare. Il progresso tecnologico può contribuire a ‘ridurre il sudore’, l’alienazione e le malattie, dare qualità alla vita liberando tempo. Non deve, però, mai escludere dal lavoro. Esso deve continuare a essere il fondamento di ogni società libera e giusta.☺