Ho sognato che ero italiana
10 Settembre 2022
laFonteTV (3802 articles)
Share

Ho sognato che ero italiana

Questa notte ho sognato che ero cittadina italiana e che dovevo decidere a quale partito dare il mio voto il 25 settembre. Mi sono svegliata bagnata di sudore, cosa che normalmente succede quando ho avuto un incubo. Dopo un istante ho capito che la realtà era un’altra, che sono residente in un paesino molisano, ma sono ancora tedesca e che non dovrò prendere nessuna decisione. E mi è venuto in mente perché dopo il matrimonio con Dario, cittadino italiano, e dopo tanti anni di residenza in Italia, ancora non ho cambiato cittadinanza.

Era l’anno 1984, ero sposata con Dario da pochi mesi e facevamo le vacanze a Viareggio, dove abitavano i miei suoceri. Un giorno, passando davanti al Comune, decidemmo di entrare e chiedere, all’anagrafe, cosa dovevo fare per prendere la cittadinanza italiana. Era un mio grande desiderio, perche mi permetteva di realizzare un progetto.

Ancora esisteva la DDR, paese che mi aveva dato la cittadinanza, e negli ultimi anni, dal 1973 in poi, avevo lavorato per due cineasti che avevano filmato in Cile tanto il colpo di stato di Pinochet quanto i primi anni della dittatura militare, con i campi di concentramento, i desaparecidos, i torturati e tutti quegli orrori che il mondo doveva conoscere, ed io stavo trascrivendo e traducendo le bande sonore che i cineasti avevano registrato mentre filmavano. Queste mie traduzioni sarebbero servite come sottotitoli di film-documentari premiati in diversi festival di cinema nel mondo. Il problema era che il mio nome e cognome apparivano alla fine dei film, fra i crediti, e nel 1984 io avevo il progetto di andare in Cile per scrivere un libro. Ma con il passaporto della DDR e con il mio cognome tedesco apparso nei film, non avrei avuto il permesso di entrare in Cile. Parte del problema lo avevo risolto, prendendo, come si fa normalmente in Germania, il cognome del marito, ma per realizzare il mio progetto avevo bisogno di un passaporto qualsiasi, tranne quello della DDR.

L’uomo che ci ricevette all’ anagrafe fu molto cortese, ma aveva qualche problema per rispondere alla nostra domanda, e così fece chiamare un altro impiegato del Comune, uno specialista. Quest’uomo ci spiegò che poco tempo prima la legge in Italia era cambiata e che adesso, per prendere la cittadinanza italiana a causa di un matrimonio, avrei dovuto aspettare cinque anni invece di tre. Perché? “Ah, signora, ultimamente vengono troppe donne dai paesi dell’Est, sposate con italiani. Queste donne sono, quasi sempre, molto giovani, ma i mariti italiani sono più vecchi ed abbiamo il sospetto che le donne li hanno sposati per godere, una volta vedove, la pensione dei mariti defunti”.

Mentre parlava, l’uomo ci osservava attentamente, forse calcolando la nostra età. “Mi dispiace, signora, ma dovrà aspettare cinque anni”, si congedò il signore e noi ci alzammo dalle sedie per lasciare la stanza. In quel momento, l’impiegato addetto all’anagrafe mi chiese: “Mi può spiegare, signora, a cosa le serve avere la cittadinanza italiana?”. E fece un gesto che faceva capire che lui non vedeva nessun motivo utile nella mia richiesta. Naturalmente non gli risposi, ma dovevo dargli i miei dati per essere iscritta all’anagrafe di Viareggio, cosa molto, molto utile, perché tre anni dopo ricevetti una carta del Comune che mi diceva che “la bambina Christiane Canale ha diritto ad un posto nell’asilo d’infanzia”!!! Invece di “appena sposata” mi aveva registrata come “appena nata”…

Questa è la storia del mio tentativo di diventare italiana. Pochi anni dopo, non avevo più bisogno del passaporto italiano, perché il mio paese non esisteva più ed avevo in tasca un passaporto della Germania unificata.

Oggi tiro un sospiro di sollievo per non dovere prendere una decisione il 25 settembre. Per quello che vedo in TV e sento dire dalla gente, i partiti, i grandi partiti, praticamente decidono in questi giorni, ad un mese dalle elezioni, chi saranno i deputati e senatori della prossima legislatura, ed anche se voto un candidato che mi convince con il suo programma (se mai nelle prossime settimane si parlerà più dei programmi concreti e meno della vita dei diversi candidati), non posso essere sicura che fra uno o due o tre anni, questo mio candidato preferito non cambi casacca e passi ad un altro partito o ne fondi uno suo.

Detto (o scritto) tutto questo, care amiche e cari amici de la fonte, vi faccio gli auguri e spero (spero veramente, perche la speranza è ostinata e non vuole morire) che i vostri compatrioti, con il loro voto, salvino la vostra Costituzione repubblicana ed antifascista. ☺

 

laFonteTV

laFonteTV