Il carciofo, Cynara cardúnculus subspecie scólymus (L.) Hayek, appartiene alla famiglia delle Composite.
Cynara, come si racconta nella mitologia greca, era una bella fanciulla trasformata da Apollo, innamorato respinto, in un carciofo, spinoso e inaccessibile, che però mantenne poteri straordinari (le proprietà curative). Secondo un’altra versione, sostenuta da Columella, Cynara deriva da cenere, per la consuetudine di concimare questa pianta con la cenere. Il nome scólymus, secondo Plinio, era invece usato dai Greci per indicare una pianta spinosa alimentare, forse il carciofo selvatico, e deriva da scolypto che significa in greco lacerare, strappare, per via delle spine robuste.
Il carciofo è una pianta erbacea perenne che può raggiungere i 150 cm di altezza. Il fusto eretto, forte, terminante con grossi capolini, le cosiddette “mammole”, presenta foglie profondamente incise, tomentose e rugose, e fiori azzurri o purpureo-violacei. I capolini vengono raccolti non ancora maturi per sfruttarne la parte commestibile “il cuore”, che è costituita dal ricettacolo basale, ingrossato e carnoso, e dalle spesse foglie interne non ancora indurite.
L’Italia ha le maggiori coltivazioni di carciofo, che è l’ortaggio da pieno campo più esteso dopo il pomodoro. Le varietà più pregiate sono il “romanesco” e il “violetto”.
Inspiegabilmente dimenticato per secoli, solo nel 1400 gli italiani ne iniziano la coltivazione e ben presto il carciofo viene considerato una ghiottoneria in cucina e molto utilizzato in erboristeria.
I carciofi alla rustica, al tonno, alla spagnola, ripieni, gratinati o alla francese, alla giudìa o in salsa, nelle lasagne, come ripieno per rustici, o sott’olio, sono solo alcune delle ricette che fanno di questo ortaggio il benvenuto sulle nostre tavole. Dal sapore esclusivo, gustabile anche a crudo, oppure arrostito da sapienti mani su carbonella, il carciofo si può impiegare come delizia sulla pizza cotta al forno. Ottime occasioni per esaltare il palato e per assaporare le tante specialità legate a questo magnifico prodotto sono le sagre del carciofo che, a partire dal mese di marzo e fino a tutto aprile, ricorrono dalla Sardegna alla Sicilia, dalla Campania al Lazio, le regioni che vantano una maggiore superficie coltivata a carciofo. Le proprietà salutari del carciofo e il suo effetto contro il logorio della vita moderna (chi non ricorda lo slogan di Ernesto Calindri, con l’invito a bere il tonico e corroborante Cynar?) sono dovuti al contenuto in principi attivi, proteine, glucidi (fra cui l’inulina tollerata anche dai diabetici), vitamina A e C, calcio, fosforo, ferro e manganese. È uno degli ortaggi più ricchi di ferro (forse Braccio di Ferro non ne era a conoscenza!), tanto che il re egiziano Tolomeo forniva i suoi eserciti di carciofi in abbondanza per rendere i soldati forti, coraggiosi e resistenti alle fatiche.
È un ottimo depurativo; facilita la secrezione della bile e la fluidifica. Tuttavia è controindicato nei portatori di calcoli alle vie biliari: specialmente se questi ultimi sono di piccole dimensioni, potrebbero provocare una colica biliare. In virtù dell’azione diuretica che svolge, il carciofo può giovare agli artritici e ai gottosi: secondo alcuni studiosi sarebbero sufficienti quindici giorni di cura per abbassare i tassi di acido urico e di colesterolo.
L’impiego del carciofo è molto semplice: si prepara un decotto facendo bollire, per pochi minuti, un litro di acqua con 30 g di foglie fresche (o 20 g di radice). La bevanda può essere presa in tazze da the, tre volte al giorno prima dei pasti. Questo è un decotto notevolmente amaro ed anche se dolcificato e aromatizzato sarà sempre poco piacevole. Tuttavia, appena bevuto, lascia buona la bocca e, considerando i suoi benefici effetti, conviene comunque farsi coraggio e berlo anche se cattivo.
Carciofi gratinati
Pulire otto carciofi in modo da eliminare tutte le parti dure e scottarli appena in acqua salata con il succo di un limone. Scolarli e sistemarli in una pirofila imburrata, uno accanto all’altro, diritti. Coprire con abbondante besciamella a cui sono stati aggiunti 100 g di gruviera grattugiata. Infornare e servire quando la superficie è ben dorata. ☺
giannotti.gildo@gmail.com
Il carciofo, Cynara cardúnculus subspecie scólymus (L.) Hayek, appartiene alla famiglia delle Composite.
