La nostra società, e non solo quella occidentale, deve fare i conti con innumerevoli problemi di natura economica e politica. Uno di questi, motivo di grande preoccupazione sociale, è il fenomeno dell’usura su cui Libera concentra – da 20 anni – molte delle sue energie per contrastare tale forma di vergognoso sfruttamento delle sofferenze (individuali e aziendali) e per contribuire a dare una soluzione dignitosa a quanti sono vittime del’usura (pensiamo, tra l’altro, ad una nuova legiferazione che vada al di là delle indicazioni presenti nella legge n. 108 del 7 marzo 1996, buona vent’anni fa ed oggi da rimodulare sulla base di nuove esigenze).
L’usura è un fenomeno antico, diffuso oggi, più di ieri. Fino al recente passato l’usura è stata considerata una pratica sicuramente immorale; dagli anni novanta del XX secolo essa viene percepita come un vero e proprio reato perseguibile sul piano penale e di qui l’emanazione della legge 108/1966, i cui cardini sono gli art.14 e 15. L’art. 14 prevede un “fondo di solidarietà” per le vittime dell’usura e le somme erogate sono a interesse “O”; l’art. 15 contempla un fondo per la “prevenzione del fenomeno dell’usura”. Da più parti apprendiamo che l’usura non esiste, ma non è così, perché essa attraversa tutto il paese; anche se il numero delle denunce è esiguo, tuttavia ciò non vuol significare che il fenomeno non si sia radicato nel tessuto sociale nazionale. Infatti, ascoltiamo anche da noi nel Molise e a Campobasso esperienze di profonda sofferenza causata dall’usura e dalle losche e inquietanti figure degli usurai.
Il silenzio delle vittime (di cittadini caduti nella trappola patologica del gioco d’azzardo o di imprenditori soffocati dalle pressioni di gruppi malavitosi) è spiegabile per il timore di subire ulteriori pressioni (fisiche e psicologiche), per la preoccupazione di vendette e di conseguenza per il terrore di restare assolutamente sole e emarginate da tutti. L’usura colpisce piccoli imprenditori, commercianti e famiglie che l’attuale crisi economica (con l’ abnorme aumento del costo del danaro e del visibile calo di vendita delle merci prodotte) rende più vulnerabili, in quanto alla solitudine si accompagna anche l’affievolimento della speranza di dare una soluzione reale a tale tipo di penosa angoscia. Le famiglie vengono devastate dall’ usura, si smembrano i matrimoni, di conseguenza le inquietudini e gli affanni coinvolgono anche i figli la cui tribolazione maggiore è vedere i genitori allontanarsi e divenire dei veri e propri antagonisti, ostili gli uni agli altri.
L’usura è in rapida crescita, anche per la diffusione smisurata del racket del pizzo e dell’estorsione. Accanto allo “strozzino” classico sono fiorite nuove forme, talora bene occultate, di criminalità usuraia: prolificano, infatti, gruppi organizzati, spesso anche circuiti di veri e propri professionisti fino alla loro coniugazione con circoli mafiosi. Lo strozzinaggio usuraio, oggi, ha il volto di professionisti e di finanzieri, che connotano questo tipo di usura come quella dalla “faccia pulita”, quella dei “colletti bianchi”. Fatti di cronaca ci informano della operosa presenza di insospettabili soggetti, quali commercialisti, imprenditori, notai, avvocati, bancari, funzionari ministeriali, direttamente coinvolti nelle pratiche dell’usura.
Proprio perché i margini e i confini dell’usura si sono ampliati, possiamo parlare di vera e propria usura di mafia; questo fenomeno è in forte crescita e come obiettivo ha quello di penetrare nell’economia legale. Le mafie, infatti, si prendono rigorosamente “cura” delle imprese, perché vogliono andare al di là della semplice riscossione degli interessi del mero credito elargito, puntando con prepotenza affaristica direttamente alla “garanzia”, all’ “accesso” cioè in compagini societarie di imprese sane e insospettabili. Pertanto, le mafie sono interessate al controllo delle attività economiche pulite, attraverso l‘acquisizione o di quote aziendali o di intere aziende, fortemente preoccupate per la riduzione della produttività commerciale, anche a causa di investimenti finiti male, dell’urgenza di pagare i fornitori, della difficoltà di ottemperare alle scadenze fiscali.
