Giuseppe Rea: Hommage à Jean Ferrat
10 Novembre 2023
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Giuseppe Rea: Hommage à Jean Ferrat

Hommage à Jean Ferrat, la tela ad olio qui presentata, è un tributo dell’autore Giuseppe Rea al famoso cantante francese scomparso nel 2010. Nato nei pressi di Parigi, Jean Ferrat era di origini ebraiche, aveva solo 11 anni quando il padre fu deportato nei campi di sterminio di Auschwitz. Cantautore, musicista e paroliere, inizia la sua carriera a Parigi, e diventa, negli anni Sessanta e Settanta, uno dei maggiori rappresentanti della canzone “impegnata” del suo paese. Grande ammiratore del poeta francese Luis Aragon, il cantautore produce un album interamente dedicato alle sue poesie, del quale risultano vendute un milione e mezzo di copie tra il 1971 e il 1994.
Le sue canzoni, pur trattando d’amore, di storia, della vita in montagna o del ruolo del cantautore nella società, riguardano sempre ed essenzialmente la natura umana.
Alla sua scomparsa un presentatore televisivo, paragonandolo ai più grandi interpreti della canzone francese, affermò : “C’era Brel, c’era Brassens, c’era Ferrè e c’era Jean, era l’ultimo dei Moicani”.
Una delle sue canzoni più conosciute “La Montagne”, alla quale il quadro si riferisce, è legata alla catena montuosa del luogo dove il cantautore ha vissuto fino alla sua morte, nel villaggio moribondo di Antraigues-sur-Volane, nell’Ardèche. La piccola località, situata nel centro-sud della Francia, viveva infatti, in quel periodo, l’abbandono e lo spopolamento dovuto all’esodo verso le aree urbane.
Ferrat, al contrario, decide di abbandonare la vita mondana parigina per andare a vivere lì, ad Antraigues (che significa ”tra le acque”), nella semplicità e a contatto con la natura. Altri artisti e poeti suoi amici, attratti dalla bellezza e dalla quiete del luogo, lo raggiungono per soggiornare con lui nello stesso posto. Ed è proprio grazie all’eco di questa loro permanenza nel luogo, al ricordo e alle loro tracce, conservate e raccolte in un museo, che il paese miracolosamente rinasce dal punto di vista culturale e sociale. Oggi, infatti, sono in molti quelli che lasciano la città per tornare a lavorare e a vivere nel “piccolo grande villaggio”, un borgo che ha saputo risorgere grazie alla cultura, all’arte e all’importanza che i suoi abitanti attribuiscono alla convivialità e alla qualità della vita.

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