Il manifesto di vandana shiva
20 Maggio 2019
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Il manifesto di vandana shiva

Dopo l’intervento a Poietika gli autori si sono intrattenuti con Vandana Shiva regalandole una copia della rivista

(foto di Michele Montano).

 

Interpretare Natura ed Ambiente risulta tra gli argomenti più complessi. Il passo successivo, ovvero il loro rispetto lo è maggiormente e per tale ragione risulta essenziale, poiché è attraverso il giusto punto di equilibrio che passa il futuro del pianeta, direttamente proporzionale all’invasività del nostro agire su di esso.

Un prologo, questo, necessario per introdurre il pensiero dell’indiana Vandana Shiva, eclettica figura riconosciuta da anni a livello mondiale, in perenne lotta contro la globalizzazione liberista e che anche per queste idee portatrici di verità è stata insignita del Premio Nobel Alternativo nel lontano 1993.

Fisica, economista, scienziata ed ambientalista, è stata in visita a Campobasso nell’ambito della manifestazione culturale ‘Poietika’ ed ha dialogato con il numeroso pubblico accorso per ascoltarla, il quale affida le speranze di redenzione di un pianeta diretto a tutta velocità verso l’autodistruzione anche alla sua proposta, di fatto un ritorno alle origini e tradizioni.

Avvolta in un intramontabile Sari color arancio e con un evidente Bindi tra le sopracciglia, Vandana Shiva ha sorriso, risposto alle domande del pubblico, con la calma olimpica di chi sa che nonostante il lavoro fatto, quello che l’attende è maggiormente gravoso a causa dei veleni industriali da cui dobbiamo difenderci.

Da trent’anni ormai, grazie all’associazione Navdanya, una sua creatura, ha creato un movimento per difendere la sovranità alimentare, i semi e i diritti dei piccoli agricoltori, oltre che combattere la diffusione degli Ogm.

Un racconto vivo ed appassionato, al termine del quale Vandana ha concesso delle dichiarazioni in esclusiva per la nostra testata. Le abbiamo domandato come sarà possibile conciliare un modello di sviluppo sostenibile basato sul ritorno all’agricoltura di base – veicolo di cibo naturale e sano – all’interno di un’economia intensiva ed industriale imposta dalle economie di Stati Uniti e Cina.

La sua risposta è laconica: “Non dobbiamo guardare a quei modelli. Non sono loro che possono rappresentare il futuro dell’umanità. Dovete sapere che sono tanti i cittadini cinesi ed americani che vengono a studiare presso la nostra scuola, Navdanya, dove i semi vengono coltivati in modo da custodirli per le generazioni future. Un futuro è possibile se prende vita in quei paesi che il futuro ce lo stanno togliendo. E dobbiamo avere fiducia, perché se la riscossa parte dalle economie più forti, il segnale sarà decisivo per tutto il pianeta”.

“Alla banca dei semi finanziata da Bill Gates sulle isole Svalbard, – prosegue – noi rispondiamo con una proposta di legge a protezione dei semi stessi che è stata inserita nella costituzione indiana. La Natura – spiega Vandana – ha la capacità di rigenerarsi e di rigenerarci, e questo aspetto diventa cruciale per la nostra sopravvivenza. Per farlo, l’agricoltura deve tornare al centro, abbattendo la gerarchia creata dalla società moderna che mette in secondo piano la lavorazione della terra rispetto al lavoro industriale, verso cui è indirizzata la ricerca del lavoro soprattutto dei giovani, il cui modello di vita appare essere oggi il lavoro in azienda. Ci sono degli studi però che dimostrano che l’agricoltura industriale produce meno in termini di nutrizione ed anche a livello di salute, ma produce più beni di consumo, basandosi sull’uso di agenti chimici a loro volta formati dai combustibili fossili, che distruggono la nostra economia, la nostra vita, la nostra salute, noi stessi”.

Vandana asserisce che “è il cibo che ci dice chi siamo realmente”. Sarà tuttavia possibile giungere a questo modello? Il presente è figlio di anni di colonialismo e politiche mirate alla privatizzazione delle risorse naturali, il che porta ineluttabilmente all’erosione di beni e servizi pubblici.

Bayer, Monsanto e Syngenta, tre vituperate multinazionali, hanno imposto monoculture che hanno portato all’abbattimento delle diversità colturali, con conseguente accentuazione di emarginazione, povertà e nascita di fondamentalismi politici e religiosi che mettono a repentaglio la vita di chi la pensa diversamente.

Bisogna trovare i giusti anticorpi allora e l’unico modo per farlo è una risposta che abbatta questo modello autodistruttivo e portatore di morte attraverso principi semplici, basilari e forse dimenticati. Pacifismo, un rinnovato impegno ecologista, difesa e salvaguardia della diversità, ma soprattutto la tutela delle materie prime e delle risorse naturali, volàno di pace, giustizia e sostenibilità.

All’uscita dal teatro, Vandana si congeda con un monito: “Abbiamo cambiato il nostro modo di pensare, partendo dal presupposto che la Natura fosse un qualcosa di morto. Viviamo una desertificazione a 360 gradi, della Terra, ma soprattutto delle menti. Dobbiamo invece rivendicare la nostra poietika, le capacità delle nostre mani e del nostro cuore, per ritrovare quei poteri e quei valori che pensavamo persi. La vita è auto-poietika, la vita si organizza da sola e dobbiamo difendere la capacità della nostra vita di autogestirsi, autodifendersi, autorganizzarsi. Dobbiamo ripristinare l’abilità come esseri umani di migliorare noi stessi. Dobbiamo puntare ad un nuovo inizio, riappropriarci del nostro ambiente e delle nostre terre, perché l’uomo è il più forte e potente nel relazionarsi con la terra e con la vita di questo meraviglioso pianeta, oltre il libero commercio. Abbiamo il diritto di vivere dove siamo e di essere le persone che siamo e penso che questa sia la battaglia finale per la libertà”.

Ritemprati da questo messaggio di speranza, ci sentiamo, come Dante, anche noi più lontani dai versi “L’aiuola che ci fa tanto feroci” con cui si era aperta la serata. In quei versi il Sommo Poeta rivide in quel fondo dell’infinito, quella terra che ci fa tanto feroci e che scatena fatalmente gli istinti violenti degli uomini. Vandana Shiva, invece, ci permette di guardare oltre.☺

 

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