Cosa bisogna fare per rendere più efficace il contrasto a tale deriva sociale? È quanto abbiamo affrontato nel corso della formazione antiracket e antiusura che la Camera di Commercio di Campobasso e Libera hanno tenuto nei mesi di novembre/dicembre 2014 e gennaio 2015. Il corso di formazione per sportellisti antiracket e antiusura ha avuto luogo a Campobasso nella sala “L. Falcione” della Camera di Commercio e i relatori di Libera (venuti dal Nazionale con don Marcello Cozzi in primis e dalla regione Molise) hanno affrontato con chiara e competente professionalità queste tematiche, allo scopo di formare quanti lavorano nelle istituzioni come pure di spingere cittadini responsabili (giovani, soprattutto) ad affrontare tali tematiche nella convinzione di dare un concreto contributo alle sofferenze di quanti sono oppressi dal debito e dall’usura che ne deriva. Gli elementi che sono emersi in riferimento “a cosa fare per contrastare l’usura e per dare un nuovo orientamento alle norme che regolamentano il fenomeno dell’usura” sono diversi e tutti di estrema rilevanza.
Innanzitutto, è necessario denunciare il fenomeno dell’usura e chi lo fa deve sapere che va incontro a rilevanti difficoltà: ma, nonostante ciò, deve farlo assolutamente, immaginando che c’è chi potrebbe ostacolare il suo cammino, ma anche chi potrebbe con estrema discrezione stargli al fianco e accompagnarlo nel suo iter di denuncia. Poi è auspicabile la celerità dei processi in un paese, come il nostro, che è abituato alle lungaggini dibattimentali; inoltre, è essenziale garantire la sicurezza di quanti hanno la forza di denunciare l’usura e l’usuraio; è anche augurabile ridurre i tempi dell’attuazione della specifica richiesta di inserimento nell’apposito programma di protezione; è ora, infine, di assegnare alle vittime di usura, per dare un concreto aiuto nel reintegrarli nel meccanismo produttivo, beni confiscati alle mafie.
Dobbiamo, infatti, come ben si capisce dal quesito che ci poniamo qual è il nostro ruolo di fronte al problema dell’usura?, porre la tematica dell’usura su un piano culturale e non solo giudiziario: abbiamo il compito di ricostruire un sistema sociale che è esploso, un sistema sociale che ha posto il profitto e il danaro al centro, emarginando letteralmente la persona. Se il 65% dei cittadini dice che lavorerebbe anche con le mafie, allora vuol dire che il nostro cammino è in salita e che, comunque, vale la pena fare questa scommessa di civiltà. L’obiettivo delle mafie è quello di alterare le regole del mercato, rendendolo controllabile e assimilandolo alla definizione di società che esse sono solite dare.
La verità amara è che lo Stato è il vero strozzino, perché ha legalizzato il gioco d’azzardo. Altra verità spiacevole è quella che rappresenta lo Stato come un Giano bifronte: da un lato, lo Stato incentiva il gioco d’azzardo, illudendo i cittadini e gabbandoli doppiamente; da un altro, è costretto poi a prendersi cura dei malati per il gioco d’azzardo. Di qui, comprendiamo bene che è opportuno coltivare strategie di modificazione dei nostri atteggiamenti e sforzarsi di condividere obiettivi politici e culturali che valorizzino forme di “robustezza” civile, oggi assolutamente necessaria per cambiare i rapporti di forza fra la cultura di un rinnovato umanesimo e l’incultura del profitto e dell’edonismo spinti all’eccesso.