Cynara, come si racconta nella mitologia greca, era una bella fanciulla trasformata da Apollo, innamorato respinto, in un carciofo, spinoso e inaccessibile, che però mantenne poteri straordinari (le proprietà curative). Secondo un’altra versione, sostenuta da Columella, Cynara deriva da cenere, per la consuetudine di concimare questa pianta con la cenere. Il nome scólymus, secondo Plinio, era invece usato dai Greci per indicare una pianta spinosa alimentare, forse il carciofo selvatico, e deriva da scolypto che significa in greco lacerare, strappare, per via delle spine robuste.
Il carciofo è una pianta erbacea perenne che può raggiungere i 150 cm di altezza. Il fusto eretto, forte, terminante con grossi capolini, le cosiddette “mammole”, presenta foglie profondamente incise, tomentose e rugose, e fiori azzurri o purpureo-violacei. I capolini vengono raccolti non ancora maturi per sfruttarne la parte commestibile “il cuore”, che è costituita dal ricettacolo basale, ingrossato e carnoso, e dalle spesse foglie interne non ancora indurite.
L’Italia ha le maggiori coltivazioni di carciofo, che è l’ortaggio da pieno campo più esteso dopo il pomodoro. Le varietà più pregiate sono il “romanesco” e il “violetto”.
Inspiegabilmente dimenticato per secoli, solo nel 1400 gli italiani ne iniziano la coltivazione e ben presto il carciofo viene considerato una ghiottoneria in cucina e molto utilizzato in erboristeria.
I carciofi alla rustica, al tonno, alla spagnola, ripieni, gratinati o alla francese, alla giudìa o in salsa, nelle lasagne, come ripieno per rustici, o sott’olio, sono solo alcune delle ricette che fanno di questo ortaggio il benvenuto sulle nostre tavole. Dal sapore esclusivo, gustabile anche a crudo, oppure arrostito da sapienti mani su carbonella, il carciofo si può impiegare come delizia sulla pizza cotta al forno. Ottime occasioni per esaltare il palato e per assaporare le tante specialità legate a questo magnifico prodotto sono le sagre del carciofo che, a partire dal mese di marzo e fino a tutto aprile, ricorrono dalla Sardegna alla Sicilia, dalla Campania al Lazio, le regioni che vantano una maggiore superficie coltivata a carciofo. Le proprietà salutari del carciofo e il suo effetto contro il logorio della vita moderna (chi non ricorda lo slogan di Ernesto Calindri, con l’invito a bere il tonico e corroborante Cynar?) sono dovuti al contenuto in principi attivi, proteine, glucidi (fra cui l’inulina tollerata anche dai diabetici), vitamina A e C, calcio, fosforo, ferro e manganese. È uno degli ortaggi più ricchi di ferro (forse Braccio di Ferro non ne era a conoscenza!), tanto che il re egiziano Tolomeo forniva i suoi eserciti di carciofi in abbondanza per rendere i soldati forti, coraggiosi e resistenti alle fatiche.
È un ottimo depurativo; facilita la secrezione della bile e la fluidifica. Tuttavia è controindicato nei portatori di calcoli alle vie biliari: specialmente se questi ultimi sono di piccole dimensioni, potrebbero provocare una colica biliare. In virtù dell’azione diuretica che svolge, il carciofo può giovare agli artritici e ai gottosi: secondo alcuni studiosi sarebbero sufficienti quindici giorni di cura per abbassare i tassi di acido urico e di colesterolo.
L’impiego del carciofo è molto semplice: si prepara un decotto facendo bollire, per pochi minuti, un litro di acqua con 30 g di foglie fresche (o 20 g di radice). La bevanda può essere presa in tazze da the, tre volte al giorno prima dei pasti. Questo è un decotto notevolmente amaro ed anche se dolcificato e aromatizzato sarà sempre poco piacevole. Tuttavia, appena bevuto, lascia buona la bocca e, considerando i suoi benefici effetti, conviene comunque farsi coraggio e berlo anche se cattivo.
Carciofi gratinati
Pulire otto carciofi in modo da eliminare tutte le parti dure e scottarli appena in acqua salata con il succo di un limone. Scolarli e sistemarli in una pirofila imburrata, uno accanto all’altro, diritti. Coprire con abbondante besciamella a cui sono stati aggiunti 100 g di gruviera grattugiata. Infornare e servire quando la superficie è ben dorata. ☺
Il carciofo, Cynara cardúnculus subspecie scólymus (L.) Hayek, appartiene alla famiglia delle Composite.
