Ai tempi di Gesù esisteva un impero economico, bellico e politico: quello romano. Il linguaggio dell’impero era sintetizzato dallo slogan “Pace e sicurezza”. Una pace ed una sicurezza ambigue. Paolo aveva già coscientizzato le comunità cristiane sul significato ambiguo della Pax romana a cui contrapporre la non violenta Pax Christi. Esisteva quindi un impero ed il suo linguaggio.
Oggi non è molto cambiato: esiste un impero economico bellico delle Corporation o multinazionali, per lo più nate negli Stati Uniti, finalizzate, inizialmente, solo alla realizzazione di grandi opere, al termine delle quali invece di estinguersi, ampliano il loro oggetto sociale a dismisura e diventano persone giuridiche con gli stessi diritti delle persone fisiche, e reinvestono, in ogni angolo del pianeta, le ingenti risorse maturate.
Anche in Europa sono sorte le multinazionali, grazie al colonialismo europeo in Africa ed Asia. Queste corporation oggi finanziano le campagne elettorali dei presidenti delle più potenti nazioni al mondo quali Stati Uniti, Inghilterra, Canada, ed impongono le loro scelte ispirate sostanzialmente ad un nuovo colonialismo economico che, volendo accaparrarsi le materie prime, ancora residue, e quelle future, si serve di tutti i mezzi, anche delle guerre.
Sotto l’impero romano esistevano terrorismo e fondamentalismo. Anche oggi esiste il fondamentalismo che fa derivare da un precetto, ispirato ad una lettura acritica dei libri sacri, conseguenze politiche, ed esiste il terrorismo, ossia la violenza finalizzata a scopi politici. Ma siamo sicuri che si possa parlare di fondamentalismo solo al singolare e sempre rivolto ai nemici dell’occidente? Guardiamo ai fondamentalismi presenti nel cristianesimo statunitense ed ebraico, ricordandoci anche che la galassia dell’islam, alla quale l’occidente vorrebbe associare un’unica matrice terroristica, è molto più preparata, colta, lungimirante e moderata di quanto si possa immaginare: si veda, ad esempio, la carta dei diritti del Cairo degli anni novanta. Si tenga, inoltre, presente che associare gli arabi all’islam è errato in quanto questi ne rappresentano soltanto il 15%.
Allora, come oggi, la povera gente era obbligata a subire le decisioni riguardanti il controllo della e sulla popolazione, finalizzate, per lo più, a perpetuare lo stile di vita di quelle dominanti. Ed è in quel contesto che Dio decide di consentire alla semplicità, alla tenerezza ed all’amore di due persone piccole ed insignificanti per quell’epoca, di irrompere nella storia del mondo con il frutto della loro storia di amore, riflesso di quella di un Dio umile e innamorato dell’umanità, a tal punto, da donare suo figlio. Dio propone la semplicità di Maria, l’onestà di Giuseppe e la relazione del loro amore il cui frutto è l’umanità di Gesù, talmente profonda da essere divina.
Come possiamo tradurre questo bel comportamento, segno di contraddizione con il mondo di allora e di oggi? Penso che l’essenzialità di Maria ben si sposerebbe con la sobrietà, l’onestà di Giuseppe con la giustizia e la loro relazione con il bene comune.
La sobrietà richiama l’essenziale, ossia l’uscita da un sistema di bisogni indotti dalla “società mercato” (vedi l’uso spasmodico della pubblicità). La Giustizia richiama all’appartenenza al Creatore, a Dio e alla sua legge. Gesù si è messo dalla parte delle vittime, di quelli che subivano i soprusi moralistici delle autorità religiose, la prepotenza di Roma, l’immoralità di Erode e dei suoi cortigiani. Era un segno di contraddizione evidente. Nessuno avrebbe crocifisso Gesù, se si fosse messo dalla parte dei potenti o avesse trovato una comoda nicchia di neutralità tra ricchi e poveri. Il principale bene comune è la relazione, risposta alla paura, alla fenomenologia dell’insicurezza. Non c’è vita buona senza passare attraverso il territorio buio e pericoloso dell’altro. Ma forse stiamo uscendo dal territorio dell’umano, se è vero che l’umano inizia con la gratuità, che è sempre un’esperienza di relazione interumana rischiosa e quindi potenzialmente dolorosa. Con il Natale Dio scelse questa relazione in Gesù e chiede a noi oggi di perpetuarla con l’umanità.☺
adelellis@virgilio.it
Ai tempi di Gesù esisteva un impero economico, bellico e politico: quello romano. Il linguaggio dell’impero era sintetizzato dallo slogan “Pace e sicurezza”. Una pace ed una sicurezza ambigue. Paolo aveva già coscientizzato le comunità cristiane sul significato ambiguo della Pax romana a cui contrapporre la non violenta Pax Christi. Esisteva quindi un impero ed il suo linguaggio.
