Il coraggio delle donne
6 Aprile 2021
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Il coraggio delle donne

Abbiamo detto, l’8 marzo, che tutti i giorni dovrebbe essere un 8 marzo, e non per fare festa, ma per ricordare tutte le donne coraggiose, conosciute e non conosciute, donne dei nostri tempi e donne dei tempi passati. Abbiamo detto che valeva la pena raccontare storie di donne coraggiose per animare le donne che sono vittime, nei nostri tempi, della violenza, della mancanza di rispetto, delle offese pubblicate sui social media.

Oggi, dieci giorni dopo l’8 marzo, non posso non ricordare ed onorare le donne coraggiose (si calcola che furono 50.000) che, 150 anni fa, hanno partecipato alla Comune di Parigi, conquistando anche, per poco tempo, ma per la prima volta nella storia, posti nei consigli comunali, creando cooperative e mense popolari…

Ma oggi voglio raccontare una storia di donne coraggiose ambientata in un altro paese e nel secolo scorso. Ho mantenuto questa storia nella mente per quasi cinque anni, dal momento che un amico vietnamita me l’ha raccontata.

Corre l’anno 1971 o ‘72, siamo in un piccolo paese del Vietnam del Nord, un paesino con meno di 2.000 abitanti. Nel paese si vedono solo donne e uomini vecchi, perche siamo in piena guerra del Vietnam e gli uomini giovani sono andati tutti nel Vietnam del Sud per lottare insieme ai loro compatrioti del Fronte di Liberazione Nazionale contro gli aggressori venuti dagli USA.

Le donne del paesino sono separate dai mariti da molti anni, e non ci sono bambini piccoli; le donne si occupano dell’agricoltura, piantano e raccolgono il riso, si prendono cura dei bufali, riparano i guasti provocati ogni tanto dai bombardamenti effettuati dalla forza aerea nordamericana.

Un giorno, due ragazzi adolescenti durante una passeggiata scoprono un vecchio e una donna giovane in una posizione inconfondibile, anche se, forse, loro non sanno esattamente cosa stanno facendo. Corrono a casa e raccontano quello che hanno visto, e lo raccontano anche all’uomo che è il capo del partito dei lavoratori nel paese, e quell’uomo è molto indignato: quella donna giovane ha un marito che combatte nel Sud del Paese e rischia la vita ogni giorno, mentre si diverte con un vecchio e tradisce il marito!

Il capo del partito informa le autorità della provincia, e quelli della provincia informano le autorità nazionali, e questi decidono di portare la giovane donna in tribunale. Il processo deve essere un avvertimento a tutte le donne del Vietnam dl Nord: i nostri combattenti, che difendono la patria dall’invasore nordamericano, non si tradiscono: per questa donna portata in tribunale, non c’è perdono.

Comincia il processo, alla presenza di giornalisti di tutti i mass media nazionali. Gli accusatori sono convinti che tutte le donne del paesino siano disposte a condannare quello che ha fatto la loro compaesana, e tutto il paese, tutto il Vietnam del Nord, deve sapere che c’è unanimità nella condanna. Chiamano una donna a fare una dichiarazione. Lei si alza, fa qualche passo avanti, e alla domanda “Cosa pensi del comportamento della tua compaesana?” china la testa e dice qualcosa a voce molto bassa. Il giudice le chiede di ripetere quello che ha detto, e la donna alza la testa e dice ad alta voce: “Io ho fatto la stessa cosa”.  Nella sala del tribunale c’è un silenzio “fras- tornante” che dura due, tre minuti. E subito dopo tutte le donne giovani del paesino, che erano state invitate ad assistere al processo, si alzano e dicono, una dopo l’altra, la stessa frase: “Io ho fatto la stessa cosa”.

Il processo finisce con una debacle totale. Nessun giornale del paese ne parla, poche persone conoscono la storia, fra loro un mio amico vietnamita, e grazie a lui, la conosco anch’io. Per me, questa storia parla del coraggio particolare di queste donne e di solidarietà incredibile. Il mio amico vietnamita mi ha raccontato anche che il governo di Hanoi e la direzione del partito dei lavoratori hanno capito, grazie a queste donne, che c’era  un limite a tutto, anche al sacrificio per la patria.

Poco tempo dopo, le negoziazioni di pace che si tengono già da qualche tempo a Parigi fra rappresentanti del  Vietnam del Nord, Vietnam del Sud e Stati Uniti d’America si intensificano, e il 27 gennaio del 1973 si firma l’accordo di pace di Parigi. I nordamericani ancora non vogliono abbandonare il Sud del Vietnam, i combattimenti continuano, ma il 29 aprile del 1975 gli ultimi GI’s e gli ultimi diplomatici fuggono, in elicottero, dal tetto dell’ambasciata nordamericana di Saigon. Gli USA, una potenza mondiale, il paese che si crede da sempre il gendarme del mondo, hanno perso la guerra, ed hanno vinto i vietnamiti del Nord e del Sud, e fra loro le donne coraggiose del paesino senza nome che hanno fatto capire ai loro dirigenti che una guerra, anche se è giusta, non può durare per sempre.☺

 

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