Scrivere è un piacere irrefrenabile e adesso devo fermare per un attimo tutto per dare sfogo a ciò che preme nell’animo. Sto effettuando un tirocinio formativo in un posto frequentato da molti anziani. Questa cosa riempie il mio cuore di gioia. Essi evocano ricordi. Ricordo i miei nonni. Il cervello parte e non oso fermarlo.
Mio nonno Matteo è morto di leucemia quando io ero una bambina e nonostante mi vengano in mente immagini correlate alla sua malattia, mi piace ricordarlo con la sua salute di contadino che gli conferiva il tipico colorito “gghiang e rusc” degli agricoltori molisani. Lo ricordo che tornava dalla campagna felice, rideva nel mostrare i prodotti che il suo lavoro e la sua terra insieme gli donavano. Si dedicava a vigneto e orto instancabilmente e con passione e gli faceva piacere condividere il raccolto con quanti incontrava sulla strada del ritorno.
L’altro mio nonno, Mario, non mostrava la stessa faccia sorridente ma anche lui era un uomo buono. Chiunque cucinasse, qualsiasi cosa cucinasse lui diceva sempre: “iè special!”. È incredibile: qualsiasi cosa toccasse la bocca di quell’uomo assumeva un sapore unico, qualcosa la cui “specialità” avrebbe catturato chicchessia.
È stato un nonnino che ha fatto tornare a galla questi ricordi dicendo a una collega a proposito del suo lavoro: “Meglio questo che zappare!” e poi “Meglio lavorare senza soldi che non lavorare affatto!”. Il discorso si è concluso con l’affermazione “Meglio la pensione minima che stare al camposanto!”. Tali parole, che al primo impatto sembrano criticabili ma che fanno anche sorridere, svelano il valore dell’anzianità. Queste persone hanno conosciuto il duro lavoro, i morsi della fame, non hanno avuto la possibilità di studiare e a volte di prendere decisioni.
Gli anziani di oggi mangiavano pane e lardo quando erano fortunati, illuminavano le proprie abitazioni con le candele, dormivano insieme a mucche e galline, non avevano la possibilità di lavarsi quotidianamente, dovevano recarsi alle fontane per prelevare l’acqua da bere. Queste persone raccoglievano le olive con le mani, mietevano con la falce, morivano a causa della diarrea, non andavano dal dentista e come medicina usavano la “papagna” (oppiaceo) che a volte risultava addirittura mortale.
Tutto ciò e tanto altro sono da considerare quando si ha davanti una persona anziana: oggi nonostante la crisi le nostre case sono stracolme di tutto ma abbiamo perso lo spirito di solidarietà e condivisione che caratterizzava chi ci ha preceduto e che riusciva a condividere “il niente”. Possiamo mangiare e bere in abbondanza ma non siamo più capaci di farlo con gusto e buttiamo il cibo senza farne un problema.
Per questi motivi dobbiamo conoscere gli anziani e seguire il loro esempio. Loro non buttavano il cibo perché avevano Fame, ogni alimento era il frutto del proprio sudore e non di una spesa in un supermercato dagli scaffali stracolmi. Ma, cosa più importante, nonostante tutte le difficoltà, “i vecchi” hanno avuto il coraggio di fare la Resistenza, di diventare partigiani, di combattere per l’Italia e farne un paese democratico, di donare la propria vita al partito.
Cosa possiamo fare noi oggi per essere all’altezza degli uomini e delle donne che ci hanno preceduto? Intanto mostrare gentilezza e rispetto nei loro confronti e poi prendere le redini del paese con cortesia, attenzione, passione. Questo non vuol dire aspirare a posizioni di potere, a raccomandazioni, a sponsorizzazioni di interesse. Vuol dire partecipare, creare una cittadinanza attiva e coscienziosa.
Un momento per mettere in pratica tutto ciò è rappresentato dalle elezioni del 25 maggio. In nome degli anziani che hanno combattuto per noi e con essi, informiamoci e votiamo l’interesse collettivo e non personale. Votiamo per una politica nobile, vicina alle esigenze dei cittadini tutti. Il 25 maggio è un giorno in cui saremo più potenti rispetto al resto dell’anno: abbiamo nelle nostre mani la facoltà di muovere il primo passo verso la distruzione di un sistema fallimentare di interessi e di creare un nuovo sistema politico, quello della verità, della giustizia sociale, della solidarietà, del rispetto ambientale. Non possiamo rimandare alle prossime elezioni☺
Scrivere è un piacere irrefrenabile e adesso devo fermare per un attimo tutto per dare sfogo a ciò che preme nell’animo. Sto effettuando un tirocinio formativo in un posto frequentato da molti anziani. Questa cosa riempie il mio cuore di gioia. Essi evocano ricordi. Ricordo i miei nonni. Il cervello parte e non oso fermarlo.
