Il primo uomo
Fra il 20 e il 21 luglio di cinquant’anni fa una navicella spaziale con un equipaggio a bordo sbarcava per la prima volta sulla luna. Fu Neil Armstrong, un ingegnere aeronautico dell’Ohio, il primo uomo a imprimere la sua impronta sulla superficie lunare. Pochi ricordano che scese insieme al collega Edwin Aldrin, il secondo essere vivente a mettere piede sulla luna, mentre Michael Collins rimaneva in orbita, pilotando il modulo di Comando a bordo del quale i tre avrebbero terminato la loro missione il 24 Luglio, con un ammaraggio nell’Oceano Pacifico.
L’allunaggio avvenne alle 20:18 UTC (tempo universale sulla cui base vengono calcolati i fusi orari), 22.18 ora italiana, del 20 luglio. Ma Neil Armstrong scese la scaletta e toccò la superficie del satellite solo sei ore dopo, alle 2:57, le 4:57 in Italia, del 21 luglio. Aldrin lo seguì subito dopo. Trascorsero circa due ore e mezza fuori dalla navicella e raccolsero insieme 21,5 kg di rocce e materiale lunare destinato ad essere poi analizzato in laboratorio. La prima passeggiata lunare fu trasmessa in diretta e fu il primo evento televisivo mondiale. Anche la Rai realizzò 25 ore di diretta dallo studio di via Teulada, con Ruggero Orlando in collegamento da Houston.
Nella sala stampa del centro spaziale di Houston, in Texas, dove aveva sede il controllo missione dell’Apollo 11, c’erano decine di giornalisti da tutto il mondo, che seguivano su un televisore lo sbarco e ascoltavano tutte le comunicazioni fra la base terrestre e gli astronauti, sebbene audio e video non fossero sincronizzati. Quando Armstrong si trovava ancora vicino alla scaletta, pronunciò la famosa frase That’s one small step for a man, but one giant leap for mankind (“È un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità”). La trasmissione, però, era molto disturbata e quasi tutti i presenti non erano affatto sicuri di aver sentito anche la a prima di man. Senza la a (“un” in italiano), la frase suonava come “È un piccolo passo per l’uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità” e non appariva particolarmente sensata, essendo l’uomo e l’umanità la stessa cosa. I giornalisti erano consapevoli di trovarsi davanti ad una delle frasi più importanti nell’intera storia dell’umanità e per questo non solo dovevano trasmettere la frase correttamente, ma dovevano inviare ai loro giornali la stessa frase. In pochi secondi si radunarono al centro della sala stampa, discussero il problema e decisero di attenersi a quello che avevano sentito, trasmettendo la frase di Armstrong senza la a.
Ma negli anni successivi molti articoli, libri e film hanno aggiunto l’articolo mancante, restituendo alla frase di Armstrong il suo senso e la sua grandezza. Del resto, ascoltando attentamente la registrazione della NASA, tra for e man si sente una specie di piccola pausa, come se Armstrong si fosse mangiato una parola o come se un disturbo avesse cancellato proprio quell’articolo. Da parte sua, Armstrong aveva preparato la frase ben prima di scendere dal modulo e l’aveva sottoposta al fratello Dean, consegnandogliela su un biglietto durante una partita di baseball. Nella versione che Dean aveva approvato e che Neil aveva memorizzato c’era ovviamente una a prima di man. A confermarlo è la biografia intitolata First Man: The Life of Neil A. Armstrong di James Hansen (2005), da cui è stato tratto, nel 2018, First Man, film d’apertura della 75a Mostra del Cinema di Venezia, diretto dal premio Oscar Damien Chazelle. Nel film si possono riascoltare le parole “Un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità” – quasi un frammento di saggezza.☺
