Il bene collettivo
6 Dicembre 2017
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Il bene collettivo

La distanza tra i cittadini e l’attuale classe politica, a tutti i livelli, è un dato innegabile e la sfiducia nella capacità delle pubbliche amministrazioni di risolvere le problematiche di interesse collettivo è ai massimi storici. In termini elettorali questo concretamente può tradursi in astensionismo e l’ astensionismo altro non genera che un ulteriore distacco tra il cittadino e la politica, da un lato cristallizzando la posizione di potere di chi governa, rendendolo irresponsabile del suo operato, e dall’altro lasciando l’elettore anche più sfiduciato e solo. Non stupisce allora che la nostra regione vanti, in rapporto alla popolazione, un numero molto elevato di movimenti associativi. Questo, se da un lato è indice di grande vitalità e sensibilità civile, dall’altro genera frammentazione degli interessi, indebolendo alla radice le istanze e le necessità delle stesse associazioni.

Abdicare ai propri doveri elettorali perciò non può rappresentare una soluzione, sebbene sia espressione di una protesta più che legittima. Quando un nostro caro si ammala, cerchiamo di stargli il più vicino possibile per facilitare la sua guarigione e così dovremmo fare con i nostri apparati istituzionali: tanto più sono “ammalati” tanto più dobbiamo stargli dietro, non mollare la presa, pretendere che si trovi e si segua una cura adatta. La partecipazione e l’impegno civile sono imperativi morali che i cittadini molisani dovrebbero seguire costantemente ed ora più che mai, visto che tra pochi mesi saremo chiamati a scegliere il nuovo governo regionale.

Occorre soprattutto avere a mente che il bene individuale non può che passare attraverso il bene collettivo, prendendo coscienza del fatto che chi condivide le nostre necessità non è un avversario ma un alleato, in quanto non ha senso lottare per conquistare per primo un traguardo, ma occorre lottare perché il traguardo sia accessibile a tutti. La frammentazione moltiplica soltanto le solitudini.

La solitudine, sociale e istituzionale, è un fenomeno che troppo spesso si accompagna alla persona con disabilità ed alla sua famiglia. La regione Molise da una lato è stata all’avanguardia su determinate tematiche (penso alla legge regionale sulla vita indipendente, all’attuale legge sull’autismo, al bando regionale sul dopo di noi- che tra l’altro è stato il primo in Italia, alla legge 13/2014), dall’altro ha privato questi provvedimenti della linfa vitale di cui necessitavano o comunque li ha relegati in un cantuccio in cui non possono esplicare efficacemente i loro effetti. Chi convive tutti i giorni con la disabilità ha pochissimo tempo e risorse da investire nelle battaglie civili, e questo spiega perché a tutti livelli il settore sociale sia il più tartassato di tutti. È molto più facile colpire chi ha poche difese, anziché chi è in grado di contrastare le politiche sbagliate. Soprattutto, anche chi lotta troppo spesso lotta per se stesso, perché spinto da una drammatica necessità personale. Le disabilità sono diverse e diversi sono l’approccio e le necessità. Eppure, anche nella condizione più drammatica, la sfiducia nelle istituzioni ed in quello che rappresentano non può mai essere una risposta.

Non bisogna perciò stancarsi di chiedere il pieno recepimento della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che deve essere applicata in tutti i suoi aspetti, per le scuole, per il mondo del lavoro, per il gioco, per la riabilitazione. Bisogna pretendere strade ed edifici accessibili a tutti. Bisogna pretendere servizi a misura di cittadino. E soprattutto non bisogna fidarsi di chi li promette solo a noi, ma fidarsi di chi si impegna per rendere il mondo migliore per tutti. E soprattutto partecipare, proporre, vigilare. Soprattutto non allontanarsi dalle istituzione e dalla politica. Il voto e l’impegno civile sono gli unici strumenti che abbiamo. ☺

 

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