Mio nonno Matteo è morto di leucemia quando io ero una bambina e nonostante mi vengano in mente immagini correlate alla sua malattia, mi piace ricordarlo con la sua salute di contadino che gli conferiva il tipico colorito “gghiang e rusc” degli agricoltori molisani. Lo ricordo che tornava dalla campagna felice, rideva nel mostrare i prodotti che il suo lavoro e la sua terra insieme gli donavano. Si dedicava a vigneto e orto instancabilmente e con passione e gli faceva piacere condividere il raccolto con quanti incontrava sulla strada del ritorno.
L’altro mio nonno, Mario, non mostrava la stessa faccia sorridente ma anche lui era un uomo buono. Chiunque cucinasse, qualsiasi cosa cucinasse lui diceva sempre: “iè special!”. È incredibile: qualsiasi cosa toccasse la bocca di quell’uomo assumeva un sapore unico, qualcosa la cui “specialità” avrebbe catturato chicchessia.
È stato un nonnino che ha fatto tornare a galla questi ricordi dicendo a una collega a proposito del suo lavoro: “Meglio questo che zappare!” e poi “Meglio lavorare senza soldi che non lavorare affatto!”. Il discorso si è concluso con l’affermazione “Meglio la pensione minima che stare al camposanto!”. Tali parole, che al primo impatto sembrano criticabili ma che fanno anche sorridere, svelano il valore dell’anzianità. Queste persone hanno conosciuto il duro lavoro, i morsi della fame, non hanno avuto la possibilità di studiare e a volte di prendere decisioni.
Gli anziani di oggi mangiavano pane e lardo quando erano fortunati, illuminavano le proprie abitazioni con le candele, dormivano insieme a mucche e galline, non avevano la possibilità di lavarsi quotidianamente, dovevano recarsi alle fontane per prelevare l’acqua da bere. Queste persone raccoglievano le olive con le mani, mietevano con la falce, morivano a causa della diarrea, non andavano dal dentista e come medicina usavano la “papagna” (oppiaceo) che a volte risultava addirittura mortale.
Tutto ciò e tanto altro sono da considerare quando si ha davanti una persona anziana: oggi nonostante la crisi le nostre case sono stracolme di tutto ma abbiamo perso lo spirito di solidarietà e condivisione che caratterizzava chi ci ha preceduto e che riusciva a condividere “il niente”. Possiamo mangiare e bere in abbondanza ma non siamo più capaci di farlo con gusto e buttiamo il cibo senza farne un problema.
Per questi motivi dobbiamo conoscere gli anziani e seguire il loro esempio. Loro non buttavano il cibo perché avevano Fame, ogni alimento era il frutto del proprio sudore e non di una spesa in un supermercato dagli scaffali stracolmi. Ma, cosa più importante, nonostante tutte le difficoltà, “i vecchi” hanno avuto il coraggio di fare la Resistenza, di diventare partigiani, di combattere per l’Italia e farne un paese democratico, di donare la propria vita al partito.
Cosa possiamo fare noi oggi per essere all’altezza degli uomini e delle donne che ci hanno preceduto? Intanto mostrare gentilezza e rispetto nei loro confronti e poi prendere le redini del paese con cortesia, attenzione, passione. Questo non vuol dire aspirare a posizioni di potere, a raccomandazioni, a sponsorizzazioni di interesse. Vuol dire partecipare, creare una cittadinanza attiva e coscienziosa.
Un momento per mettere in pratica tutto ciò è rappresentato dalle elezioni del 25 maggio. In nome degli anziani che hanno combattuto per noi e con essi, informiamoci e votiamo l’interesse collettivo e non personale. Votiamo per una politica nobile, vicina alle esigenze dei cittadini tutti. Il 25 maggio è un giorno in cui saremo più potenti rispetto al resto dell’anno: abbiamo nelle nostre mani la facoltà di muovere il primo passo verso la distruzione di un sistema fallimentare di interessi e di creare un nuovo sistema politico, quello della verità, della giustizia sociale, della solidarietà, del rispetto ambientale. Non possiamo rimandare alle prossime elezioni☺
Scrivere è un piacere irrefrenabile e adesso devo fermare per un attimo tutto per dare sfogo a ciò che preme nell’animo.
