Il pnrr non abita qui
PNRR e Molise: una situazione al limite del paradosso. Da un lato, le risorse stanziate, che vedono la nostra regione davanti a tutti per quanto riguarda gli stanziamenti pro-capite. Dall’altro lato, l’incapacità di utilizzo di queste stesse risorse, che vede così la nostra regione fare una pessima figura a livello nazionale, essendo agli ultimi posti di questa speciale classifica che stima l’ impiego degli stanziamenti e lo stato di avanzamento dei lavori.
La sorpresa è tale fino ad un certo punto, considerando l’inerzia della classe politica locale, di cui abbiamo costantemente messo in evidenza l’incompetenza. Il PNRR non è che l’ultimo capitolo di un’epopea poco edificante che si perde nella notte dei tempi, al cospetto di una mole di opere incompiute (in costante evoluzione) che compongono una lista corposa: dalla ormai mitica Termoli-San Vittore, alla più recente elettrificazione della linea ferroviaria regionale in corso da anni, al nuovo ed ormai vecchio Ospedale di Agnone, proseguendo con il terzo lotto della Fondovalle Fresilia, facendo un salto in altura con le mancate opere di derivazione per utilizzare le acque invasate della diga di Arcichiaro, fino agli appalti mai completati per alloggi popolari allo IACP di Isernia. Non è che una breve digressione, ma che ci riporta immediatamente alla realtà circa lo stato di attuazione del PNRR. L’analisi di cui facciamo menzione è pubblica ed è stata realizzata dall’Ufficio parlamentare di bilancio, attingendo i dati dal sistema ReGis, la piattaforma attraverso cui le amministrazioni pubbliche caricano i documenti utili al rendiconto delle spese e al controllo dei vari obblighi legati al PNRR. Come anticipato, dal capitolo dell’analisi relativo allo stato delle gare nelle varie regioni, per il Molise, a fronte di progetti per un valore totale di 3,286 milioni, solo il 9,3% dei fondi, pari a 305 milioni, risulta relativo a procedure di gara avviate, e solo il 4,7, pari a 155 milioni, a procedure di gara assegnate. Numeri decisamente sotto la media, che a livello nazionale è del 25,4% per l’avvio dei procedimenti e del 12,8% per le aggiudicazioni. Peggio fa solo la Sicilia, e solo sulle aggiudicazioni, mentre nel Mezzogiorno, che nel complesso arranca, ci sono pure regioni virtuose come l’Abruzzo, che ha avviato le procedure già per il 67% dei fondi, mentre le aggiudicazioni son pari al 45,4%. Benissimo pure la Basilicata. Questo dovrebbe rappresentare più di un campanello d’allarme, che suona se non altro per il fatto che l’arrivo delle progressive quote del budget del PNRR è vincolato al rispetto del programma di impiego delle risorse concordato con l’Europa. Un vero peccato mortale farsi trovare indietro. Anche perché, mai come stavolta, questa occasione appare come l’ultima e per certi versi storica possibilità per dare impulso alla crescita locale e colmare i divari di competitività con le altre regioni. Ma, evidentemente, seppur banalizzando, non è stata compresa, capita o presa in seria considerazione l’importanza di questo capitolo di spesa.
Ha poco senso dunque lamentarsi che in legge di bi- lancio non ci siano abbastanza risorse, come se il PNRR fosse un tema avulso dalla politica economica, nonostante tali risorse fossero state finalmente indirizzate verso i territori e gli ambiti con gap d’investimento, cioè le aree più bisognose di infrastrutture, competenze, servizi e lavoro. Ed è proprio grazie ai microdati ReGiS, che danno la possibilità di ripartire geograficamente questi aggregati – come si evince dal grafico in questa pagina e che mostra gli stanziamenti PNRR per abitante in ogni regione -, si può dedurre come il Molise possa vantare il livello più elevato di dotazioni per abitante (quasi 12 mila euro). All’ opposto della classifica c’è la Lombardia, che ottiene più fondi in termini assoluti (22,1 miliardi di euro), ma la quota pro capite più bassa. Questo risultato è coerente con la “clausola del 40%”, che richiede che almeno il 40% delle risorse del Piano allocabili territorialmente sia destinato al Mezzogiorno. Tale clausola fa dunque sì che le risorse del Piano raggiungano i territori più in difficoltà e con un maggior gap d’investimento. Allo stesso tempo tuttavia, come abbiamo evidenziato, la clausola è uno dei potenziali ostacoli all’attuazione del Piano: le zone più bisognose di risorse, che sono quelle che ottengono più fondi, sono anche quelle che scontano tipicamente una minor qualità delle istituzioni. Questo potrebbe pregiudicare la capacità delle aree in difficoltà di attuare nei tempi previsti gli investimenti del PNRR. In effetti, le difficoltà attuative del Piano sembrano essere in parte legate a carenze amministrative e gestionali di parte delle istituzioni del Paese. Su questo elemento di debolezza si innesta inoltre il tema della grande frammentazione del Piano, che prevede un elevatissimo numero di interventi di dimensione limitata. Il rischio è quindi che le amministrazioni, specialmente quelle più deboli in termini di risorse umane, fatichino a gestire il carico amministrativo necessario. Dato che il caso molisano è emblematico in questo senso, possiamo solo augurarci che il nuovo anno possa redimere coloro i quali sono responsabili di questo ennesimo scempio al nostro povero territorio.☺
