il castagno
13 Aprile 2010 Share

il castagno

 

  Il castagno (Castanea sativa Mill.), originario dell’Iran, pare che sia stato introdotto in Europa già nel V secolo a.C. Per l’alto valore nutritivo, conosciuto fin dall’antichità, le castagne erano consumate abbondantemente dai Romani. Nell’alto Medioevo entrarono nel patrimonio alimentare del popolo come elemento integrativo o sostitutivo del grano, in virtù della farina che se ne ricavava. Anche il legno di castagno era noto già in passato per le sue qualità: è semiduro, di lunga durata e, come tale, ricercato per la preparazione di botti, travature e tavole, e per la fabbricazione di mobili. Il prodotto del bosco ceduo è soprattutto destinato all’allestimento di pali di diverse dimensioni utilizzati come sostegno di piantine di fruttiferi.

A quest’albero Giovanni Pascoli dedicò in Myricae una poesia, in lode del legno e dei frutti che hanno scaldato e sfamato generazioni di contadini e montanari:

“Per te i tuguri sentono il tumulto

or del paiolo che inquieto oscilla;

per te la fiamma sotto quel singulto

crepita e brilla”.

E un proverbio piemontese rammenta: “Oca, castagne e vino, tieni tutto per San Martino”.

Le castagne hanno ispirato anche altri modi di dire e proverbi. Il più frequente, “prendere in castagna”, significa “cogliere in fallo qualcuno”. Invece “cavar le castagne dal fuoco con la zampa del gatto” allude a chi fa qualcosa a suo vantaggio esponendo altri al rischio.

Il castagno è una specie che riesce facilmente ad acclimatarsi in tutte le regioni, soprattutto in collina ed in montagna. Preferisce i terreni profondi e ben drenati purché non ricchi di calcare.

Ha uno sviluppo iniziale molto lento, tanto che raggiunge il suo splendore vegetativo solo intorno ai 50 anni, quando assume dimensioni notevoli: 30 metri di altezza e 15 metri di circonferenza. Celebre per la grandezza fu il “castagno dei cento cavalli”, alle pendici dell’Etna, così chiamato perché, nel XVI secolo, Giovanna d’Aragona, sorpresa da un temporale, trovò riparo con tutto il seguito, composto appunto di cento cavalieri, sotto le sue fronde. Anche i frutti appaiono molto tardi, a volte addirittura dopo 20-25 anni.

Il castagno si moltiplica per seme e per polloni, ma in entrambi i casi i frutti restano selvatici, per cui è necessario ricorrere all’innesto, che va fatto “a spacco” nei mesi di marzo-aprile; si ottengono così diverse varietà di castagne, di buona pezzatura, sapide, facilmente pelabili e non settate. Requisiti, questi, tutti riscontrabili nelle numerose varietà di marroni, più pregiate e di dimensioni maggiori.

Come tutti i frutti-semi gode di un elevato potere calorico (170 kcal per cento grammi di polpa), data la ricchezza di carboidrati, quali amido e zuccheri. Tra i minerali ben rappresentati vi sono il ferro e il fosforo, oltre alle vitamine del gruppo B, componenti che lo differenziano da tutti gli altri frutti in cui queste vitamine sono piuttosto scarse.

Le castagne fresche si possono conservare in frigorifero dopo averle confezionate in sacchetti, oppure ricorrendo all’antico e sempre valido sistema della cosiddetta “novena”, che consiste nel tenere a bagno nell’acqua per 8-9 giorni i frutti appena raccolti (senza riccio). A questo punto si conservano in un locale fresco e umido per un periodo di 40-50 giorni.

A livello casalingo con le castagne si possono realizzare diversi trasformati, come le castagne secche, la farina di castagne, la marmellata di castagne al latte, i marroni allo sciroppo, le castagne sotto spirito, il marron glacé, il castagnaccio, del quale si riporta di seguito la ricetta. Piacevole ricordo inoltre destano in noi ’i f’lacce d’i chestagne e ’i chestagne d’u prèv’te, che rievocano lontani giorni di festa.

Ma secondo gli esperti di fitoterapia il castagno presenta anche delle proprietà medicinali contro le infezioni bronchiali e le infiammazioni della cavità orale: basta raccogliere una manciata di foglie verdi e farle bollire per un’ora in un litro di acqua bollente. L’infuso ottenuto viene filtrato e impiegato per effettuare gargarismi contro il mal di gola. Lo stesso infuso, alla dose di due tazzine al giorno, può essere bevuto per curare la tosse.

Castagnaccio

Setacciare e porre in una terrina 500 g di farina dolce di marroni. Aggiungere dell’acqua tiepida o del latte, tanto quanto basta per formare un impasto né troppo consistente né troppo morbido. Unire ½ bicchiere di olio extravergine di oliva e, sempre mescolando bene, 50 g di pinoli o di noci tritate e 50 g di uva sultanina rinvenuta in acqua calda. Amalgamare il tutto e disporlo su una teglia unta d’olio, aggiungendo in superficie delle foglioline di rosmarino e un filo d’olio. Cuocere in forno a media temperatura (150–160° C) per circa un’ora.

giannotti.gildo@gmail.com

 

eoc

eoc