Erri De Luca nel suo libro La musica provata, autunno 2014, ad un certo punto così scrive: “Succede che i canti, più delle profezie, si avverano. Dipende dal fatto che la voce del profeta è solitaria, mentre l’altra è di una comunità in cammino”.☺
La nostra società, e non solo quella occidentale, deve fare i conti con innumerevoli problemi di natura economica e politica. Uno di questi, motivo di grande preoccupazione sociale, è il fenomeno dell’usura su cui Libera concentra – da 20 anni – molte delle sue energie per contrastare tale forma di vergognoso sfruttamento delle sofferenze (individuali e aziendali) e per contribuire a dare una soluzione dignitosa a quanti sono vittime del’usura (pensiamo, tra l’altro, ad una nuova legiferazione che vada al di là delle indicazioni presenti nella legge n. 108 del 7 marzo 1996, buona vent’anni fa ed oggi da rimodulare sulla base di nuove esigenze).
L’usura è un fenomeno antico, diffuso oggi, più di ieri. Fino al recente passato l’usura è stata considerata una pratica sicuramente immorale; dagli anni novanta del XX secolo essa viene percepita come un vero e proprio reato perseguibile sul piano penale e di qui l’emanazione della legge 108/1966, i cui cardini sono gli art.14 e 15. L’art. 14 prevede un “fondo di solidarietà” per le vittime dell’usura e le somme erogate sono a interesse “O”; l’art. 15 contempla un fondo per la “prevenzione del fenomeno dell’usura”. Da più parti apprendiamo che l’usura non esiste, ma non è così, perché essa attraversa tutto il paese; anche se il numero delle denunce è esiguo, tuttavia ciò non vuol significare che il fenomeno non si sia radicato nel tessuto sociale nazionale. Infatti, ascoltiamo anche da noi nel Molise e a Campobasso esperienze di profonda sofferenza causata dall’usura e dalle losche e inquietanti figure degli usurai.
Il silenzio delle vittime (di cittadini caduti nella trappola patologica del gioco d’azzardo o di imprenditori soffocati dalle pressioni di gruppi malavitosi) è spiegabile per il timore di subire ulteriori pressioni (fisiche e psicologiche), per la preoccupazione di vendette e di conseguenza per il terrore di restare assolutamente sole e emarginate da tutti. L’usura colpisce piccoli imprenditori, commercianti e famiglie che l’attuale crisi economica (con l’ abnorme aumento del costo del danaro e del visibile calo di vendita delle merci prodotte) rende più vulnerabili, in quanto alla solitudine si accompagna anche l’affievolimento della speranza di dare una soluzione reale a tale tipo di penosa angoscia. Le famiglie vengono devastate dall’ usura, si smembrano i matrimoni, di conseguenza le inquietudini e gli affanni coinvolgono anche i figli la cui tribolazione maggiore è vedere i genitori allontanarsi e divenire dei veri e propri antagonisti, ostili gli uni agli altri.
L’usura è in rapida crescita, anche per la diffusione smisurata del racket del pizzo e dell’estorsione. Accanto allo “strozzino” classico sono fiorite nuove forme, talora bene occultate, di criminalità usuraia: prolificano, infatti, gruppi organizzati, spesso anche circuiti di veri e propri professionisti fino alla loro coniugazione con circoli mafiosi. Lo strozzinaggio usuraio, oggi, ha il volto di professionisti e di finanzieri, che connotano questo tipo di usura come quella dalla “faccia pulita”, quella dei “colletti bianchi”. Fatti di cronaca ci informano della operosa presenza di insospettabili soggetti, quali commercialisti, imprenditori, notai, avvocati, bancari, funzionari ministeriali, direttamente coinvolti nelle pratiche dell’usura.
Proprio perché i margini e i confini dell’usura si sono ampliati, possiamo parlare di vera e propria usura di mafia; questo fenomeno è in forte crescita e come obiettivo ha quello di penetrare nell’economia legale. Le mafie, infatti, si prendono rigorosamente “cura” delle imprese, perché vogliono andare al di là della semplice riscossione degli interessi del mero credito elargito, puntando con prepotenza affaristica direttamente alla “garanzia”, all’ “accesso” cioè in compagini societarie di imprese sane e insospettabili. Pertanto, le mafie sono interessate al controllo delle attività economiche pulite, attraverso l‘acquisizione o di quote aziendali o di intere aziende, fortemente preoccupate per la riduzione della produttività commerciale, anche a causa di investimenti finiti male, dell’urgenza di pagare i fornitori, della difficoltà di ottemperare alle scadenze fiscali.