Oggi non è molto cambiato: esiste un impero economico bellico delle Corporation o multinazionali, per lo più nate negli Stati Uniti, finalizzate, inizialmente, solo alla realizzazione di grandi opere, al termine delle quali invece di estinguersi, ampliano il loro oggetto sociale a dismisura e diventano persone giuridiche con gli stessi diritti delle persone fisiche, e reinvestono, in ogni angolo del pianeta, le ingenti risorse maturate.
Anche in Europa sono sorte le multinazionali, grazie al colonialismo europeo in Africa ed Asia. Queste corporation oggi finanziano le campagne elettorali dei presidenti delle più potenti nazioni al mondo quali Stati Uniti, Inghilterra, Canada, ed impongono le loro scelte ispirate sostanzialmente ad un nuovo colonialismo economico che, volendo accaparrarsi le materie prime, ancora residue, e quelle future, si serve di tutti i mezzi, anche delle guerre.
Sotto l’impero romano esistevano terrorismo e fondamentalismo. Anche oggi esiste il fondamentalismo che fa derivare da un precetto, ispirato ad una lettura acritica dei libri sacri, conseguenze politiche, ed esiste il terrorismo, ossia la violenza finalizzata a scopi politici. Ma siamo sicuri che si possa parlare di fondamentalismo solo al singolare e sempre rivolto ai nemici dell’occidente? Guardiamo ai fondamentalismi presenti nel cristianesimo statunitense ed ebraico, ricordandoci anche che la galassia dell’islam, alla quale l’occidente vorrebbe associare un’unica matrice terroristica, è molto più preparata, colta, lungimirante e moderata di quanto si possa immaginare: si veda, ad esempio, la carta dei diritti del Cairo degli anni novanta. Si tenga, inoltre, presente che associare gli arabi all’islam è errato in quanto questi ne rappresentano soltanto il 15%.
Allora, come oggi, la povera gente era obbligata a subire le decisioni riguardanti il controllo della e sulla popolazione, finalizzate, per lo più, a perpetuare lo stile di vita di quelle dominanti. Ed è in quel contesto che Dio decide di consentire alla semplicità, alla tenerezza ed all’amore di due persone piccole ed insignificanti per quell’epoca, di irrompere nella storia del mondo con il frutto della loro storia di amore, riflesso di quella di un Dio umile e innamorato dell’umanità, a tal punto, da donare suo figlio. Dio propone la semplicità di Maria, l’onestà di Giuseppe e la relazione del loro amore il cui frutto è l’umanità di Gesù, talmente profonda da essere divina.
Come possiamo tradurre questo bel comportamento, segno di contraddizione con il mondo di allora e di oggi? Penso che l’essenzialità di Maria ben si sposerebbe con la sobrietà, l’onestà di Giuseppe con la giustizia e la loro relazione con il bene comune.
La sobrietà richiama l’essenziale, ossia l’uscita da un sistema di bisogni indotti dalla “società mercato” (vedi l’uso spasmodico della pubblicità). La Giustizia richiama all’appartenenza al Creatore, a Dio e alla sua legge. Gesù si è messo dalla parte delle vittime, di quelli che subivano i soprusi moralistici delle autorità religiose, la prepotenza di Roma, l’immoralità di Erode e dei suoi cortigiani. Era un segno di contraddizione evidente. Nessuno avrebbe crocifisso Gesù, se si fosse messo dalla parte dei potenti o avesse trovato una comoda nicchia di neutralità tra ricchi e poveri. Il principale bene comune è la relazione, risposta alla paura, alla fenomenologia dell’insicurezza. Non c’è vita buona senza passare attraverso il territorio buio e pericoloso dell’altro. Ma forse stiamo uscendo dal territorio dell’umano, se è vero che l’umano inizia con la gratuità, che è sempre un’esperienza di relazione interumana rischiosa e quindi potenzialmente dolorosa. Con il Natale Dio scelse questa relazione in Gesù e chiede a noi oggi di perpetuarla con l’umanità.☺
Ai tempi di Gesù esisteva un impero economico, bellico e politico: quello romano. Il linguaggio dell’impero era sintetizzato dallo slogan “Pace e sicurezza”. Una pace ed una sicurezza ambigue. Paolo aveva già coscientizzato le comunità cristiane sul significato ambiguo della Pax romana a cui contrapporre la non violenta Pax Christi. Esisteva quindi un impero ed il suo linguaggio.
