Il rodeo mediatico
5 Maggio 2017
La Fonte (351 articles)
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Il rodeo mediatico

Non mi sono mai piaciuti i bastian contrari, malgrado gli anni, continuano a non piacermi. La massima di Santa Teresa d’Avila: “niente dipende da me, ma parlo e agisco come se tutto dipendesse da me”, continua ad essere la mia stella polare. Gran parte della discussione politica nazionale che rende mefitica l’aria che respiriamo, è una gara di bastian contrari. Quella che dovrebbe essere una seria e severa discussione sulla riforma della nostra Costituzione si è trasformata in un mediocre rodeo mediatico. La mia posizione è chiara. Considero la riforma Renzi sbagliata in alcune parti fondamentali e considero il binomio riforma costituzionale – nuova legge elettorale un grave errore, perché consegna le chiavi della stabilità politica ad un uomo solo, codificando così quella personalizzazione della Politica che rappresenta uno dei buchi neri della nostra democrazia. Queste considerazioni non mi impediscono due note. Questa nostra Costituzione, che nei suoi principi fondamentali resta di straordinaria attualità, diversamente, nei suoi meccanismi istituzionali, dopo la fine della prima Repubblica, deve essere corretta, cosa peraltro che la sinistra ha molte volte affermato. Malgrado tutte le bicamerali fatte, malgrado tutte le discussioni infinite nulla si è fatto.

Inoltre il problema della stabilità politica, che è questione anch’essa antica, dopo la globalizzazione dei processi economico-finanziari e in un contesto internazionale dove tutto si muove rapidamente, è un problema reale. La coerenza, la continuità e la velocità delle scelte sono condizioni esiziali, decisive per il raggiungimento degli obiettivi e per non essere la ruota di scorta in un mondo dove tutto, e spesso male, muta rapidamente. Anche di ciò si discute da molti anni, ma poco o nulla si è fatto e quel che si è fatto ha contribuito al nostro disastro politico-istituzionale attuale. Di ciò sarebbe stato e sarebbe importante discutere, ma in un clima che non sia quello di uno stadio di calcio.

E vengo a quella che per me è la questione fondamentale, ignorata dal circo Barnum della politica e sulla quale la mia distanza da Renzi è abissale. Vengo da un seminario di grande interesse tenuto a Procida dalla Città della Scienza di Napoli, su temi decisivi come l’internazionalizzazione dell’ economia, il contributo della Scienza allo sviluppo economico, l’Iran, la Cina e tanto altro. Tutte questioni di enorme rilievo, pur tuttavia l’attrazione per la Politica è fatale e fra vecchi compagni che si rincontrano, il vizio di discutere su cosa passa sotto il cielo della politica e delle istituzioni è irresistibile. Napoli è poi in sé una realtà fondamentale ed è anche uno straordinario osservatorio del Sud, quindi cosa accade? Nulla di nuovo, i partiti non esistono più, il partito democratico è sciolto in una serie di comitati elettorali e di gruppi di potere locali che sono il terreno di cultura naturale di quella corruzione che puntualmente la magistratura segnala. Non solo, più e più volte soggetti autorevoli del partito democratico campano hanno chiesto il commissariamento del Partito, senza mai avere una risposta. La strategia del presidente del consiglio è chiarissima: lasciare il Partito alla deriva e stringere l’alleanza elettorale con i vari De Luca, Emiliano, Crocetta e giù per li rami sino ad arrivare all’ultimo comitato elettorale. Si cancella così definitivamente il ruolo e la funzione del Partito e si costruisce una rete di alleanze personali con tutti i portatori di voti, di preferenze e di interessi. Non è il nuovo che avanza, è il vecchio che ritorna. Si dissolve quel tessuto democratico organizzato e partecipato, nato dalla Resistenza e che ha dato sostanza alla nostra democrazia dopo la seconda guerra mondiale e si torna ai primi del novecento. La politica, le istituzioni tornano nelle mani dei notabili locali, a disposizione dei grandi e piccoli gattopardi e il populismo è l’altra faccia di questo calvario della democrazia. Non ha ragione Smuraglia, quando dice a Renzi che questa riforma della Costituzione è la morte della democrazia, non solo perché è discutibile che questa riformetta abbia un potere così devastante, ma per la fondamentale ragione che il tessuto democratico del nostro paese è in liquidazione da tempo e per ragioni ben più profonde e radicali. Berlusconi, Bossi, Salvini, Grillo e Renzi sono il prodotto di una crisi della politica e della società che ha bruciato e sta bruciando le nostre energie democratiche.

Ancora una volta l’Italia e gli italiani mostrano la loro genialità, la nostra malattia ha anticipato quel male profondo che oggi sta consumando la democrazia nell’intero Occidente, dall’Europa agli Stati Uniti.

D’altronde fu così anche con il fascismo e con Mussolini. ☺

 

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