il fantasma della notte
6 Marzo 2010 Share

il fantasma della notte

 

centro storico o in aperta campagna, vi sarà capitato almeno una volta di vedere per un attimo nel cielo notturno una figura bianca sfrecciare silenziosa tra i tetti o tra le chiome degli alberi oppure di illuminarla con i fari della vostra auto. Incontri come questi sembrano di pura fantasia e spesso le persone li associano a scherzi della mente dovuti alla stanchezza o a giochi di luce provocati da chissà quale fenomeno particolare. Ma se gli incontri con il Barbagianni sono rari non significa che siano impossibili. “Ci sono due uccelli in questo distretto, quasi certamente gufi, che mostrano un fenomeno mai descritto. Sono incline a credere che gran parte dei racconti siano il risultato di luminosità occasionali emanate da uccelli notturni che frequentemente volano sui terreni paludosi. Il 3 febbraio 1907 notammo una luce che sembrava muoversi nella direzione del bosco di Norton. (…) Dopo che io ebbi osservato l’uccello per circa mezz’ora, esso fu raggiunto da un compagno quasi altrettanto luminoso”, tratto da una relazione pubblicata su “Transaction” un naturalista inglese descrive, quasi sicuramente un avvistamento di una coppia di Barbagianni. Una figura “spettrale” poiché capace di apparire luminosa nella notte ma che vista da vicino potrebbe essere descritta così: “Ora il Barbagianni con le ali di grano e un cappuccio bianco calato sugli occhi, scattando alla primavera improvvisa, vola nel buco del granaio” (tratto dal componimento “Sera” del poeta inglese dell’800 John Clare). 

Il Barbagianni (Tyto alba) è un rapace di 35 centimetri (dal becco alla coda) appartenente alla famiglia dei Tytonidi. La sua apertura alare varia dagli 85 ai 93 centimetri mentre il suo peso può raggiungere i 400 grammi nel maschio e i 480 grammi nella femmina. La colorazione nei sessi è abbastanza simile. Gli adulti possiedono le parti superiori delle ali, del dorso e della testa di colore  fulvo-aranciato e spruzzate di macchie grigie. Le parti inferiori sono molto chiare, generalmente di colore biancastre. L’area facciale bianca è delineata da una serie di penne più rigide di colore fulvo-rossiccio scuro formanti un cuore. La sua alimentazione è basata soprattutto sui micro mammiferi come arvicole, topi e toporagni che costituiscono la parte principale della loro dieta.

Il Barbagianni è una specie in declino a causa della perdita e frammentazione degli ambienti naturali, dell’intensificazione dell’agricoltura intensiva, dell’uso di pesticidi, dell’urbanizzazione, dell’aumento delle infrastrutture viarie e dell’ammodernamento degli edifici rurali.  

Cosa fare per aiutarlo?

Conservare fasce inerbite nelle aree ad agricoltura intensiva o boschive: una rete di zone aperte all’interno di ambienti scarsamente diversificati mette a disposizione le aree necessarie per procacciarsi il cibo.

Conservare o ripristinare i siti di nidificazione negli edifici: le ristrutturazioni degli immobili rurali devono essere effettuate mantenendo gli accessi ai sottotetti e agli altri ambienti adatti alla sua nidificazione, eventualmente ricavando piccoli ambiti accessibili solo dall’esterno e isolati dagli altri locali dell’edificio. Evitare di effettuare interventi sugli immobili nel periodo riproduttivo, ed accertarsi che non vi siano nidificazioni in corso prima di iniziare i lavori.

Installare nidi artificiali per supplire alla mancanza di siti adatti alla nidificazione: sono sufficienti semplici cassette di legno di circa 60 x 40 centimetri, con un’apertura quadrata di 15 centimetri, che possono essere collocate all’interno degli edifici, in soffitte, in torri o all’esterno.

Adottare i metodi di agricoltura biologica: l’abolizione o la riduzione dell’uso di pesticidi e altri composti chimici in agricoltura riduce le cause di intossicazione indiretta della specie, e aumenta la disponibilità di prede.

Non utilizzare topicidi, colle e altre sostanze per controllare i roditori: l’abolizione dell’uso di queste sostanze tossiche riducono la possibilità di intossicazione e di avvelenamento diretto della specie mentre quello delle colle riduce il loro rischio di “finire incollati” quando cercano di  mangiare la preda caduta in trappola.

Dal giugno 2001 il Centro Recupero della Fauna Selvatica della LIPU Molise, sito a Casacalenda (CB), realizzato e gestito grazie al contributo della Provincia di Campobasso, ha accolto e ricoverato diversi esemplari di Barbagianni a causa degli avvelenamenti da topicidi, impatti con autoveicoli, feriti o uccisi da pallini di fucili da caccia, intrappolati in camini, colle/resine, reti per olive e altri fili/reti abbandonati nelle campagne, nidiacei trovatelli o “sfrattati” illegalmente dagli edifici in ristrutturazione, ecc. Molti sono ritornati liberi di volare ancora nelle nostre campagne e nei nostri cieli stellati grazie alla tempestività con cui sono stati consegnati al personale LIPU specializzato. Pertanto se avete la fortuna di trovare voi un animale selvatico ferito non esitate a contattarmi al n. 3479802245 per conoscere l’orario di apertura della struttura o per concordare un suo ricovero anche al di fuori dell’orario. ☺

crfs.casacalenda@lipu.it

 

eoc

eoc