Cosa bisogna fare per rendere più efficace il contrasto a tale deriva sociale? È quanto abbiamo affrontato nel corso della formazione antiracket e antiusura che la Camera di Commercio di Campobasso e Libera hanno tenuto nei mesi di novembre/dicembre 2014 e gennaio 2015. Il corso di formazione per sportellisti antiracket e antiusura ha avuto luogo a Campobasso nella sala “L. Falcione” della Camera di Commercio e i relatori di Libera (venuti dal Nazionale con don Marcello Cozzi in primis e dalla regione Molise) hanno affrontato con chiara e competente professionalità queste tematiche, allo scopo di formare quanti lavorano nelle istituzioni come pure di spingere cittadini responsabili (giovani, soprattutto) ad affrontare tali tematiche nella convinzione di dare un concreto contributo alle sofferenze di quanti sono oppressi dal debito e dall’usura che ne deriva. Gli elementi che sono emersi in riferimento “a cosa fare per contrastare l’usura e per dare un nuovo orientamento alle norme che regolamentano il fenomeno dell’usura” sono diversi e tutti di estrema rilevanza.
Innanzitutto, è necessario denunciare il fenomeno dell’usura e chi lo fa deve sapere che va incontro a rilevanti difficoltà: ma, nonostante ciò, deve farlo assolutamente, immaginando che c’è chi potrebbe ostacolare il suo cammino, ma anche chi potrebbe con estrema discrezione stargli al fianco e accompagnarlo nel suo iter di denuncia. Poi è auspicabile la celerità dei processi in un paese, come il nostro, che è abituato alle lungaggini dibattimentali; inoltre, è essenziale garantire la sicurezza di quanti hanno la forza di denunciare l’usura e l’usuraio; è anche augurabile ridurre i tempi dell’attuazione della specifica richiesta di inserimento nell’apposito programma di protezione; è ora, infine, di assegnare alle vittime di usura, per dare un concreto aiuto nel reintegrarli nel meccanismo produttivo, beni confiscati alle mafie.
Dobbiamo, infatti, come ben si capisce dal quesito che ci poniamo qual è il nostro ruolo di fronte al problema dell’usura?, porre la tematica dell’usura su un piano culturale e non solo giudiziario: abbiamo il compito di ricostruire un sistema sociale che è esploso, un sistema sociale che ha posto il profitto e il danaro al centro, emarginando letteralmente la persona. Se il 65% dei cittadini dice che lavorerebbe anche con le mafie, allora vuol dire che il nostro cammino è in salita e che, comunque, vale la pena fare questa scommessa di civiltà. L’obiettivo delle mafie è quello di alterare le regole del mercato, rendendolo controllabile e assimilandolo alla definizione di società che esse sono solite dare.
La verità amara è che lo Stato è il vero strozzino, perché ha legalizzato il gioco d’azzardo. Altra verità spiacevole è quella che rappresenta lo Stato come un Giano bifronte: da un lato, lo Stato incentiva il gioco d’azzardo, illudendo i cittadini e gabbandoli doppiamente; da un altro, è costretto poi a prendersi cura dei malati per il gioco d’azzardo. Di qui, comprendiamo bene che è opportuno coltivare strategie di modificazione dei nostri atteggiamenti e sforzarsi di condividere obiettivi politici e culturali che valorizzino forme di “robustezza” civile, oggi assolutamente necessaria per cambiare i rapporti di forza fra la cultura di un rinnovato umanesimo e l’incultura del profitto e dell’edonismo spinti all’eccesso.
Erri De Luca nel suo libro La musica provata, autunno 2014, ad un certo punto così scrive: “Succede che i canti, più delle profezie, si avverano. Dipende dal fatto che la voce del profeta è solitaria, mentre l’altra è di una comunità in cammino”.☺
La nostra società, e non solo quella occidentale, deve fare i conti con innumerevoli problemi di natura economica e politica.