Cynara, come si racconta nella mitologia greca, era una bella fanciulla trasformata da Apollo, innamorato respinto, in un carciofo, spinoso e inaccessibile, che però mantenne poteri straordinari (le proprietà curative). Secondo un’altra versione, sostenuta da Columella, Cynara deriva da cenere, per la consuetudine di concimare questa pianta con la cenere. Il nome scólymus, secondo Plinio, era invece usato dai Greci per indicare una pianta spinosa alimentare, forse il carciofo selvatico, e deriva da scolypto che significa in greco lacerare, strappare, per via delle spine robuste.
Il carciofo è una pianta erbacea perenne che può raggiungere i 150 cm di altezza. Il fusto eretto, forte, terminante con grossi capolini, le cosiddette “mammole”, presenta foglie profondamente incise, tomentose e rugose, e fiori azzurri o purpureo-violacei. I capolini vengono raccolti non ancora maturi per sfruttarne la parte commestibile “il cuore”, che è costituita dal ricettacolo basale, ingrossato e carnoso, e dalle spesse foglie interne non ancora indurite.
L’Italia ha le maggiori coltivazioni di carciofo, che è l’ortaggio da pieno campo più esteso dopo il pomodoro. Le varietà più pregiate sono il “romanesco” e il “violetto”.
Inspiegabilmente dimenticato per secoli, solo nel 1400 gli italiani ne iniziano la coltivazione e ben presto il carciofo viene considerato una ghiottoneria in cucina e molto utilizzato in erboristeria.
I carciofi alla rustica, al tonno, alla spagnola, ripieni, gratinati o alla francese, alla giudìa o in salsa, nelle lasagne, come ripieno per rustici, o sott’olio, sono solo alcune delle ricette che fanno di questo ortaggio il benvenuto sulle nostre tavole. Dal sapore esclusivo, gustabile anche a crudo, oppure arrostito da sapienti mani su carbonella, il carciofo si può impiegare come delizia sulla pizza cotta al forno. Ottime occasioni per esaltare il palato e per assaporare le tante specialità legate a questo magnifico prodotto sono le sagre del carciofo che, a partire dal mese di marzo e fino a tutto aprile, ricorrono dalla Sardegna alla Sicilia, dalla Campania al Lazio, le regioni che vantano una maggiore superficie coltivata a carciofo. Le proprietà salutari del carciofo e il suo effetto contro il logorio della vita moderna (chi non ricorda lo slogan di Ernesto Calindri, con l’invito a bere il tonico e corroborante Cynar?) sono dovuti al contenuto in principi attivi, proteine, glucidi (fra cui l’inulina tollerata anche dai diabetici), vitamina A e C, calcio, fosforo, ferro e manganese. È uno degli ortaggi più ricchi di ferro (forse Braccio di Ferro non ne era a conoscenza!), tanto che il re egiziano Tolomeo forniva i suoi eserciti di carciofi in abbondanza per rendere i soldati forti, coraggiosi e resistenti alle fatiche.
È un ottimo depurativo; facilita la secrezione della bile e la fluidifica. Tuttavia è controindicato nei portatori di calcoli alle vie biliari: specialmente se questi ultimi sono di piccole dimensioni, potrebbero provocare una colica biliare. In virtù dell’azione diuretica che svolge, il carciofo può giovare agli artritici e ai gottosi: secondo alcuni studiosi sarebbero sufficienti quindici giorni di cura per abbassare i tassi di acido urico e di colesterolo.
L’impiego del carciofo è molto semplice: si prepara un decotto facendo bollire, per pochi minuti, un litro di acqua con 30 g di foglie fresche (o 20 g di radice). La bevanda può essere presa in tazze da the, tre volte al giorno prima dei pasti. Questo è un decotto notevolmente amaro ed anche se dolcificato e aromatizzato sarà sempre poco piacevole. Tuttavia, appena bevuto, lascia buona la bocca e, considerando i suoi benefici effetti, conviene comunque farsi coraggio e berlo anche se cattivo.
Carciofi gratinati
Pulire otto carciofi in modo da eliminare tutte le parti dure e scottarli appena in acqua salata con il succo di un limone. Scolarli e sistemarli in una pirofila imburrata, uno accanto all’altro, diritti. Coprire con abbondante besciamella a cui sono stati aggiunti 100 g di gruviera grattugiata. Infornare e servire quando la superficie è ben dorata. ☺
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