Oggi non è molto cambiato: esiste un impero economico bellico delle Corporation o multinazionali, per lo più nate negli Stati Uniti, finalizzate, inizialmente, solo alla realizzazione di grandi opere, al termine delle quali invece di estinguersi, ampliano il loro oggetto sociale a dismisura e diventano persone giuridiche con gli stessi diritti delle persone fisiche, e reinvestono, in ogni angolo del pianeta, le ingenti risorse maturate.
Anche in Europa sono sorte le multinazionali, grazie al colonialismo europeo in Africa ed Asia. Queste corporation oggi finanziano le campagne elettorali dei presidenti delle più potenti nazioni al mondo quali Stati Uniti, Inghilterra, Canada, ed impongono le loro scelte ispirate sostanzialmente ad un nuovo colonialismo economico che, volendo accaparrarsi le materie prime, ancora residue, e quelle future, si serve di tutti i mezzi, anche delle guerre.
Sotto l’impero romano esistevano terrorismo e fondamentalismo. Anche oggi esiste il fondamentalismo che fa derivare da un precetto, ispirato ad una lettura acritica dei libri sacri, conseguenze politiche, ed esiste il terrorismo, ossia la violenza finalizzata a scopi politici. Ma siamo sicuri che si possa parlare di fondamentalismo solo al singolare e sempre rivolto ai nemici dell’occidente? Guardiamo ai fondamentalismi presenti nel cristianesimo statunitense ed ebraico, ricordandoci anche che la galassia dell’islam, alla quale l’occidente vorrebbe associare un’unica matrice terroristica, è molto più preparata, colta, lungimirante e moderata di quanto si possa immaginare: si veda, ad esempio, la carta dei diritti del Cairo degli anni novanta. Si tenga, inoltre, presente che associare gli arabi all’islam è errato in quanto questi ne rappresentano soltanto il 15%.
Allora, come oggi, la povera gente era obbligata a subire le decisioni riguardanti il controllo della e sulla popolazione, finalizzate, per lo più, a perpetuare lo stile di vita di quelle dominanti. Ed è in quel contesto che Dio decide di consentire alla semplicità, alla tenerezza ed all’amore di due persone piccole ed insignificanti per quell’epoca, di irrompere nella storia del mondo con il frutto della loro storia di amore, riflesso di quella di un Dio umile e innamorato dell’umanità, a tal punto, da donare suo figlio. Dio propone la semplicità di Maria, l’onestà di Giuseppe e la relazione del loro amore il cui frutto è l’umanità di Gesù, talmente profonda da essere divina.
Come possiamo tradurre questo bel comportamento, segno di contraddizione con il mondo di allora e di oggi? Penso che l’essenzialità di Maria ben si sposerebbe con la sobrietà, l’onestà di Giuseppe con la giustizia e la loro relazione con il bene comune.
La sobrietà richiama l’essenziale, ossia l’uscita da un sistema di bisogni indotti dalla “società mercato” (vedi l’uso spasmodico della pubblicità). La Giustizia richiama all’appartenenza al Creatore, a Dio e alla sua legge. Gesù si è messo dalla parte delle vittime, di quelli che subivano i soprusi moralistici delle autorità religiose, la prepotenza di Roma, l’immoralità di Erode e dei suoi cortigiani. Era un segno di contraddizione evidente. Nessuno avrebbe crocifisso Gesù, se si fosse messo dalla parte dei potenti o avesse trovato una comoda nicchia di neutralità tra ricchi e poveri. Il principale bene comune è la relazione, risposta alla paura, alla fenomenologia dell’insicurezza. Non c’è vita buona senza passare attraverso il territorio buio e pericoloso dell’altro. Ma forse stiamo uscendo dal territorio dell’umano, se è vero che l’umano inizia con la gratuità, che è sempre un’esperienza di relazione interumana rischiosa e quindi potenzialmente dolorosa. Con il Natale Dio scelse questa relazione in Gesù e chiede a noi oggi di perpetuarla con l’umanità.☺
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