La nostra società, e non solo quella occidentale, deve fare i conti con innumerevoli problemi di natura economica e politica. Uno di questi, motivo di grande preoccupazione sociale, è il fenomeno dell’usura su cui Libera concentra – da 20 anni – molte delle sue energie per contrastare tale forma di vergognoso sfruttamento delle sofferenze (individuali e aziendali) e per contribuire a dare una soluzione dignitosa a quanti sono vittime del’usura (pensiamo, tra l’altro, ad una nuova legiferazione che vada al di là delle indicazioni presenti nella legge n. 108 del 7 marzo 1996, buona vent’anni fa ed oggi da rimodulare sulla base di nuove esigenze).
L’usura è un fenomeno antico, diffuso oggi, più di ieri. Fino al recente passato l’usura è stata considerata una pratica sicuramente immorale; dagli anni novanta del XX secolo essa viene percepita come un vero e proprio reato perseguibile sul piano penale e di qui l’emanazione della legge 108/1966, i cui cardini sono gli art.14 e 15. L’art. 14 prevede un “fondo di solidarietà” per le vittime dell’usura e le somme erogate sono a interesse “O”; l’art. 15 contempla un fondo per la “prevenzione del fenomeno dell’usura”. Da più parti apprendiamo che l’usura non esiste, ma non è così, perché essa attraversa tutto il paese; anche se il numero delle denunce è esiguo, tuttavia ciò non vuol significare che il fenomeno non si sia radicato nel tessuto sociale nazionale. Infatti, ascoltiamo anche da noi nel Molise e a Campobasso esperienze di profonda sofferenza causata dall’usura e dalle losche e inquietanti figure degli usurai.
Il silenzio delle vittime (di cittadini caduti nella trappola patologica del gioco d’azzardo o di imprenditori soffocati dalle pressioni di gruppi malavitosi) è spiegabile per il timore di subire ulteriori pressioni (fisiche e psicologiche), per la preoccupazione di vendette e di conseguenza per il terrore di restare assolutamente sole e emarginate da tutti. L’usura colpisce piccoli imprenditori, commercianti e famiglie che l’attuale crisi economica (con l’ abnorme aumento del costo del danaro e del visibile calo di vendita delle merci prodotte) rende più vulnerabili, in quanto alla solitudine si accompagna anche l’affievolimento della speranza di dare una soluzione reale a tale tipo di penosa angoscia. Le famiglie vengono devastate dall’ usura, si smembrano i matrimoni, di conseguenza le inquietudini e gli affanni coinvolgono anche i figli la cui tribolazione maggiore è vedere i genitori allontanarsi e divenire dei veri e propri antagonisti, ostili gli uni agli altri.
L’usura è in rapida crescita, anche per la diffusione smisurata del racket del pizzo e dell’estorsione. Accanto allo “strozzino” classico sono fiorite nuove forme, talora bene occultate, di criminalità usuraia: prolificano, infatti, gruppi organizzati, spesso anche circuiti di veri e propri professionisti fino alla loro coniugazione con circoli mafiosi. Lo strozzinaggio usuraio, oggi, ha il volto di professionisti e di finanzieri, che connotano questo tipo di usura come quella dalla “faccia pulita”, quella dei “colletti bianchi”. Fatti di cronaca ci informano della operosa presenza di insospettabili soggetti, quali commercialisti, imprenditori, notai, avvocati, bancari, funzionari ministeriali, direttamente coinvolti nelle pratiche dell’usura.
Proprio perché i margini e i confini dell’usura si sono ampliati, possiamo parlare di vera e propria usura di mafia; questo fenomeno è in forte crescita e come obiettivo ha quello di penetrare nell’economia legale. Le mafie, infatti, si prendono rigorosamente “cura” delle imprese, perché vogliono andare al di là della semplice riscossione degli interessi del mero credito elargito, puntando con prepotenza affaristica direttamente alla “garanzia”, all’ “accesso” cioè in compagini societarie di imprese sane e insospettabili. Pertanto, le mafie sono interessate al controllo delle attività economiche pulite, attraverso l‘acquisizione o di quote aziendali o di intere aziende, fortemente preoccupate per la riduzione della produttività commerciale, anche a causa di investimenti finiti male, dell’urgenza di pagare i fornitori, della difficoltà di ottemperare alle scadenze fiscali.
