Fioccano neve e petali di pesco in questo inverno che è già primavera e io vorrei liberare l’urlo che ho dentro. Un urlo terribile che evoca il quadro di Munch: quella figura sul ponte, le mani sulle orecchie, la bocca spalancata, lo sguardo disperato che trafigge chi guarda… Vorrei liberare l’urlo che ho dentro per la nostra storia interrotta, per le nostre vite spezzate, per le notti d’amore negate, per le carezze rubate, per i sogni mandati in aria, per i sonni rotti e perché nessuno mi ridarà indietro tutto ciò che mi è stato sottratto. La radio sta trasmettendo una canzone che dice: “Sognami se nevica; sognami, sono nuvola, sono vento e nostalgia, sono tempo che consola. Sono dove vai…”.
Come donna, faccio parte di quella categoria di persone per le quali tutto è un segno; persone che non guardano gli eventi ma li decifrano: la caduta di una foglia, la forma di una nuvola, la coincidenza di un pensiero…, tutto si carica di significato, tutto ha sapore di profezia; questa tendenza si è acuita nella mia ansia di cercarti, di percepirti, di ritrovarti in qualche modo, ed ora mi sembra che sia tu a parlarmi attraverso questo canto, questa musica dolce, questa voce calda e ruvida che mi emoziona; sembra che sia tu a rassicurarmi, a ribadirmi la tua vicinanza e l’urlo che mi abita è come placato, accettato. È vero, viviamo in simbiosi; noi, spesso persi in direzioni ostinate e contrarie, siamo ricomposti in unità e gustiamo, in perfetto accordo, la Bellezza colta nelle stesse cose: un quadro di Chagall, una poesia di Emily Dickinson, un Notturno di Chopin, “Il peso della farfalla”, il vaso di gerani rossi sotto gli alberi spogli del giardino, i versi che mi hanno regalato e che ti dedico: “Amami Tu Amato / più di ogni amato / saprò che sei vivo / girasole impazzito di luce”…, elementi grandi o insignificanti che insieme compongono e danno senso alla mia vita, alla vita di ognno.☺
Magdala
Fioccano neve e petali di pesco in questo inverno che è già primavera e io vorrei liberare l’urlo che ho dentro. Un urlo terribile che evoca il quadro di Munch: quella figura sul ponte, le mani sulle orecchie, la bocca spalancata, lo sguardo disperato che trafigge chi guarda… Vorrei liberare l’urlo che ho dentro per la nostra storia interrotta, per le nostre vite spezzate, per le notti d’amore negate, per le carezze rubate, per i sogni mandati in aria, per i sonni rotti e perché nessuno mi ridarà indietro tutto ciò che mi è stato sottratto. La radio sta trasmettendo una canzone che dice: “Sognami se nevica; sognami, sono nuvola, sono vento e nostalgia, sono tempo che consola. Sono dove vai…”.
Come donna, faccio parte di quella categoria di persone per le quali tutto è un segno; persone che non guardano gli eventi ma li decifrano: la caduta di una foglia, la forma di una nuvola, la coincidenza di un pensiero…, tutto si carica di significato, tutto ha sapore di profezia; questa tendenza si è acuita nella mia ansia di cercarti, di percepirti, di ritrovarti in qualche modo, ed ora mi sembra che sia tu a parlarmi attraverso questo canto, questa musica dolce, questa voce calda e ruvida che mi emoziona; sembra che sia tu a rassicurarmi, a ribadirmi la tua vicinanza e l’urlo che mi abita è come placato, accettato. È vero, viviamo in simbiosi; noi, spesso persi in direzioni ostinate e contrarie, siamo ricomposti in unità e gustiamo, in perfetto accordo, la Bellezza colta nelle stesse cose: un quadro di Chagall, una poesia di Emily Dickinson, un Notturno di Chopin, “Il peso della farfalla”, il vaso di gerani rossi sotto gli alberi spogli del giardino, i versi che mi hanno regalato e che ti dedico: “Amami Tu Amato / più di ogni amato / saprò che sei vivo / girasole impazzito di luce”…, elementi grandi o insignificanti che insieme compongono e danno senso alla mia vita, alla vita di ognno.☺
Fioccano neve e petali di pesco in questo inverno che è già primavera e io vorrei liberare l’urlo che ho dentro. Un urlo terribile che evoca il quadro di Munch: quella figura sul ponte, le mani sulle orecchie, la bocca spalancata, lo sguardo disperato che trafigge chi guarda… Vorrei liberare l’urlo che ho dentro per la nostra storia interrotta, per le nostre vite spezzate, per le notti d’amore negate, per le carezze rubate, per i sogni mandati in aria, per i sonni rotti e perché nessuno mi ridarà indietro tutto ciò che mi è stato sottratto. La radio sta trasmettendo una canzone che dice: “Sognami se nevica; sognami, sono nuvola, sono vento e nostalgia, sono tempo che consola. Sono dove vai…”.
Come donna, faccio parte di quella categoria di persone per le quali tutto è un segno; persone che non guardano gli eventi ma li decifrano: la caduta di una foglia, la forma di una nuvola, la coincidenza di un pensiero…, tutto si carica di significato, tutto ha sapore di profezia; questa tendenza si è acuita nella mia ansia di cercarti, di percepirti, di ritrovarti in qualche modo, ed ora mi sembra che sia tu a parlarmi attraverso questo canto, questa musica dolce, questa voce calda e ruvida che mi emoziona; sembra che sia tu a rassicurarmi, a ribadirmi la tua vicinanza e l’urlo che mi abita è come placato, accettato. È vero, viviamo in simbiosi; noi, spesso persi in direzioni ostinate e contrarie, siamo ricomposti in unità e gustiamo, in perfetto accordo, la Bellezza colta nelle stesse cose: un quadro di Chagall, una poesia di Emily Dickinson, un Notturno di Chopin, “Il peso della farfalla”, il vaso di gerani rossi sotto gli alberi spogli del giardino, i versi che mi hanno regalato e che ti dedico: “Amami Tu Amato / più di ogni amato / saprò che sei vivo / girasole impazzito di luce”…, elementi grandi o insignificanti che insieme compongono e danno senso alla mia vita, alla vita di ognno.☺
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