Il rumore della morte
29 Marzo 2014 Share

Il rumore della morte

“…mai più sulla morte! prima dell’inevitabile incontro con sorella morte, seguirò e raccoglierò solo canti di vita ed allegria”.

No, non c’è colpa di alcuno quando la morte aggredisce ed annulla la vita. È la vita con le sue angosce, le sue bellezze ed i suoi problemi che, talvolta, spinge all’estremo e che, inevitabilmente, incontrerà Sorella Morte. Di fronte ad un dramma che si consuma, rimane il dramma di chi si domanda ma io cosa potevo fare?

La tragedia di un genitore che vede allontanarsi il proprio figlio e non sa che fare! … ci avrà provato in tanti modi, avrà pianto prima, cercando di fermare quella corsa verso un indefinito che si cerca di comprendere con tante ricerche e studi. Un genitore inventa la vita, ma non ne è il padrone. Un genitore è accanto alla vita di chi ha generato, anche lui con i propri problemi, preoccupazioni, paure e tormenti; può essere accanto alla vita, con le proprie contraddizioni, ma non può decidere la vita: quella è il figlio che la inventa. Un figlio. Un figlio che apre alla speranza, ai sogni, ad un esistere di responsabilità, sorrisi, pianti e delusioni; e poi, poi un epilogo doloroso come l’abbraccio ad una corda sospesa, ad una macchina spinta in velocità, a delle pillole lasciate su un comodino, a delle pillole comprate per vedere un confine illimitato, ad un gesto estremo per cercare quel qualcosa non trovato.

Cosa cercavi, figlio, nella vita, in quella corda, in quella corsa, in quel vuoto che aveva probabilmente riempito il tuo cuore? … il nulla avvolge, si impadronisce dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Il nulla oscura i nostri orizzonti bagnati dalla vita, da quegli arcobaleni che vediamo comparire in cieli che sembrano sconfinati. Perché figlio, perché? Domanda che strazia il cuore di genitori che hanno dato vita e la vedono dissolversi. Perché mio figlio?… domande tragiche che non hanno risposta; provocano dolore e aprono le porte a lacrime che consumano il cuore.

Ho condiviso con il padre di Roberto il lavoro, ma conoscevo poco questo ragazzo che ha deciso un estremo gesto. Ho conosciuto Franco, il padre di Simone per via di campagne da arare e sapevo della passione del figlio per bici e moto condivise da figli di amici comuni. Ho conosciuto Fausto D’Aversa per via di lavori condivisi … Conosco il fascino dell’estremo; conosco il mondo dei giovani; conosco i disagi degli adolescenti; conosco l’immensità di un’alba sui monti; conosco la disperazione di chi non vede realizzarsi i propri sogni; conosco preoccupazioni ed angosce di chi ha perso il proprio posto di lavoro; conosco la solitudine e l’abbandono … conosco poco! Non saranno mai sufficienti conoscenze e studi per stare accanto alla vita. L’imprevedibilità dell’esistere è tale che nessuno di noi può affermare di avere soluzioni, queste si cercano nell’affanno di ogni gesto che io compio per affrontare quotidianamente la mia vita.

Un papa, da me conosciuto ed amato, ora sugli altari, scrisse che nell’educazione ci sono soggetti diversi, ma noi non possiamo sostituirci a quell’io che è l’altro; anche mio figlio, non è mio, è un altro. Ci possono essere responsabilità, e chi affronta e studia l’educazione, lo sa. Ma non ci sono mai colpe in chi ha cercato di amare come era ed è capace. Sono certo, che chi ha generato la vita, amasse senza confini quella del proprio figlio. Un genitore può amare e questo ciascuno di noi può farlo con discrezione e limiti, ma la vita è sua, è di quell’altro che noi talvolta vorremmo diverso da come egli vive. Questo è il confine dell’amore: noi, spettatori e protagonisti della vita, possiamo solo accettare quanto mio figlio decide…. fino all’estremo.

… Ma perché Roberto, perché figlio, lo hai fatto senza regalarmi le tue angosce, i tuoi dolori, la tua disperazione? Perché non sei venuto tra le mie braccia come quando da bambino correvi ad abbracciarmi? Perché hai scelto quella corda? …; perché Simò. Simò noo; Fausto? ..no! dovevamo scambiarci le nostre bottiglie di vino e .. non siamo riusciti a berlo insieme.

Lacrime rumorose scendono accanto alla morte. Le cascate sono piene d’acqua, la neve copre i sentieri ed il freddo dell’abbandono ci avvolge. Nel silenzio di un vuoto che oggi copre la vita, da “padre” con  i padri  e madri affranti; da “amico” ad una famiglia che ha perso un padre:  Vi sono accanto con affetto abbracciando il vostro dolore.

Ma… è un fardello pesante: non racconterò mai più la morte. Ho dovuto e voluto raccogliere emozioni e ricordi per troppi amici, colleghi, compagni di strada nella vita … troppe perdite in pochi giorni. La vita scorre come i corsi d’acqua; la vita è bella con le sue contraddizioni, i suoi amori, le sue bellezze. Roberto 31 anni; Simone 16 anni, Fausto 60… e tanti sulle strade della vita di tante madri, padri, fratelli, amici, semplici conoscenti e tanti sconosciuti con un unico tratto in comune: sorella morte che distribuisce angosce e dolori … che non lascia significato alle parole strazianti di un padre che vede allontanarsi per sempre il figlio: “Simò, no” … comprensibile, forse, da chi ama.

Corro ad abbracciare il mio cane, la mia gatta…la mia vita; voglio vedere, abbracciare e farmi abbracciare dai miei figli, dai miei amici, da chi ha condiviso un bicchiere di vino e percorsi di vita ed oggi, che il freddo di quella sorella indesiderata non m’avvolge, voglio dire a tutti loro: Grazie! e… mai più sulla morte! prima del mio inevitabile incontro con sorella morte, seguirò e raccoglierò solo canti di vita ed allegria lungo sentieri solitari, talvolta condivisi con voi e sempre con il mio ZaTot!☺

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