Cosa bisogna fare per rendere più efficace il contrasto a tale deriva sociale? È quanto abbiamo affrontato nel corso della formazione antiracket e antiusura che la Camera di Commercio di Campobasso e Libera hanno tenuto nei mesi di novembre/dicembre 2014 e gennaio 2015. Il corso di formazione per sportellisti antiracket e antiusura ha avuto luogo a Campobasso nella sala “L. Falcione” della Camera di Commercio e i relatori di Libera (venuti dal Nazionale con don Marcello Cozzi in primis e dalla regione Molise) hanno affrontato con chiara e competente professionalità queste tematiche, allo scopo di formare quanti lavorano nelle istituzioni come pure di spingere cittadini responsabili (giovani, soprattutto) ad affrontare tali tematiche nella convinzione di dare un concreto contributo alle sofferenze di quanti sono oppressi dal debito e dall’usura che ne deriva. Gli elementi che sono emersi in riferimento “a cosa fare per contrastare l’usura e per dare un nuovo orientamento alle norme che regolamentano il fenomeno dell’usura” sono diversi e tutti di estrema rilevanza.
Innanzitutto, è necessario denunciare il fenomeno dell’usura e chi lo fa deve sapere che va incontro a rilevanti difficoltà: ma, nonostante ciò, deve farlo assolutamente, immaginando che c’è chi potrebbe ostacolare il suo cammino, ma anche chi potrebbe con estrema discrezione stargli al fianco e accompagnarlo nel suo iter di denuncia. Poi è auspicabile la celerità dei processi in un paese, come il nostro, che è abituato alle lungaggini dibattimentali; inoltre, è essenziale garantire la sicurezza di quanti hanno la forza di denunciare l’usura e l’usuraio; è anche augurabile ridurre i tempi dell’attuazione della specifica richiesta di inserimento nell’apposito programma di protezione; è ora, infine, di assegnare alle vittime di usura, per dare un concreto aiuto nel reintegrarli nel meccanismo produttivo, beni confiscati alle mafie.
Dobbiamo, infatti, come ben si capisce dal quesito che ci poniamo qual è il nostro ruolo di fronte al problema dell’usura?, porre la tematica dell’usura su un piano culturale e non solo giudiziario: abbiamo il compito di ricostruire un sistema sociale che è esploso, un sistema sociale che ha posto il profitto e il danaro al centro, emarginando letteralmente la persona. Se il 65% dei cittadini dice che lavorerebbe anche con le mafie, allora vuol dire che il nostro cammino è in salita e che, comunque, vale la pena fare questa scommessa di civiltà. L’obiettivo delle mafie è quello di alterare le regole del mercato, rendendolo controllabile e assimilandolo alla definizione di società che esse sono solite dare.
La verità amara è che lo Stato è il vero strozzino, perché ha legalizzato il gioco d’azzardo. Altra verità spiacevole è quella che rappresenta lo Stato come un Giano bifronte: da un lato, lo Stato incentiva il gioco d’azzardo, illudendo i cittadini e gabbandoli doppiamente; da un altro, è costretto poi a prendersi cura dei malati per il gioco d’azzardo. Di qui, comprendiamo bene che è opportuno coltivare strategie di modificazione dei nostri atteggiamenti e sforzarsi di condividere obiettivi politici e culturali che valorizzino forme di “robustezza” civile, oggi assolutamente necessaria per cambiare i rapporti di forza fra la cultura di un rinnovato umanesimo e l’incultura del profitto e dell’edonismo spinti all’eccesso.
Erri De Luca nel suo libro La musica provata, autunno 2014, ad un certo punto così scrive: “Succede che i canti, più delle profezie, si avverano. Dipende dal fatto che la voce del profeta è solitaria, mentre l’altra è di una comunità in cammino”.☺
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