Scrivere è un piacere irrefrenabile e adesso devo fermare per un attimo tutto per dare sfogo a ciò che preme nell’animo. Sto effettuando un tirocinio formativo in un posto frequentato da molti anziani. Questa cosa riempie il mio cuore di gioia. Essi evocano ricordi. Ricordo i miei nonni. Il cervello parte e non oso fermarlo.
Mio nonno Matteo è morto di leucemia quando io ero una bambina e nonostante mi vengano in mente immagini correlate alla sua malattia, mi piace ricordarlo con la sua salute di contadino che gli conferiva il tipico colorito “gghiang e rusc” degli agricoltori molisani. Lo ricordo che tornava dalla campagna felice, rideva nel mostrare i prodotti che il suo lavoro e la sua terra insieme gli donavano. Si dedicava a vigneto e orto instancabilmente e con passione e gli faceva piacere condividere il raccolto con quanti incontrava sulla strada del ritorno.
L’altro mio nonno, Mario, non mostrava la stessa faccia sorridente ma anche lui era un uomo buono. Chiunque cucinasse, qualsiasi cosa cucinasse lui diceva sempre: “iè special!”. È incredibile: qualsiasi cosa toccasse la bocca di quell’uomo assumeva un sapore unico, qualcosa la cui “specialità” avrebbe catturato chicchessia.
È stato un nonnino che ha fatto tornare a galla questi ricordi dicendo a una collega a proposito del suo lavoro: “Meglio questo che zappare!” e poi “Meglio lavorare senza soldi che non lavorare affatto!”. Il discorso si è concluso con l’affermazione “Meglio la pensione minima che stare al camposanto!”. Tali parole, che al primo impatto sembrano criticabili ma che fanno anche sorridere, svelano il valore dell’anzianità. Queste persone hanno conosciuto il duro lavoro, i morsi della fame, non hanno avuto la possibilità di studiare e a volte di prendere decisioni.
Gli anziani di oggi mangiavano pane e lardo quando erano fortunati, illuminavano le proprie abitazioni con le candele, dormivano insieme a mucche e galline, non avevano la possibilità di lavarsi quotidianamente, dovevano recarsi alle fontane per prelevare l’acqua da bere. Queste persone raccoglievano le olive con le mani, mietevano con la falce, morivano a causa della diarrea, non andavano dal dentista e come medicina usavano la “papagna” (oppiaceo) che a volte risultava addirittura mortale.
Tutto ciò e tanto altro sono da considerare quando si ha davanti una persona anziana: oggi nonostante la crisi le nostre case sono stracolme di tutto ma abbiamo perso lo spirito di solidarietà e condivisione che caratterizzava chi ci ha preceduto e che riusciva a condividere “il niente”. Possiamo mangiare e bere in abbondanza ma non siamo più capaci di farlo con gusto e buttiamo il cibo senza farne un problema.
Per questi motivi dobbiamo conoscere gli anziani e seguire il loro esempio. Loro non buttavano il cibo perché avevano Fame, ogni alimento era il frutto del proprio sudore e non di una spesa in un supermercato dagli scaffali stracolmi. Ma, cosa più importante, nonostante tutte le difficoltà, “i vecchi” hanno avuto il coraggio di fare la Resistenza, di diventare partigiani, di combattere per l’Italia e farne un paese democratico, di donare la propria vita al partito.
Cosa possiamo fare noi oggi per essere all’altezza degli uomini e delle donne che ci hanno preceduto? Intanto mostrare gentilezza e rispetto nei loro confronti e poi prendere le redini del paese con cortesia, attenzione, passione. Questo non vuol dire aspirare a posizioni di potere, a raccomandazioni, a sponsorizzazioni di interesse. Vuol dire partecipare, creare una cittadinanza attiva e coscienziosa.
Un momento per mettere in pratica tutto ciò è rappresentato dalle elezioni del 25 maggio. In nome degli anziani che hanno combattuto per noi e con essi, informiamoci e votiamo l’interesse collettivo e non personale. Votiamo per una politica nobile, vicina alle esigenze dei cittadini tutti. Il 25 maggio è un giorno in cui saremo più potenti rispetto al resto dell’anno: abbiamo nelle nostre mani la facoltà di muovere il primo passo verso la distruzione di un sistema fallimentare di interessi e di creare un nuovo sistema politico, quello della verità, della giustizia sociale, della solidarietà, del rispetto ambientale. Non possiamo rimandare alle prossime elezioni☺
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