Il dialogo della vita
31 Marzo 2015 Share

Il dialogo della vita

Fa freddo. Su ogni albero del mio giardino ho poggiato una scodellina colma di briciole di pane, così tutta la fauna alata della mia collina, affamata e intirizzita, viene a tenermi compagnia: sono merli, passeri, cince, pettirossi…; picchiettano, becchettano, zampettano, frullano le ali, emettono piccoli stridi festosi mentre io li guardo da dietro ai vetri.

Tra voli, atterraggi, richiami, movimenti di becchi e di ali cerco di vivere il presente. Il “qui ed ora” in qualche modo mi difende dall’ansia, dall’incertezza, dalla paura del futuro.

Mio caro amico, mi scrivi che anche tu hai un giardino – un privilegio a Roma! – con un vecchio ciliegio che a primavera ti regala una breve ma intensa fioritura, ad esso avevi appeso una casetta di legno con tante briciole sul davanzale, speravi che ti succedesse come a Saba: Più non mi temono i passeri. Vanno, vengono alla finestra indifferenti al mio tranquillo muovermi nella stanza… ma lì i passeri ti temono e le tue briciole se l’è mangiate il vento. Che valga anche per gli uccelli la catilinaria o tempora, o mores?

In attesa tu del Nulla, io del Tutto (ciglio di due abissi o forme della stessa Luce?), viviamo  entrambi, qui ed ora, un paradiso che non è luogo escatologico ma reale: per te il nipotino che pronuncia frasi d’amore essenziali e perfette o si accoccola al tuo fianco ascoltando Bach, per me gli uccelli, i fiori, le farfalle del mio piccolo giardino.

Sarà questa la strada della nostra decrescita felice? Dare alle giornate, ormai vuote da appuntamenti, scadenze, orari da rispettare, traguardi professionali da inseguire… il senso delle cose e del tempo? Un nuovo ritmo scandito dagli affetti, dalle relazioni umane spesso trascurate, dai richiami del corpo che vuole nutrirsi e riposare, dall’avvicendarsi  delle stagioni che hanno odori e colori diversi, dai rumori della natura, dalla tranquilla lettura di libri, dalla scrittura tante volte rimandata e – perché no – dal dolce far niente?

Ma per te, mio giovane amico anziano forse la decrescita non è mai iniziata. Nel tuo inarrestabile attivismo, nella tua inossidabile lucidità nonostante gli anni, nel tuo essere giornalista per sempre, morirai in piedi come gli alberi (e questo il più tardi possibile!).

Grazie di continuare a coltivare con me, in empatia, il dialogo della vita.☺

 

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