Il guscio vuoto della democrazia
18 Gennaio 2021
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Il guscio vuoto della democrazia

“Finirà bene”, questo era il messaggio più diffuso, quando tra febbraio e marzo iniziò il calvario della pandemia da Covid. Le cose, come è del tutto evidente, non sono andate così, né può consolare il fatto che in Occidente i compagni di sventura siano tanti e qualificati. Dobbiamo essere consapevoli che la situazione sociale è vicino al punto di rottura, e che il sentimento di frustrazione e di sconforto che è di grandissima parte della nostra società, rischia di mutarsi in rabbia, ribellione e aspro scontro. E se il virus dovesse mostrarsi resistente al vaccino, allora i guai potrebbero essere molto, molto grandi. La ragione prima di questa drammatica prospettiva sta nella paralisi economica del paese e nella povertà che cresce in ampi settori della società e le file che, giorno dopo giorno, aumentano dinnanzi alle mense della Caritas, ne sono una plastica testimonianza. Sino ad oggi due risorse  hanno evitato “la crisi”: il grande e diffuso sostegno finanziario dello Stato e dell’Europa e il risparmio antico delle famiglie italiane. Ma sino a quanto potrà crescere il debito? E sino a quando le famiglie disporranno per sé e per i propri figli delle risorse accumulate? E soprattutto sino a quando la parte più grande del popolo sarà disponibile a sopportare una contraddizione che è obiettivamente ingiusta ed insostenibile? Non mi riferisco solo alla vergogna di un manipolo di ricchi che nel disastro dell’epidemia è riuscita a moltiplicare le sue ricchezze, ma anche a quella contraddizione, della quale molto si è discusso in passato, fra chi è comunque economicamente garantito e tanti, sempre di più, in primo luogo giovani, i quali non hanno alcuna garanzia né di reddito, né di lavoro, né di futuro. Problemi che sino ad oggi sono stati occultati da una vasta economia informale, non raramente illegale e da un patrimonio famigliare accumulato nel corso del tempo. Il virus rischia di rompere questo vaso di Pandora e si potrebbe così aprire una fase di grande instabilità sociale caratterizzata da una diffusa ed anarchica conflittualità e da un acuto scontro generazionale. Chi ha avuto la sfortuna di partecipare alle riunioni di condominio può facilmente intuire dove potremmo finire.

La Politica, teoricamente, avrebbe dovuto da tempo prevenire questa situazione e oggi dovrebbe governare i grandi problemi che sono sul tavolo. L’autorevolezza e la credibilità della Politica è sempre utile e sempre auspicabile, ma diviene un bene essenziale nei momenti straordinari come quello attuale. Quale sia in Italia la considerazione dei cittadini sulla Politica e sui suoi protagonisti è cosa nota, nondimeno la classe politica italiana, quel che resta dei partiti politici, e più in generale la cosiddetta classe dirigente non solo ieri ma ancora oggi continua a dare il peggio di sé. Renzi e il suo fantasma di partito rappresentano la caricatura più fastidiosa di questa paradossale situazione. Mentre il paese è nella disperazione ed è vicino ad una devastante crisi di nervi,  lui e i suoi fedelissimi minacciano a giorni alterni una crisi politica, non per quelle ragioni sociali che sono sotto gli occhi di tutti, ma per un protagonismo da Narciso, alimentato da una rete lobbistica che è ben rappresentata dalla sua ministra dell’Agricoltura. Ma Renzi è solo il portabandiera di un sistema politico malato che suona sempre la stessa musica, ignorando la montagna di ghiaccio contro cui stiamo andando a sbattere. Il Movimento Cinque Stelle ha una crisi forte di consensi ed è attraversato ormai da lungo tempo da una lotta interna dove più che progetti politici sono in gioco destini personali. Il Partito Democratico amministra la sua rendita elettorale del 20% e poco fa per ricostruire una difficile connessione sentimentale con il popolo e con il mondo giovanile. La destra, dopo aver dato il peggio di sé nella prima fase della pandemia, ora con più prudenza si è messa sulla riva del fiume e aspetta di lucrare quel che può nelle prossime elezioni. La sinistra più radicale viene da anni di sconfitte ed ha grandi difficoltà nel produrre una teoria politica per i nostri tempi e buone pratiche nei territori.

Sullo sfondo, ed è la questione delle questioni, vi è la crisi della Democrazia che è crisi di consenso, dei partiti  politici e di partecipazione democratica. Ma in primo luogo è crisi di risultati; è crisi economica e sociale. Quando la libertà si separa dalla condizione materiale dei cittadini, quando nella democrazia crescono e si moltiplicano povertà ed ineguaglianze sociali, libertà e democrazia  diventano un guscio vuoto. In molti hanno tirato un sospiro di sollievo per la vittoria di Biden negli Stati Uniti, è stato così anche per me, ma sarebbe un grave errore ignorare la fragilità e la precarietà di quella vittoria. Trump “il peggiore” ha preso 71 milioni di voti, ha perso per 40 mila voti e oggi senza la pandemia sarebbe ancora alla Casa Bianca. Vi è una malattia profonda che ha consumato e continua a consumare le nostre democrazie, non vederlo è un grave atto di irresponsabilità che impedisce alla sinistra e alle forze autenticamente democratiche di riprendere il filo del futuro e della Storia.☺

 

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