Giuseppe Rea: Chaos des Religions
8 Febbraio 2024
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Giuseppe Rea: Chaos des Religions

Giuseppe Rea: Chaos des Religions
E mentre tu bianca chiesetta/ sussurri pace sulla terra/ si strappa il cielo come un velo/ scoprendo un popolo che piange.
Cantava così il brano Inch’Allah (se Allah vuole) pubblicato in francese dal cantante e compositore belga, di origine italiana, Salvatore Adamo nel lontano 1967. La canzone, nata semplicemente come inno alla pace, creò non pochi problemi all’autore. Inizialmente percepita come filo-israeliana, venne bandita dai paesi arabi, trascurando che la stessa espressione del titolo è associata soprattutto al mondo islamico e riconducibile proprio al Corano. Per questo l’autore stesso ne ripropose successivamente, nel 1993, una nuova versione in una tournèe che fu un vero trionfo, a Beirut, a Teheran, a Gerusalemme e a Tel-Aviv.
Allo scopo di riaffermare un’unica, comune e universale speranza di pace del conflitto israelo-palestinese, il cantante, infatti, introdusse nel testo la parola pace prima in arabo, salam, e poi in ebraico, shalom. L’ultima strofa del nuovo canto così recita: “requiem per i milioni d’anime/ di quei bambini, di quelle donne, di quegli uomini/ caduti da entrambe le parti del dramma/ basta con il sangue/ salam/shalom”.
Allo stesso modo il dipinto ad olio di Giuseppe Rea, le Chaos des Religions, rappresenta le continue tensioni esistenti tra ebrei e musulmani che, da tempo e periodicamente, sfociano in sanguinosi e interminabili conflitti. Le pennellate decise e nette, le linee spezzate e chiuse, indicano non solo la diversità dei due popoli ma anche l’incomunicabilità, la rigidità e l’interruzione del dialogo, mentre il rosso e il nero richiamano lo spargimento di sangue e la tragicità di una guerra che sembra non avere fine. Dal caos però può emergere un ordine: le due religioni, anche se in conflitto tra loro, sono collocate e riunite in un unico spazio, quello di un simbolico e luminoso tempio di Gerusalemme che le accoglie entrambe perché formate da fratelli della stessa famiglia, quella più grande dell’umanità.
In realtà però, ebrei, cristiani e musulmani, pur pregando incessantemente per la pace, ognuno con il suo credo e invocando il proprio Dio, non lasciano ancora intravedere un futuro di reciproco rispetto e riconoscimento. Poiché nessun Dio può ordinare o volere la guerra, la violenza, lo sterminio, l’uccisione e il massacro degli esseri umani, la riconciliazione e la pace dipendono esclusivamente dalla volontà degli uomini. Non se Dio vuole, ma se gli uomini vogliono… Al di là della religione professata, dell’ideologia, degli schieramenti, delle manifestazioni a sostegno dell’uno o dell’altro popolo, vi sono diritti umani, innegabili e sacrosanti che tutti, indistintamente, dovrebbero riconoscere come fondamentali: prima di tutto quello di esistere e poi quello di essere liberi. Salam, Shalom.

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